Talete 1

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Giovanni Pili
view post Posted on 12/12/2010, 21:13




Puntata sucessiva.

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Il porto di Mileto taceva lasciando il testimone alle cicale. Il mare era un velo scuro increspato dal luccicare delle onde, che riflettevano tanto la luce del faro, quanto quella delle stelle. La volta celeste andava a confondersi all’orizzonte col mare, se non fosse stato per le linee frastagliate del litorale, e per gli astri: la via lattea, Orione visibile in tutta la sua magnificenza col suo arco, e la sua cintura con al centro la stella Sirio. Come di consueto a quelle ore, Talete passeggiava assieme ai suoi allievi lungo la via principale, verso la banchina e poi il tragitto sarebbe continuato fino alla lunga passerella che portava al faro. Di tutti i suoi ragazzi Anassimandro era quello che gli stava più vicino, tenendo sotto braccio rotoli di pergamena per aiutare il maestro a consultare gli astri.
Così le puttane e i magnaccia lungo la via potevano ammirare ogni notte una decina di siluette candide, che contrastavano con le ombre dei palazzi e si abbinavano alla lucente scia della via lattea, quasi ne fossero i rappresentanti in terra.
– Porca Elena! esclamò Talete, quando mai si son viste strade come Zeus comanda. Tutte buche. L’anima dei loro migliori!
– Maestro, disse Anassimandro, lascia che ti aiuti. Se tutti facessero come te, a furia di guardare il cielo nessuno si occuperebbe di coprir le buche.
Il maestro si scostò dal giovane e proseguì con passo accelerato verso il porto. Non si vedeva tanto, solo il panorama portuale e il firmamento. Talete non se ne curava, osservando con una certa brama il cielo, «la Luna, è proprio lì… domani vedranno che spettacolo».
– PER ZEUS! urlò precipitando nel vuoto.
Mentre il vecchio continuava a sacramentare nel fondo, i bordi del fosso si affollarono di giovani allievi, meretrici e altra gente. Anassimandro colto dal panico si mise a girare attorno, con sguardo fisso verso il fondo, nella speranza di vedere il maestro. Non lo vide. Anche perché cadde inciampando su chissà cosa.
– Non state lì a guardare, ebeti. Ah, la gamba, deve essere rotta. Lanciatemi una corda così ch’io possa legarla alla vita, che così conciato non posso muovermi.
Mentre lassù ci si accingeva a procurare una corda, Talete cercò di scacciare il dolore accasciandosi a una parete del fosso. Chiuse gli occhi e fece dei respiri profondi, concentrandosi sull’aria che entrava e usciva dal corpo, come gli aveva insegnato a Babilonia un maestro caldeo, il quale aveva appreso quella tecnica da un altro maestro oltre le rive dell’Indo.

Edited by Giovanni Pili - 12/12/2010, 22:54
 
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lagrandefame
view post Posted on 12/12/2010, 21:20




Mi sto già fregando le mani.
 
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Giovanni Pili
view post Posted on 12/12/2010, 22:50




Scritto in una giornata. Avrò tempo di correggerlo in settimana; i paragrafi sono già tutti disponibili nel forum. Mo ci metto anche le foto.
 
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2 replies since 12/12/2010, 21:13   40 views
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