amcozza |
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| S'io odo e vedo il vero
S'io odo e vedo il vero e raro incontro allegria non posso poi tacere e contuso l'animo cadere non sentire. Il corpo più s'inarca è un ansito se salgo ruzzolo se cado a più nulla aderisce il pensiero che divaga. Svanito è l'ieri come il passante frettoloso all'angolo scomparso, certezze più perdono gli occhi all'alba roventi scottano inganni; immobilizzato, murato nel domani futuro anneriscono speranze e non picchiano illusioni in un angolo, sciagurato si apparta il cuore da tristezze assopito, fosse buie riempie con lento languire fatuo e vulnerabile tutto ben presto è colpito.
Aspetteremo, secchi come foglie vizze, le folate della bufera, sotto il domo amico forse più mai vedremo passeri o gazze frullare lo sfavillio dell'onda alta che si abbatte sulla riva; siamo oggi il moccolo fumoso del cero dopo la fiamma. Chi mi vende cosi' impoverito un giorno di gioie e di follie! Mi darò ragione dolente o volente dell'avvicinarsi a sorpresa o improvviso della sorella morte: oltre non mi stanchi l'attesa e ancor aspro fermenti.
Non ho alzato il gomito non ho febbre di malinconie né assunto oppiacei: ci siamo solo infilati e persi nel dedalo del non essere per obliare una vita che non ci bacia e più niente dice.
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