Gli Hummer, I^ parte

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Giovanni Pili
view post Posted on 9/7/2010, 01:09




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Era certamente un'idea innovativa. Non capita tutti i giorni di essere rapinati da una simpatica vecchietta in sedia a rotelle, di solito accade il contrario. Il fatto è che non puoi rapinare una banca in pieno centro se non riesci ad eludere il metal detector. Se è vero, come è vero che le sedie a rotelle non sono fatte di legno. Era certamente una bella idea. La porta girevole si chiuse attorno a Angie, e così rimase, con tanto di allarme a palla. Un prestante ragazzone in divisa provvide a liberare la povera vecchietta da quella trappola. La aiutò a superare la soglia, lei gli sorrise aggiustandosi la messa in piega, le rughe ai lati della bocca disegnarono una specie di triangolo nel suo volto. Dalla classica copertina che tutte le dolci vecchiette indossano sulle gambe quando camminano su due ruote, spuntò fuori un fucile a pompa. Raccolsero il tipo due metri più indietro. Il ficus su cui si abbatté non riportò seri danni.
In ogni luogo pubblico, sempre che non si tratti di una caserma, si trova sempre almeno una donna che urla in situazioni di questo tipo. Non che gli uomini restino impassibili, ma le urla femminili sono come una firma: non puoi fare un coro natalizio senza voci bianche. Ed è incredibile come, nonostante si fosse in pieno giorno, e le vetrate dessero ad una strada trafficata, nessuno da fuori si accorgesse di niente. Forse la scelta dei vetri rinforzati può essere figa contro le bande che vengono da fuori. Ma non contro quelle che fino ad un momento prima, facevano la fila come tutti gli altri. Le urla coi vetri di quel tipo non si sentono. In questi momenti tutto si svolge nel giro ti pochi secondi. In mezzo al panico due uomini corrono verso Angie per prendere da sotto le sue cosce le rispettive pistole. Paul fece così il suo solito monologo: “Buon giorno gentili signori, e signore” -a questo punto c'è sempre qualcuno che porge il portafogli- “No, sentite. Tutto quello che dovete fare è spiaccicarvi sul pavimento. Se volevo i vostri soldi facevo il banchiere, non le rapine”.
Paul non era il rapinatore che ti aspetti. Lui entrava nel cuore della gente, o almeno ci provava. Angie guardava verso il bancone, senza mai abbandonare quel suo dolce sorriso. E il fucile puntato. Ora mentre tutto questo accadeva, William scavalcava il bancone. Questo è importante. Chiunque potrebbe usufruire della comoda porticella a destra, ma lui era William. Lui scavalcava, risparmiando attimi preziosi. A questo punto mentre Paul chiudeva le tapparelle alle vetrate per creare una certa intimità, il suo collega si faceva aprire tutti i depositi. Angie si avvicinava e da dietro gli porgeva i suoi sacchi neri. Era lunedì, il giorno dell'umido. A questo punto la prassi vuole che Paul proseguisse col suo monologo. E così fece.

<< Vedete, io vi capisco. Voi siete venuti qui dopo due coglioni di traffico così. Poi la fila... una snervante fila. E all'improvviso scatta l'imprevisto. >>

Tutti spalmati a terra con le mani sulla testa, ascoltavano e si scambiavano sguardi ambigui. Non sempre Paul trovava un pubblico particolarmente attento alle sue tematiche. Ma quando qualcuno lo fissava affascinato, allora si gonfiava di soddisfazione: “combatti il potere!”

<< Ma è proprio questa la figata: l'imprevisto. Senza il quale la routine diventa tossica. Voi passate più di otto ore a farvi un culo così. Poi le restanti otto le passate a guardare in tv cosa il cartello dei ricchioni ha deciso che è trendy quest'anno.
<< E poi sapete cosa succede?
<< Vi ci fiondate. Vi fiondate tutti quanti a indebitarvi e a fare mutui per poter tenere la catena del consumo. >>

Questo era il momento di Angie. Non era accettabile che un uomo di cultura come Paul pronunciasse tre parole volgari di fronte alla gente. Di queste una di aperto pregiudizio verso gli omosessuali ed il mondo della moda.

<< Hai finito? >> Il gelo cadde nella banca. Paul si girò verso Angie.
<< E' quello che penso. La gente deve sapere. >>
<< Hai rotto il cazzo Paul. Sto cercando di fare una rapina. Ci vuole concentrazione. Non puoi frantumarmi le palle ogni volta con le tue cazzate. >> Disse William da dietro il banco. Gli impiegati, con le mani sulla testa si guardavano tra loro sperduti, come bambini che sentono i genitori litigare.

<< Grazie... ripetilo. Ripeti il mio nome ancora. Magari qualcuno non ha fatto in tempo a segnarselo. >> Commentò Paul.

Questa era l'ennesima rapina degli Hummer. All'uscita li aspettava Richard, il trasportatore.

Edited by Giovanni Pili - 13/7/2010, 07:09
 
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Giovanni Pili
view post Posted on 9/7/2010, 01:34




Le puntate sono già tutte pronte, il problema è che non so come concluderlo. Spero -puntata dopo puntata- che mi venga un'idea strada facendo. Si accettano suggerimenti, ovviamente.
 
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Helter Skelter
view post Posted on 9/7/2010, 10:35




Mi ha fatto davvero ridere. E' molto originale...il rapinatore "filosofo" e la vecchia rapinatrice mi hanno sorpreso.
Vediamo come continua.
 
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Giovanni Pili
view post Posted on 9/7/2010, 12:16




Grazie Helter. Un paio di amici lo hanno già letto "tutto"; e anche loro si sono sganasciati. Anch'io mi chiedo come andrà a finire, visto che non so proprio come concluderlo se non facendo proprio un intero romanzo. Capirete meglio quando arriverò all'ultima parte.
 
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Roberto Sonaglia
view post Posted on 10/7/2010, 14:12




E perché no, farci un intero romanzo? L'idea è originale, questo clan alla Ma' Baker in versione pulp intriga. I personaggi, poi, mi sembrano, almeno per ora, tratteggiati molto bene, anche a livello di dialoghi, ognuno ha la sua 'voce'.
C'è il giusto mix di ironia e dramma, azione e possibilità di sviluppo interessanti.
Aspetto di leggere il seguito... anche per vedere se va spostato tra i Racconti Dark (è un noir, in fin dei conti, no?).
 
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Giovanni Pili
view post Posted on 10/7/2010, 14:21




Si infatti: il mio primo pensiero nel scriverlo è stato quello di dare ad ogni personaggio il suo modo di parlare. Il che è difficile, ma vale la pena tentare. La seconda parte è già nel forum, tutte le puntate le linko in alto. Domattina metto la terza parte.

E' più un fare il verso al noir; come "Il grande Lebowski" dei Coen, o "Pulp" di Bukowski con gli Hardbullet. Lascio a te scegliere se lasciarlo qui o spostarlo, io non so proprio come categorizzarlo, per questo l'ho messo qui.
 
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Roberto Sonaglia
view post Posted on 10/7/2010, 15:03




"Pulp" di Bukowski!!! Me lo sto leggendo proprio ora!
Infatti è chiaro il tuo racconto sia un 'divertissement' sul genere noir, o pulp, o hard-boiled che dir si voglia. Personalmente lo inserirei tra i racconti Dark, anche perché lì va chi è interessato a un certo genere di narrativa, e questo, per quanto appunto sia un giocare sul genere, contiene comunque tutti gli elementi del genere. Comunque ora mi leggo anche la seconda parte, e la terza, appena la pubblicherai, così vediamo se tali elementi siano preponderanti, oppure un 'contorno', e se è il caso di metterlo fra i "Dark".

Venendo invece a questioni più strettamente scrittorie, quel lavoro che hai fatto nel cercare di dare a ogni personaggio la sua voce, il suo modo di parlare, è difficile, certo, ma necessario. Troppo spesso si leggono storie in cui tutti i personaggi parlano allo stesso modo, indipendentemente dal sesso, l'età, le esperienze, etc. etc. Si chiama "caratterizzazione naturalistica" del personaggio, ed è ciò che fa la differenza tra uno scrittore e uno scribacchino.
Pensa se, invece di un racconto, scrivessi la sceneggiatura per un film, o un opera teatrale, basata al 99% sui dialoghi, e i personaggi parlassero tutti allo stesso modo!!!
 
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Giovanni Pili
view post Posted on 10/7/2010, 16:38




Hai regione, per esempio, leggendo Pulp anche tu avrai notato questo problema: Bukowski risente molto di questa cosa; non sa creare questa caratterizzazione, si spiega anche col fatto che nei suoi racconti e romanzi quasi tutti i personaggi rappresentano una parte della sua personalità.

Mi hai fatto balenare un'idea: credo che si possa davvero tirarne fuori un romanzo, se ogni capitolo viene fatto come uno sberleffo a un genere letterario. In questo caso il noir; nel prossimo... beh, non anticipo niente ma si capirà nell'ultima puntata.
 
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Roberto Sonaglia
view post Posted on 11/7/2010, 10:44




Infatti è proprio quella cosa che mi impedisce, pur apprezzandolo, di amare alla follia Bukowski, e altri autori come lui (Henry Miller?): l'incapacità, o meglio, l'impossibilità di riuscire a dare voce ai personaggi, di liberarsi da una visione monoculare e troppo riferita a se stessi della scrittura. Tutti i loro personaggi sono emanazioni del proprio io, cosa buona e giusta, se si cerca un certo tipo di letteratura. Io, personalmente, preferisco le 'storie', e chi sa raccontarle, Dickens, Dumas, Steinbeck, etc etc.

L'idea è molto buona: una serie di racconti che giocano sui generi, e il cui senso si capirà alla fine. Cerca però di non spostarti troppo sul calvinismo (intendo Italo Calvino, non il tuo omonimo rinascimentale), cioè di non renderlo solo un divertissement intellettuale alla Se una notte d'inverno un viaggiatore.
 
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Giovanni Pili
view post Posted on 12/7/2010, 00:11




Ci provo. Mi devi dare qualche dritta in corso d'opera.
 
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Roberto Sonaglia
view post Posted on 12/7/2010, 17:46




Volenteri, Giò. Contaci.
 
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10 replies since 9/7/2010, 00:59   94 views
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