Una conversazione con..., Paolina Daniele

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Terry78
icon12  view post Posted on 10/9/2013, 13:20




Ciao Paolina e benvenuta nel mio piccolo spazio. Leggendo la tua biografia ho scorto una ragazza davvero spumeggiante. Ami leggere, scrivere, la musica inventando coreografie su basi latine e ti diletti anche nel montaggio di filmini. E non solo... trovi il tempo anche per studiare all’Università. Quindi, la mia prima domanda è quasi tappa d’obbligo: come riesci a far convivere tutte queste passioni insieme?
Innanzitutto volevo ringraziarti Teresa, sei stata davvero molto gentile a concedermi uno spazio sul tuo sito dandomi così la possibilità di farmi conoscere. Per quanto riguarda me hai detto bene: sono spumeggiante e questo può essere un pregio, ma anche un difetto, perché facendo più cose contemporaneamente si diventa disordinati, confusionari e soprattutto distratti! Avere la testa fra le nuvole è il mio peggior difetto e molto spesso i miei amici e famigliari mi rimproverano per questo. Comunque è proprio nel mio disordine, “mentale” e materiale, che trovo il mio ordine e il mio equilibrio. Naturalmente il tempo maggiore lo dedico alla lettura, soprattutto durante il giorno, e allo studio visto che questo è periodo d’esami! A tutto il resto mi dedico la sera, insieme al mio fidanzato che perseguito con le mie manie da folle! Il momento che preferisco di più però è la notte, quando rimango da sola, nel mio letto, con il mio computer, e comincio a volare con la fantasia e con i pensieri che si materializzano sul monitor del marchingegno diabolico, il quale, senza alcuna pietà, mi tiene sveglia per tutta la notte e la mattina dopo per alzarmi è un vero e proprio dramma! Queste sono le mie giornate! Ai filmini mi dedico ogni tanto, così per passione… ora sto creando il book trailer del mio romanzo.

Quando e come è nata la tua passione per la scrittura?
La mia passione per la scrittura non è nata. L’ho sempre avuta dentro, e un giorno, all’età di nove anni, ho deciso di mettermi alla prova per la prima volta scrivendo la mia prima raccolta di racconti che conservo ancora oggi nel computer. Ancora oggi, ogni tanto, vado a rileggerlo e provo sempre una grande emozione perché quel racconto è la prova tangibile che quest’arte mi scorre nelle vene. Da allora non ho più smesso…

Parliamo un po’ di scrittura, sveliamo quindi qualche tua piccola curiosità. Allora, in genere come ti piace scrivere le tue storie: con la cara e vecchia penna (intramontabile) oppure direttamente al pc? Quando inizi a scrivere una storia parti da una semplice idea che hai annotato da qualche parte, oppure ti crei degli schemi fissi e delle schede-personaggio? In genere, cosa o chi ti ispira una nuova storia: un libro, un autore, una musica, sogni, etc.? Preferisci scrivere in tutta tranquillità, quindi nel silenzio, magari la sera, oppure quando hai un momento libero? Lo studio in qualche modo ti toglie un po’ di tempo alla scrittura, o riesci sempre a ritagliarti i tuoi spazi di scrittura? Ordine sul tavolo di scrittura o disordine, perché si sa nel caos si trova tutto?
Di solito scrivo al computer per una questione di organizzazione, altrimenti sarei nel caos nero. Ho un legame molto forte con il mio portatile, giuro che se dovessi perderlo ne farei una tragedia! Il mio caro e vecchio amico (Da quattro anni ormai) contiene tutti i miei segreti. Comunque quando mi balza per la mente qualcosa e non ho il pc a portata di mano anche carta e penna va benissimo. Solitamente sono i miei pensieri che annoto su un quaderno, ma quando si tratta di romanzi preferisco il pc, che per me è il pianoforte con cui creare la melodia dei miei pensieri. Scrivere è un’arte, l’arte più bella del mondo, e in quanto tale deve essere ispirata e non programmata perciò non amo gli schemi fissi e schede personaggio. In genere parto da un’idea, un’immagine, una canzone, un evento che ha colpito la mia vita, un’esperienza, qualunque cosa da cui sono stata affascinata e ispirata e poi il seguito viene fuori da solo, come se la storia si realizzasse da se senza che io l’abbia mai toccata con il mio ingegno. È indipendente da me ma io dipendo da essa perché la vivo in ogni sua singola parte. Certamente, quando intraprendo uno dei miei viaggi, mi documento, soprattutto quando si tratta di romanzi storici, come la Storia di Anita. Per quanto riguarda lo studio e la scrittura riesco a combinare entrambe le cose anche perché adoro scrivere soprattutto la notte, è il momento in cui mi sento più ispirata, mentre i miei libri di Filosofia possono contare su di me durante la giornata, non per una questione di organizzazione ma perché mi va più comodo così. Infatti sono molto nota, tra amici e famigliari, per il mio disordine, spesso scambiato per disordine mentale (Ma non è vero!), ma è proprio nel mio caos che trovo l’equilibrio, anche quello mentale!

In genere, quale aspetto o fase della scrittura ti piace di più: la fase creativa o la fase della correzione del manoscritto? Perché?
Il momento che preferisco è quello creativo. Volare con la fantasia, visitare posti lontani, magari esotici o terribilmente occidentali come siamo noi, oppure semplicemente la mia terra, L’Italia e la Calabria, con la quale ho un rapporto viscerale e materno. Il bello del fare scrittura è che durante il medesimo atto puoi essere chiunque e fare qualunque cosa, dormire, ubriacarti, uccidere, conquistare il mondo, scoprire un tesoro o un posto mai esistito, toccare il Santo Graal e magari berci un sorso di whisky… questa secondo me è la cosa più meravigliosa di questo mondo. Una volta compreso questo si può andare oltre gli schemi, evadere la realtà e ritrovarsi innalzati verso il paradiso.

Tu hai già scritto due libri: “La storia di Anita” e l’ultimo “La vendetta di Regina”. Parliamo allora de “La vendetta di Regina”, un romanzo davvero molto intricato. Com’è nata l’idea di scriverlo? E in cosa principalmente differisce da “La storia di Anita”? Quale aspetto hai curato maggiormente questa volta, non so la descrizione dei personaggi o degli ambienti o di certe situazioni?
“La storia di Anita” e “La vendetta di Regina” sono due libri molto differenti tra loro ma hanno in comune una cosa molto importante: due donne che dominano la scena. Anita e Regina non sono poi così differenti tra loro, entrambe due donne molto forti, entrambe con un passato alle spalle molto doloroso, entrambe rinunciano a tutto per amore. Nonostante ciò le storie sono molto differenti tra loro e lo sono anche i due protagonisti maschili. Mentre Adriano è un eroe del risorgimento, bello, ricco, famoso e ambito da donne molto potenti, Samuel è fondamentalmente un inetto, che ama la vita che fa ma che poi se ne pente. Rappresenta il difetto per eccellenza! È un donnaiolo, maschilista, prepotente, sempre convinto di essere nel giusto e spietato, insomma il classico bello e dannato che ha subito molte sventure. L’amore è affrontato in modo differente dalle due coppie. Anita e Adriano riflettono la società del loro tempo, seguono dei protocolli ben precisi e sono molto virtuosi, al contrario di Regina e Samuel che vivendo nei giorni nostri non seguono nessuna regola, si lasciano travolgere dalle passioni e dai sentimenti(positivi e negativi). In ultimo, la differenza principale tra le due storie è il tema di fondo: “La storia di Anita” è ambientata verso la metà dell’ottocento, è fondamentalmente un romanzo storico infatti una delle figure più importanti è quella di Mazzini che è presente in forma diretta e indiretta per tutto il corso del romanzo. Dunque si tratta di eroi che lottano per la libertà, uomini oppressi che sono nel giusto. “La vendetta di Regina” al contrario è ambientata nella Calabria mafiosa dei nostri giorni e il tema di fondo è proprio la ‘ndrangheta. L’idea di questo libro mi è venuta dopo quando nel corso del 2012 ci fu qui da noi una maxi-operazione volta ad arrestare i mafiosi della costa tirrenica cosentina. Naturalmente il mio libro non c’entra niente con tutto questo e il fatto non è neanche citato, ma quest’evento mi ha dato l’input e l’ispirazione per la stesura del mio romanzo che è avvenuta così, di getto, infatti a scriverlo ci ho messo poco, meno di un anno.

Come mai hai deciso di intitolarlo così? Quanto tempo hai impiegato per scriverlo?
Quale personaggio, magari secondario, secondo te, col senno di poi, meritava di avere un po’ più di spazio nella storia perché ha un ruolo-chiave nell’intreccio della trama?
Ho deciso di intitolarlo La vendetta di Regina proprio perché la protagonista del romanzo ordisce questo colpo mafioso contro i boss calabresi per vendicare suo padre morto per mano di uno di loro. Ho voluto mettere nel titolo il nome Regina per esaltare la figura femminile e darle il giusto ruolo di potere che svolge all’interno del romanzo. Un personaggio che avrei voluto approfondire di più è la figura dello zio che ha adottato Samuel, cioè Rodolfo il quale svolge un ruolo-chiave perché, anche se indirettamente, è stato lui a spingere il nipote a condurre quella vita. L’uomo ha abbandonato Sam al suo destino, fregandosene di lui e chiudendosi ogni giorno di più nei confronti del ragazzo. Ecco avrei voluto approfondire un po’ di più quest’aspetto dell’uomo.

C’è un messaggio, una morale nella tua storia, non so... è un libro che porta a fare delle riflessioni, oppure è un romanzo di semplice evasione e basta?
Certamente è anche un romanzo di evasione ma se lo si legge tra le righe si nota che non è solo questo. All’interno della storia vengono esaltati tutti i difetti umani, i sentimenti negativi, tutto ciò che un uomo non dovrebbe essere. Leggendolo si può capire come alla fine tutto questo si annulla e si cerca una vita migliore allontanandosi da tutto. Il mio messaggio è quello di non farsi opprimere da tutto questo e cercare ogni giorno di essere migliori, di non correre dietro a qualcosa di evanescente e fatuo come vendicare un passato che non ritornerà più (obbiettivo principale di Regina la quale alla fine si renderà conto che sacrificare la sua vita per il suo passato è soltanto inutile).

Secondo te, cosa un buon libro dovrebbe contenere per catturare la tua attenzione (una trama ricca, un bel po’ di personaggi nei quali immedesimarsi, una scrittura semplice e lineare, etc.)?
Secondo me un buon libro dovrebbe essere semplice, senza tanti giri di parole per spiegare un solo concetto! La semplicità è una delle cose più belle della vita secondo me, in tutte le cose. Secondo me i personaggi sono molto importanti perché la storia che si racconta appartiene a loro ed è proprio attraverso le loro azioni, sentimenti, gesti, che il lettore riesce ad immedesimarsi nella storia desiderando di uscirne solo quando saprà il finale.
Un sogno nel cassetto. Qualcosa che ancora non hai realizzato, ma che speri presto si realizzi?
Il mio sogno principale in questo momento è la laurea in lettere (filosofia e storia). Devo affrontare l’ultimo anno quindi spero che si realizzi presto. Per quanto riguarda progetti futuri uno dei miei sogni nel cassetto è aprire una casa editrice tutta mia, per aiutare molti altri scrittori che come me vogliono realizzare i loro sogni.

Progetti per il futuro? Qualche anticipazione...
Ora sto provando a cimentarmi nel fantasy, adoro quel genere e voglio mettermi alla prova, avrei anche intenzione, se va bene, di fare un seguito de “La vendetta di Regina”.

Vuoi aggiungere qualcos’altro prima di concludere la nostra chiacchierata...

ti ringrazio ancora Teresa per questa splendida conversazione, volevo comunicare a tutti che potete trovare tutte le informazioni sul mio libro sulla pagina facebook ad esso dedicata http//:www.facebook.com/Libripersognare. Il libro è in vendita in tutte le librerie online: Mondadori, Feltrinelli, Libreria Universitaria, ecc.
Buona lettura a tutti!

Potete leggere l'intervista anche qui: http://terrysfantasy.blogspot.it/2013/09/u...na-daniele.html

la+vendetta+di+regina
 
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