Kalokagathia |
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| Ho scavalcato oceani di menzogne seppellito quintali di escrementi chiamati dogmi e proprio al di la di quel muro c'è dio. Echi mortali fuggono nella penombra di un lampione spento e come in un sogno rincorro l'oscura figura la seguo per un tratto poi girata la cantonata il vuoto...
Sull'orlo del precipizio e sotto a me il nulla. Quel nulla che riempie di certezze quella vacuità che nella sua assenza ingombra l'animo di stimoli. E proprio al di la di quel muro c'è dio.
Un ombra si muove fra i cespugli la seguo la rincorro un tratto fino a che non giungo sulla soglia d'una porta solinga. E al di la di quel muro c'è dio.
Busso picchiando il mio pugno va cozzando in modo rozzo contro il freddo legno che sembra sanguinare ma il legno non sanguina, è la mia mano che lacrima. “C'è nessuno? Aprite!” Ma il silenzio rimbomba nella via e i miei gridi si assopiscono e vengono assorbiti da quel muro E oltre quel muro c'è dio.
Finalmente l'uscio si schiude la porta rilascia un tepore invitante un profumo d'arancia e mandarino ne sono estasiato E al di la di quel muro c'è dio.
“Vieni caro, lasciati aiutare” ed una selva di mani mi avvinghiano mi portano all'interno di quelle mura E al di la di quel muro c'è dio.
Le mie spoglie mortali imbottite di tranquillanti giacciono ora qui, oltre quelle mura li c'era dio l'ho trovato. E da li sto scrivendo dal manicomio comunale dove c'è dio dove un coacervo di pensieri si sfoga ed ognuno è vittima della propria mente. Qui nessuno inveisce, nessuno tiranneggia, nessuno muore. Qui ognuno è in pace con la propria follia, Ma oltre queste mura c'è dio... alberga in ogni mente triste.
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