Le 7 Note dell'Arcobaleno

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Siberyus Withengard
view post Posted on 13/2/2015, 22:50




Tour One: Arrival
<<e con questo, cari, ci lasciamo… almeno sino al prossimo concerto!>> gridò Misa al pubblico, lanciando loro un bacio con un dito. Fra gli applausi ed i fischi, Trent salutava, appoggiandosi alla chitarra, mentre Igor e Jasmine agitavano le braccia come forsennati. Quando il sipario si chiuse, Misa tirò un respiro di sollievo, e si lasciò andare a terra, stancamente. <<finalmente… ho la gola a pezzi… si aspettano sempre qualcosa in più da noi nei concerti… e dire che mi sembra di aver iniziato questo tour da un’eternità!>> Igor rise, accendendosi una sigaretta con un improbabile fiammifero <<che ci vuoi fare? Quando ti scopri famoso, è come se diventassi di colpo di loro proprietà. Gran brutta bestia la fama…>> <<non ricominciare con i tuoi discorsi pseudo-filosofici, per favore… dai, vado a rinfrescarmi un po’. Trent, ci vediamo dopo allora, e non fare tardi!>> Misa si alzò, correndo via verso il suo camper uscendo dalla porta vicina al backstage del palco. Gli altri andarono a cambiarsi. All’esterno, si potevano ancora sentire le grida dei fan, che a quel che sembrava, non volevano saperne di lasciare lo stadio. Quel concerto in particolare era stato molto importante per la loro carriera, visto che fra il pubblico c’erano anche degli importanti rappresentanti di stazioni televisive. Se tutto fosse andato bene, appena finito il tour, avrebbero fatto un intero concerto in diretta speciale su uno dei canali TV più importanti, compreso MTV. Jasmine, Igor e Trent, intanto, erano a chiacchierare sul da farsi per la giornata seguente. Su un punto in comune erano d’accordo tutti quanti: il giorno dopo, niente prove al pomeriggio. <<secondo voi come siamo andati?>> chiese Jasmine sporgendo la testa dall’anta del separé, pieno dei suoi vestiti. Era indecisa su cosa mettersi quella sera, visto che voleva andare a svagarsi con un tranquillo giro per le vie di quella piccola cittadina, giusto per staccare dalla solita routine trita e ritrita <<massì, che siamo andati bene… che domande… a proposito: Trent, sbaglio o questo posto è dove sei nato?>> chiese Igor perplesso mentre si sedeva sulla panca, agitando a mo di ventaglio un volantino del concerto. Trent si girò verso di lui distrattamente, mentre cercava di mettersi una maglia grigio cenere <<come dici? Ah, si, si… sono nato qui. Ho passato le elementari ed il primo anno delle medie, poi me ne sono andato via per questioni di lavoro di mio padre. Ad essere sinceri, non pensavo nemmeno che ci sarei mai tornato in questo buco… quando ero piccolo ci tornavo qualche volta per le vacanze, ma non uscivo mai di casa>> Jasmine rise sonoramente <<buco, eh? Bel modo di trattare il tuo paesino natale…>> <<ma è vero. E poi, qui, non ho mai avuto amici particolari, salvo pochissime eccezioni che potevi contare sulla punta delle dita…>> in quel momento, entrò nel backstage uno del personale dello staff addetto alla sicurezza. <<trent, qui c’è una ragazza con il passi che ti vuole conoscere, vedere... non ho ben capito nemmeno io ad esser sinceri>> <<beh, se ha il passi, lasciala entrare. Non vedo perché dovrei rifiutare…>> Igor sorrise, buttando lo sguardo su Trent, anche seduto sulla panca <<te lo dico io perché non rifiuti…>> <<eclissati dal mondo, Igor…>> nel backstage entrò una ragazza snella e bionda, molto bella, occhi verdi smeraldo. Alzò timidamente una mano, come accennando un saluto <<hei… è un po’ che non ci si vede…>> Trent rimase un po’ perplesso, alzandosi <<un po’?>> lei sorrise <<davvero non ti ricordi?>> lui ci pensò un attimo, battendosi l’indice sul lato della bocca <<no. Non ricordo davvero, ad essere sinceri…>> la ragazza sorrise <<eddai, sono Lori! Ho passato le elementari e le medie con te, ricordi?>> <<lori! Oddio, non ti avevo proprio riconosciuta! Sei cambiata un frego!>> <<quello che mi dicono tutti…>> <<davvero… ma sei rimasta sempre qui ad Acqui?>> <<si. Dopo che te ne sei andato, ho finito le medie, e poi ho passato il liceo. Adesso inizio l’università…>> <<sempre detto che sei una cima nello studio. Io non aprivo nemmeno un libro…>> <<già tanto che tu sapessi di che si parlava…>> ridacchiò Lori sistemandosi i capelli dietro l'orecchio con fare impacciato: gli occhi smeraldini tradivano un pizzico di imbarazzo, rimbalzando da un lato all’altro della stanza. Igor si fece avanti con espressione perplessa, agitando una mano a mezz’aria come disegnando un cerchio, intromettendosi nel discorso con aria stranita <<non per essere inopportuno, ma… Trent, se tu ci presentassi la tua amica? Così non ci sentiamo pesci fuor d’acqua…>> Trent sorrise, cingendo le spalle di Lori, che arrossì leggermente mentre sorrideva <> <<penso che per noi non ci sia l’obbligo di presentarci. Ormai ci conoscono tutti…>> disse Jasmine stringendole la mano. Lori ricambiò il sorriso della ragazza, poi, si rivolse a Trent <<comunque… Trent, mi chiedevo se ti andasse di farti un giro con me, sempre che tu non sia occupato. Sai, tanto per. Senza impegno…giusto per i vecchi tempi…>> il ragazzo sorrise <<ma certo che sono disponibile. Tanto non ho impegni per stasera!>>
Misa era in pizzeria da mezz’ora, ma di Trent nemmeno l’ombra. E non rispondeva nemmeno al cellulare. Ma che diamine stava combinando? E poi, era stufa di firmare autografi. Non passavano 5 minuti che qualche fan sfegatato chiedeva un autografo, una foto assieme o si esibiva in imbarazzanti ed improbabili dichiarazioni d'amore spassionato e proposte di matrimonio. Era davvero incredibile a che livello poteva scendere la gente quando ci si metteva d'impegno… <<dai, Trent… mica te lo sei scordato… lo avevamo programmato da più di una settimana. Non puoi eclissarmi così...>> si disse fra se e se Misa, appoggiando il viso su una mano, giocando con l’altra con il bicchiere dell’acqua vuoto. Lo sguardo annoiato, fisso sul calice che roteava, sembrava perdersi nel vuoto ad ogni giravolta, come ipnotizzato dal quel ritmo <<signorina, ordina qualcosa?>> il cameriere interruppe il filo dei pensieri di Misa, svegliandola come da una sorta di catatonia <<eh? No, non ancora… sto… sto aspettando un mio amico…>> il cameriere sorrise <<beh, senza fare l’impertinente, si intenda, ma ha un bel ritardo quel suo amico… le mando una bibita. Offre la casa...>> Misa sorrise sommessamente <<grazie… ma non vorrei approfittare...>> <<suvvia, signorina, stia tranquilla! Un 'aranciata non ci manderà mica in fallimento, o sbaglio? Adesso scusi, ma devo congedarmi. Devo tornare a lavoro!>> la ragazza tornò quindi al suo bicchiere. <<e su, dai, che stai combinando…>> nemmeno il tempo di finire la frase che le sembrò di sentire la voce di Trent fuori dalla vetrina. Voltandosi di scatto, lo vide: era in compagnia di una ragazza bionda, e parevano anche molto affiatati, come vecchi amici. Scomparvero quasi subito dalla sua vista <<ma che…>> Misa lasciò cadere il bicchiere sul tavolo, con un tonfo sordo. I suoi capelli corvini le si drizzarono sulla nuca. Non poteva credere ai suoi occhi <<no, dai, non pensiamo pagliacciate, che non è lui. Figurati se si scorda così a gratis di un appuntamento… meglio chiamare Igor. Forse ho solo visto male… Si, deve essere così…>> prendendo il cellulare compose il numero, battendo nervosamente le dita sul tavolo <<eddai, cannato d’un bassista, rispondi…>> <<pronto? Chi scartavetra alle 23:00?! Non sai che a quest'ora ho...>> <<igor, sono io!>> <<oh, ciao Misa. Che vuoi? Hai scordato qualcosa?>> <<no, nulla, volevo solo sapere se Trent è lì con voi. Avevamo programmato una serata in pizzeria assieme… e… boh, mi è sembrato di...>> <<no. Mi spiace deluderti, ma no, qua non c’è. È andato via mezz’ora fa, e con una tipa niente male a mio dire… già già… hanno detto che andavano a fare un giro, ma non chiedermi dove perché proprio non lo so…>> Misa divenne paonazza in volto <<una ragazza?! E si può sapere chi diavolo è?>> <<vediamo… Lo… Lo… cazzo, devo smetterla di fumare tutto ciò che è infiammabile, annebbia il cervello… Lori, ecco! Se non ho capito male, è una sua vecchia amica d’infanzia, ma non ci metterei la mano sul fuoco. Avevo l'attenzione focalizzata altrove ad esser sinceri...>> Misa si sentì di ghiaccio. L’aveva piantata lì per chi? Per una sua amica d’infanzia che non vedeva da anni? Sembrava di essere stati catapultati nel mondo dei quattordicenni fissati con le soap-opera e le telenovelas di serie B <<misa, ci sei? Hei, sei schioppata sulla cornetta?>> <<n… no, Igor. Tutto bene. Tutto bene>> <<non direi. Non me la canti. Cosa c’è?>> <<ti richiamo dopo>> <<ma…>> Misa chiuse il telefono, lanciandolo al centro del tavolo. Cercò di trattenere la rabbia che la pervadeva: aveva contato tanto su quella sera, sperava di rimanere sola con Trent. Ecco perché non disse a nessuno della serata, nemmeno alla sua migliore amica Jasmine. Lei sapeva della sua cotta per Trent, e cercava di comportarsi con il massimo della discrezione, anche se non sempre succedeva. Visto che faceva fatica a trattenersi, uscì dal ristorante, lasciando i soldi per la bibita ed un biglietto per il cameriere sul tavolo, dentro il menù. Non le sembrava giusto scroccare una bevanda, approfittandone, e poi andarsene a gratis. La serata era diventata di colpo grigia e sola. Misa camminava fra le stradine dedaliche della città, cercando di evitare le parti più affollate per non imbattersi in qualche fan senza cervello o peggio, squinternato. L'ultima cosa che voleva era finire come il povero Lennon. Malgrado la bellezza del viale illuminato, lei non riusciva a sorridere. Voleva Trent accanto a se, saperlo vicino, abbracciato a lei, come sempre sognava. Era molto tempo che era innamorata di lui. Praticamente, sin dal primo giorno in cui lo vide: si era trasferito da poco, e lei era la sua vicina di casa. Tutti e due con la passione per la musica, avevano iniziato ad esercitarsi come duo, sino a che poi non arrivarono come un tornado Igor e la sua amica Jasmine. Misa, con il passare del tempo aveva la sensazione che la musica musica passasse in secondo piano rispetto a Trent, sino a che non se ne innamorò. Quando poi un uomo riconobbe il loro talento, decise di offrire un contratto. Con ciò, si realizzava il desiderio di Misa: adesso poteva stare sempre con lui, e la musica si ritrovò così un rivale in amore nel cuore della ragazza. Lei, ormai, voleva solo vedere Trent e stare con lui.... Senza rendersene conto, Misa finì nella piazza delle fontane di Acqui, davanti al Grand Hotel Terme. Per fortuna, non era piena come al solito: la maggior parte della folla si era radunata alla Piazza della Bollente. Come avrebbe poi scoperto in seguito, Jasmine non era stata brava ad evitare gli ammiratori come lo era stata lei. Misa si sedette vicino alla fontana, sospirando ed osservando il suo riflesso nell’acqua. I suoi capelli neri come la notte le caddero in avanti, oscurandole un attimo la vista. Gli occhi, carichi d’agitazione, volevano piangere, ma non ci riuscivano, come trattenuti da un barlume debolissimo di volontà. Misa non era una ragazza che piangeva molto facilmente, ma quella volta faceva davvero fatica a trattenersi. Aveva un enorme conflitto interiore “Perché doveva proprio andare con lei?! Che diavolo ha lei più di me… però… magari mi sto facendo troppi problemi… magari è solo contento di rivedere una sua vecchia amica! Mah… comunque, cose simili non si fanno. L’ho aspettato per mezz’ora e poi lo vedo andare in giro con… quella!”con una mano si spostò una ciocca di capelli dietro l’orecchio. Chiuse le palpebre, lasciando scorrere una lacrima, che scese pigramente verso il mento rigandole i morbidi lineamenti del volto, arrossati e tremanti.
Le prove tardarono molto quella mattina: Misa non si era fatta viva. Era stata tutta la notte in giro a sbollire la rabbia, ma senza effetto <<misa ma si può sapere dove ti eri andata a cacciare? Gli strumenti non si suonano da soli, sai che il mattino abbiamo le prove!>> disse Jasmine quando vide entrare la sua amica sul palco. Lei rispose con voce assonnata e stanca <<ecco… sono stata fuori tutta la notte. Ho perso la cognizione del tempo e…>> Igor incrociò le braccia, sbadigliando <<stai tranquilla che non sei l'unica. Piuttosto, fila a riposare. Hai un pessimo aspetto…>> Misa annuì, camminando stancamente verso il suo camper. Entrando, notò che era aperto. Aveva lasciato la chiave inserita la sera prima, forse in preda all’impazienza di arrivare in pizzeria per non far aspettare Trent. Ripensandoci, si sentì subito triste e stupida per aver sperato così tanto e vanamente. Una serata sprecata. Dopo essersi fatta una bella doccia rinfrescante per cercare di lavarsi via il disagio che aveva addosso dal giorno prima, si mise addosso la grossa maglia di suo fratello, rimasto a Roma. Poi, si buttò stancamente sul letto, prendendo in mano il libro che le aveva regalato il ragazzo strano che aveva incontrato in libreria all’arrivo in città. Era un autore italiano emergente, di appena 18 anni come lei, di nome Cronin: scriveva abbastanza bene tutto sommato. Lo aveva incontrato durante la sua “ispezione” delle librerie. Misa aveva una grande passione per i libri, e ad ogni città, doveva per forza dare una bella passata da capo a fondo a tutte le librerie che trovava per comprare i libri che le interessavano. Fatto sta che Cronin era un tipo davvero strano: robusto, con un po’ di pancia, capelli ed occhiali neri, pantaloni, scarpe e camicia a mezza manica anche quelli tutti di nero, con una sacca a tracolla che le ricordava quella di un postino in tempo di guerra sui campi di battaglia, di colore verde mimetico con la scritta U.S. stampata sopra. Pendente d'argento con un crocifisso al collo ed un braccialetto sul polso destro. Sembrava perennemente avvolto in quello che doveva essere il suo mondo. Si ricordava in particolare di come si lamentava del fatto che non trovava un solo libro per se: “Diventa autore, e non troverai più nulla che ti sfagioli, porca Eva…”. Aveva ragione: da quando Misa era diventata cantante, non riusciva più ad ascoltare la musica o leggere i testi di nessun altro gruppo se non il suo. Mentre sfogliava il libro, vide la pagina autografata da Cronin. Le aveva dato una copia rilegata del testo perché i suoi occhi gli ricordavano quelli della sorella, anche lei in giro per il negozio a cercare i libri della sua autrice preferita. Quello che il ragazzo le aveva regalato era un libro carino, il suo primo racconto breve vero e proprio: “Le Ali Perdute”. <<forse questo libro sfida un po’ troppo la chiesa cristiana…>> disse fra se e se Misa, sfogliando le pagine, immersa in quel mondo cupo ma solare allo stesso tempo. Un angelo che perde le ali per amore... Sentì poi bussare la porta <<aperto…>> disse chiudendo il libro e sbuffando, mentre si metteva seduta sul materasso, con fare svogliato <<permesso… Ciao Misa…>> la ragazza incrociò le braccia sul seno con fare stizzito <<ah, sei tu, Trent… che vuoi ora?>> Trent arrossì, grattandosi la tempia <<ecco… sono venuto a chiederti scusa per ieri sera. Mi ero davvero scordato della… della pizzeria, e…>> <<sembra un po’ tardi per venire a chiedermi scusa. Mi hai piantata là, e non ti sei nemmeno degnato di chiamarmi… anzi: mi sei addirittura passato davanti alla vetrina della pizzeria Napoli…>> <<lo so, lo so, il fatto è che…>> <<“Che” cosa? Che, mica volevi uscire con la prima ragazza che ti è capitata davanti?>> <<misa, non fraintendere: Lori è una mia amica, e non ci vediamo sin da quando avevo 11 anni. Mica potevo dirle di no, ti pare?>> <<non dico quello: dico solo che avresti potuto rimandare, visto che avevamo programmato l’uscita in pizzeria io e te...>> <<ok, ho sbagliato, lo so. Ma adesso non farne una tragedia. Mi sono solo dimenticato, capita a chiunque. E poi, tu sei la prima, eh, mia cara fata smemorina>> Misa abbassò lo sguardo <<e va bene, ti perdono. Ma solo per stavolta. La prossima vedi di dirmelo prima… se proprio non puoi aspettare…>> Trent sorrise <<grazie. Sapevo che avresti capito>> disse uscendo dal camper <<trent, aspetta!>> disse lei affacciandosi sullo stipite porta <<dove vai?>> <<lori vuole farmi vedere com’è cambiata Acqui in questi 7 anni! Ci vediamo più tardi!>> Misa rientrò, sdraiandosi ancora sul letto, sbuffando con rabbia <<certo, Lori... Come ho fatto a non pensarci?>>
<<misa, che hai? Non hai toccato nulla. Eddai, che poi Igor si offende. Sai com’è quando si parla della sua cucina… non c’è santo che regga>> disse Jasmine puntando la forchetta verso il piatto della sua amica, seduta di fronte a lei. Igor aveva deciso di fare una spaghettata nel suo camper, ignorando l’assenza di Trent: chi c’era, c’era. Chi no… si arrangiava. In sostanza, è così che si può riassumere la sua filosofia. <<scusa, ma non ho tanta fame…>> Jasmine posò la forchetta, sporgendosi in avanti <<che hai? A me lo puoi dire, lo sai…>> <<niente, davvero, non ho nulla… è solo che…>> <<ho capito. Non ti va giù il fatto che Trent esca con la sua amica Lori… stai tranquilla, che non succede nulla, tesoro. Sono solo amici! Considera, poi, che non si vedono da ben 7 anni, vuoi negargli la possibilità di ritrovarsi con le sue vecchie amicizie? E poi scusa, che ne sai che è davvero in giro da solo con lei? Magari si sono rincontrati con i vecchi compagni di scuola, non pensi?>> <<beh, adesso che me la butti così, si… regge… si, deve essere così per forza>> <<e allora? Dai, vedrai che poi tutto si sistema appena ce ne andiamo da Acqui… parlando di prossime tappe: Igor!>> <<che c’è?>> rispose lui distratto mentre armeggiava con la padella in ceramica <<qual è il prossimo step?>> <<uh, fammi pensare, Jey… mi sembra… Mondovì!>> <<ecco, vedi Misa? Da Mondovì ad Acqui ce n’è di spazio. Vedrai che non sentirai più parlare di Lori, di questo posto o di altre cavolate che ti turbano e che siano legate all’infanzia di Trent…>> Misa alzò lo sguardo dal piatto, sorridendo <<si, hai ragione… sai, Jasmine? Non so come fare senza di te... sei proprio un tesoro di amica!>>.
Il resto della giornata fu afoso. E di Trent ancora nessuna traccia. “Jasmine ha ragione. Appena fuori di qui, addio Lori ed addio Acqui… Massì, deve essere così per forza” pensava fra se e se Misa mentre camminava per la via Maestra della città. Aveva la testa incentrata solo su Trent. Pensava solo a lui. Sperava di incrociarlo anche solo un momento per vedere che stesse combinando. “Devo smettarla di pensare a lui e a Lori… farò un salto in libreria…”. Per sua immensa sfortuna, era chiusa per ferie estive. Decise di spostare i suoi pensieri altrove. E mentre camminava, questi si mischiarono ai ricordi, creando altri desideri.
<<ragazzi, ho un annuncio da fare: Lori verrà con noi in tour!>> nel sentire quelle parole, Misa fu percorsa da un brivido freddo. Tutto il resto del tour… con lei? Lori sorrideva civettuola, abbracciata a Trent. Non potendo sopportare oltre quella pagliacciata, Misa uscì fuori dal backstage, cercando di far sbollire la rabbia. Voleva rimanere sola. Si sedette sul cofano dell’auto del manager, appoggiandosi con i gomiti e sbuffando <<se ne va via… certo… come no…>> poco dopo, sopraggiunse anche Lori <<hei, tutto bene?>> chiese a Misa con falsa preoccupazione <<si, si… tutto bene… sono solo un po’ stanca>> <<deve essere dura. Intendo i ritmi… i fan… le prove…>> <<abbastanza. Ma pian piano ci si fa l’abitudine. Più o meno. Dimmi, da quanto tempo conosci Trent?>> <<da quando eravamo alle elementari…>> <<ah, capito…>> <<perché?>> chiese la ragazza con fare rapace <<no, niente, solo curiosità… tutto qui…>> <<bene, cara. Perché sappi che lui è mio…>> <<che dici? Guarda che a me…>> <<zitta. Ti ho vista, durante le prove, come lo guardavi e come cercavi il suo sguardo o i suoi sorrisi. Lui è mio, stacci lontana. Ha occhi solo per me, ci siamo capite!?>> Misa rimase di stucco a quelle parole <<e tanto per dirtelo, così non mi rompi più le scatole, non azzardarti a rivolgergli la parola, o sarà peggio per te! Lui è il mio ragazzo, non il tuo, intese? E ricorda: non arriverò ad un secondo avvertimento…>> ringhiò Lori avvicinandosi a Misa, prendendole il mento <<hai capito, signorinella?>> <<si… si, ho capito…>> la ragazza le lasciò il viso, squadrandola un ultima volta <<sarà meglio che sia così…>> disse Lori andandosene via. Misa rimase a guardarla, mentre quella si gettava a braccia aperte addosso a Trent. Era impaurita da quel suo improvviso cambio di personalità. E poi, non aveva mai fatto a botte con nessuno e per nessun motivo. Con la paura si fece strada anche la gelosia e la rabbia. In un primo momento pensò di riferirlo a Trent, perché la potesse allontanare da lei e dall’intera band, ma alla fine rinunciò anche all’idea di dirlo a Igor o Jasmine. Aveva paura di ciò che poteva succedere dopo. Aveva paura che Lori la spuntasse, e che Trent non le avrebbe più creduto. O peggio: che non le avrebbe più parlato. Sotto la luce della luna che le sfiorava il volto, si sentì in trappola per la prima volta. Se non avesse detto nulla, Lori si sarebbe fidanzata con Trent di sicuro…
 
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