Talete 7

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Giovanni Pili
view post Posted on 12/12/2010, 22:19




Puntata sucessiva.

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L’immensa porta della capitale babilonese mozzò il fiato al giovane Talete. Immensi archi turchesi permettevano l’accesso delle carovane dentro le mura, e con sua grande emozione poté vedere ciò che Aminotev gli narrò a proposito delle piramidi; in lontananza il contorno dei palazzi era rotto da una immensa torre in costruzione, con attorno uno sciame di macigni che gli volavano attorno e una flotta di navi volanti ne supervisionava il turbinoso ronzare. Avevano le fattezze di una qualsiasi nave, ma al posto degli alberi avevano quelli che gli sembrarono essere degli immensi otri, ricolmi di una sostanza a lui ignota, che intuì, doveva avere un peso inferiore a quello dell’aria. Dalle navi volanti venivano lanciate immense reti attraverso le quali i massi venivano catturati. Al centro della torre spiccava una colonna a strati; ancora una volta il racconto di Aminotev trovava conferma, ma evidentemente il ricordo delle navi volanti, si era perduto in Egitto, oppure era un segreto di stato? Talete era talmente emozionato che non si pose affatto la questione.
– Li chiamano Vimana, disse Assur, provengono dalla valle dell’Indo.
– Non puoi capire buon Assur, sto vedendo cose che prima di questo giorno erano per me solo racconti e leggende egizie, riservate agli iniziati.
Per le strade era tutto un mercato ed un apoteosi di razze e lingue di ogni dove.
Congedatosi da Assur, con gli ultimi denari decise di comprargli la bella Fatima, che conosceva la lingua dei Caldei e della corte babilonese. In realtà Talete avrebbe benissimo potuto esprimersi in greco, e Fatima conosceva giusto qualche frase di circostanza, ma che dire allora delle sue poppe?
Ospite alla corte dell’imperatore, come studente di astrologia e ingegnere, visse assieme alla bella schiava nei quartieri dei giardini pensili. Una struttura immensa fatta di palazzi dove i tetti erano anche giardini e i giardini fungevano da terrazze dei palazzi ai piani superiori, e si potevano trovare piante ed alberi da frutto ad ogni piano. Una reggia ed una foresta allo stesso tempo. Dove l’opera umana e la natura si confondevano assieme. Talete, che fino a quei giorni si era interessato sempre e solo di scienza, si innamorò della bella schiava, e le cantò i versi di un poeta semita, che aveva appreso a Menfi, e che lui spacciò per sua opera:
“Ecco sei bella, o mia compagna. I tuoi occhi son colombe dietro il tuo velo … Le tue due mammelle sono come due piccoli, i gemelli di una gazzella, che nascono tra i gigli …”
Passarono i giorni e le notti, e quindi i mesi e gli anni. Nei giardini di Babilonia il giovane Talete apprese l’arte indiana del Kamasutra, che per il bene della conoscenza – così almeno si giustificò a Fatima – era doveroso conoscere. La schiava, che era anche una eccellente ballerina, fu una assistente eccezionale durante le notti. Di giorno invece apprendeva dai maestri Caldei i misteri delle forze divine, che si rivelavano attraverso lo studio della matematica e di un flusso magico, che permetteva di far volare i massi e di accendere le lampade dei templi, emanando fasci di luce dei più svariati colori. Conobbe quindi i poteri miracolosi di una strana pietra nera, che lui chiamò elektron, capace di attirare a sé i corpi metallici, della cui sostanza era cosparso lo Zenit.

Edited by Giovanni Pili - 12/12/2010, 23:36
 
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