Misty Lane - III, La pagina rossa

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Roberto Sonaglia
view post Posted on 23/7/2010, 12:15




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III.
La pagina rossa

C’è una cosa che non ho mai detto a nessuno: non ho paura del buio. E nemmeno della luce estrema. Nel buio, e dove non c’è che luce, non esistono ombre.
Sono le ombre a incutermi terrore, quelle che strisciano lungo le pareti, quando il sole tramonta, e diventano via via più veloci mentre il cielo passa dall’azzurro al grigio cenere, e poi al nero. Quelle che si stampano sui muri a mezzogiorno, nette e precise come la forma delle cose che rappresentano, come le potresti ottenere da un’esplosione nucleare: stampe in due dimensioni di quelli che una volta erano corpi viventi, e dei quali rimane solo la sagoma.
Nelle ombre si nascondono i peccati, e le preghiere in fiamme, urlate da angeli caduti, e semplici esseri umani senza nessun potere, se non quello di peccare ancora, e cercare risposte al fuoco che brucia il loro destino, le loro membra, le loro anime condannate.
Ho paura delle ombre che chiedono perdono, perché, purificate dalla luce, o dalle tenebre, taglieranno ancora la propria carne, e il loro spirito, con lame di ghiaccio - infernale o divino - e moriranno altre mille morti, prima di rinascere trasparenti come vetro, fragili come vetro.
Cantavo una canzone, mentre varcavo la soglia della stanza scura, e mi prendevo in giro. Perché ero convinto che dentro regnassero le tenebre. Ma era il Regno delle Ombre, imprigionate nelle pareti, che si lamentavano, contorcevano quei centimetri di corpo che ancora i muri non avevano digerito; quelle che avevano occhi per vedere mi fissavano, scrutando fra le pieghe della mia pelle in cerca di speranza, o della speranza finale.
E sentivo, nonostante lo spesso tappeto di velluto che ricopriva il pavimento, i passi leggeri di piedi nudi avvicinarsi lenti, e tonfi regolari contro la parete, lungo il corridoio, fuori dalla stanza. E immaginavo quel sorriso sinistro, gli occhi di ghiaccio della bambina col vestito nero a fiori bianchi, attendere che perdessi la battaglia, per aprire il mio petto con le unghie e i denti, e strappare via il cuore dalle arterie per giocarci a palla. Se perdevo la battaglia.
Al centro della stanza - ero troppo distratto dai lamenti dei dannati, per notarlo subito - c’era un treppiede, dove ardeva una fiamma lenta, bluastra. Qualcosa bruciava, sprigionando un fumo evanescente, bianchiccio.
Mi avvicinai, e presi quella pagina, salvandola da eterna consunzione. Era di colore rosso chiaro, e strana consistenza, come fatta di un tessuto elastico, e caldo. Sopra, vergata con caratteri neri, decisi, nella mia calligrafia, la domanda che mi ronzava in testa, mentre sognavo ballerine di porcellana su carillon liberty, prima di entrare nell’Hotel della Pace, e cercare di riavere le mie ali.
Quella domanda che mi ero dimenticato, lasciando scivolasse nell’oblìo, mentre rispondevo ad altre, e che ora ritrovavo su una pagina rossa, scritta con la mia scrittura.
La domanda che apre ogni risposta: “Tu chi sei?”.

Puntate precedenti:
 
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Samanta Sonaglia
view post Posted on 26/8/2010, 21:47




Le ombre. Che siano davvero il lato oscuro delle cose? L'anima sporcata degli esseri vivente, che copre la luce della nostra esistenza? La risposta si può trovare solo su quella pagina rossa che si trova in ognuno di noi, dove c'è la risposta ad ogni domanda.
 
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Roberto Sonaglia
view post Posted on 30/8/2010, 11:29




Si, le ombre quello sono, un velo di Iside che si frappone fra la Pagina Rossa, dove è scritta l'identità di ognuno, e il modo in cui quell'identità si pone nei confronti dell'esistenza. Più il velo è spesso, le ombre scure, più si fa fatica a notare quello che c'è scritto sulla Pagina.
 
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2 replies since 23/7/2010, 12:15   29 views
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