Una conversazione con..., Simona Giorgino2

« Older   Newer »
  Share  
Terry78
icon12  view post Posted on 10/9/2013, 13:14




Ciao Simo e ri-benvenuta nel mio piccolo angolo delle chiacchiere con gli autori. Oggi parliamo del tuo secondo libro, e cioè “Quel ridicolo pensiero” edito dalla 0111 Edizioni. Beh... mi sembra tappa d’obbligo chiedere per prima cosa: come mai hai deciso di intitolarlo così?

Ciao a te, Teresa, e grazie per questo spazio! Il titolo, per quanto mi riguarda, è una delle tappe più impegnative quando si scrive un libro; quando arriva quel momento io vado letteralmente in tilt, invento, annoto, depenno, annoto ancora, depenno ancora, oppure ci penso la sera sotto le coperte e mi lascio inondare la testa di probabili e improbabili titoli, fino a che non viene fuori quello giusto. Il titolo è importantissimo, deve piacermi, devo trovarlo originale, deve saper anche, in qualche modo, riassumere in pochissime parole il contenuto del libro: una vera sfida. Per entrambi i miei primi due libri, ovviamente, è valsa la stessa storia. Nel caso di “Quel ridicolo pensiero”, dunque, ero lì ad annotare e depennare :P, quando all’improvviso, come una vera illuminazione, mi ricordavo che, un paio di anni addietro, avevo scritto una poesia con quel titolo e che, guarda caso, aveva esattamente lo stesso contenuto. Tant’è che poi ho intitolato il libro “Quel ridicolo pensiero” e ho auto-citato la mia poesia, che è quindi pubblicata insieme al romanzo!

Parliamo ora un po’ di scrittura, sveliamo quindi qualche tua piccola curiosità. Allora, in genere come ti piace scrivere le tue storie: con la cara e vecchia penna (intramontabile) oppure direttamente al pc? Quando inizi a scrivere una storia parti da una semplice idea che hai annotato da qualche parte, oppure ti crei degli schemi fissi e delle schede-personaggio? In genere, cosa o chi ti ispira una nuova storia: un libro, un autore, una musica, sogni, etc.? Preferisci scrivere in tutta tranquillità, quindi nel silenzio, magari la sera, oppure quando hai un momento libero? Lo studio in qualche modo ti toglie un po’ di tempo alla scrittura, o riesci sempre a ritagliarti i tuoi spazi di scrittura? Ordine sul tavolo di scrittura o disordine, perché si sa nel caos si trova tutto?

Ho appeso la penna al chiodo già da un po’ e l’ho sostituita con la tastiera. Purtroppo è così, sebbene io sia una grandissima appassionata di penne (è vero, debbo comprarmene in abbondanza!) mi ritrovo comunque sempre a scrivere sul PC. Scrivo poesie, racconti e romanzi tutti sul computer, avendo l’accortezza di salvare su Hard-disk o chiavette varie, assegnando alla penna tradizionale compiti meno impegnativi.
Per quanto riguarda il modo in cui scrivo e invento le mie storie, finora non mi è mai capitato di farmi degli schemi, di partire da appunti o di sviluppare una trama che mi sono imposta in precedenza. Semplicemente inizio a scrivere, spesso non sapendo dove andrò a finire. I personaggi si creano da sé, così come la storia, gli episodi, gli ambienti, i caratteri. Mi piace particolarmente questo procedere “alla cieca”, spesso ne so meno degli stessi personaggi, è come se fossero loro a guidare me! Al massimo posso essermi fatta una vaga idea di che cosa vorrei che accadesse, ma è possibile che poi le cose vadano diversamente e che quella prima idea non sia più realizzabile.
Che cosa ispira le mie storie? Pensieri improvvisi, incontri, eventi di vita, insomma nella maggior parte dei casi vengo ispirata da quello che avviene intorno a me, da cose che vedo io stessa e che mi fanno pensare, da emozioni particolari che sto vivendo in un determinato momento.
Qual è il momento della giornata che preferisco per scrivere: non ne ho uno in particolare, può essere di giorno o di sera senza alcuna differenza, l’importante è però stare da sola, il silenzio effettivamente è utile, è un supporto alla mia concentrazione e alla mia ispirazione, rumori, tv o radio accese spesso mi distraggono.
Per quanto riguarda scrittura e studio, ho sempre studiato scrivendo o scritto studiando :P, cioè il fatto che io avessi degli esami da preparare non mi fermava dallo scrivere, quando avevo voglia di scrivere scrivevo e basta. Ho scritto entrambi i miei libri durante l’Università, quindi ne è una prova. Negli ultimi mesi, invece, avendo avuto da sostenere gli ultimi esami prima della laurea che avverrà fra poco tempo, ho dovuto prendere una decisione drastica: ho messo da parte la scrittura e mi sono dedicata al 100% agli ultimi esami. Mi conosco, infatti: quando l’ispirazione mi prende, quando incomincio un libro, parto in picchiata e non riesce a fermarmi più nessuno, mi dedico anima e corpo solo a quello. Non era una cosa che potevo permettermi, il tempo stringeva e avevo ancora molti esami da concludere, così ho dovuto sacrificare la mia ispirazione per alcuni mesi – interminabili! – e, dato l’ultimo esame, la prima cosa che ho fatto è abbastanza intuibile, vero? Mi sono messa a scrivere un nuovo romanzo (alternandolo alla tesi!) e, procedendo come un fiume in piena, sta già finendo.
Ordine sul tavolo di scrittura? Mmm, be’, se tavolo sta a penna, forse desktop sta a tastiera? Il mio tavolo tutto sommato è ordinato, il mio desktop… decisamente un po’ di meno (ma in mezzo a tutta quella confusione, effettivamente so sempre dove trovare il file con su la dicitura “nuovo romanzo”)!


Bene! Ritorniamo di nuovo al tuo libro (Quel ridicolo pensiero). Com’è nata l’idea di scriverlo? E in cosa principalmente differisce da Jeans e Cioccolato? Quale aspetto hai curato maggiormente questa volta, non so la descrizione dei personaggi o degli ambienti o di certe situazioni?

“Quel ridicolo pensiero” nasceva nel momento immediatamente precedente all’uscita ufficiale di “Jeans e cioccolato”. Ero eccitata per la mia prima pubblicazione, immaginavo le presentazioni che avrei fatto, le emozioni che avrei provato. Così ho iniziato a scrivere qualche parola, ho inventato questo personaggio di nome Carina che, come me, ha pubblicato un libro, le parole sono diventate pagine, le pagine sono diventate capitoli, i capitoli sono diventati un nuovo romanzo! “Quel ridicolo pensiero”, dunque, nasce da un’emozione reale, quella della pubblicazione del mio primo libro, ma subito dopo prende il sopravvento la fantasia, e lascio che Carina vada avanti con le sue gambe e si crei da sola la sua storia.
Il punto essenziale su cui differisce da “Jeans e cioccolato” è la morale, probabilmente. In “Quel ridicolo pensiero” mi sono impegnata di più a trasmettere qualcosa, a suscitare delle riflessioni, mentre in “Jeans e cioccolato” mi interessava maggiormente la vena ironica, creare una storia divertente, regalare un sorriso ai lettori.

La protagonista della storia è Carina, una ragazza che apparentemente ha tutto dalla vita, in particolare un ragazzo che l’ama. Ma poi accade qualcosa: qualcuno si insinua nella sua mente. Quindi, tu in questo libro hai affrontato il tema “del logorio interiore”, quel logorio che ti attanaglia la mente e a volte impedisce di vivere appieno la felicità?

Sì, in un certo senso è così, anche se nel caso di Carina, il logorio per un “ingresso inaspettato” non è dovuto tanto all’ingresso in sé e per sé, quanto al fatto che questo “ingresso”, questa nuova persona, sembra essere il frutto del destino. Carina si sente frastornata dal fatto di non conoscere la risposta: e se il destino mi avesse mandato un grande segno e io lo stessi ignorando? Fortunatamente avrà modo di fare chiarezza dentro di sé, e di capire che il destino è quello che ci si crea, non quello che ci accade passivamente.

Quale personaggio, magari secondario, secondo te, col senno di poi, meritava di avere un po’ più di spazio nella storia perché ha un ruolo-chiave nell’intreccio della trama?

Non ci avevo mai pensato. Credo che, grossomodo, i personaggi principali, quelli che hanno un ruolo-chiave, abbiano tutti il dovuto spazio. Probabilmente ne meritava un po’ di più Cosimo, un vecchietto saggio che Carina incontra in viaggio, forse avrei potuto dargli più voce, permettergli di dire la sua più volte, ma non lo so, le cose sono andate così e mi sta bene.

C’è un messaggio, una morale nella tua storia, non so... è un libro che porta a fare delle riflessioni, oppure è un romanzo di semplice evasione e basta?

La storia vuole avere una morale, ed è grossomodo quella che ho accennato prima: che il destino non è tanto quello che ci accade in maniera passiva, quanto quello che l’uomo si crea, con le sue scelte, con i suoi sì e con i suoi no.

Secondo te, cosa un buon libro dovrebbe contenere per catturare la tua attenzione (una trama ricca, un bel po’ di personaggi nei quali immedesimarsi, una scrittura semplice e lineare, etc.)?

Un libro mi attrae un po’ per tutto: l’originalità della trama, i personaggi ben caratterizzati, lo stile di scrittura. In genere mi piacciono i libri nei quali c’è modo di immedesimarsi, personaggi e luoghi realistici (non amo moltissimo, per esempio, i Fantasy), episodi della vita quotidiana che possono capitare a chiunque. Mi piace la consistenza della dimensione sentimentale, mentale e umana, romanzi esistenziali, con una morale. Che la scrittura sia lineare e semplice mi interessa di meno, un libro può anche essere scritto in maniera “complicata”, mi viene in mente il caso di “Le nostre distanze”, di Angela Bianchini, di cui non si può dire, secondo me, che sia scritto in maniera semplice e chiara, ma è uno dei libri che ho amato di più in tutta la mia vita. Nei libri apprezzo molto lo stile di scrittura: ammiro gli autori che osano di più con le parole e con gli esperimenti linguistici, che fanno accostamenti originali non necessariamente ispirati alla chiarezza o alla semplicità.

Progetti “scrittevoli” per il futuro. Qualche anticipazione...

Come dicevo prima, un nuovo romanzo è in cantiere. Immaginate una che è rimasta senza scrivere per mesi, che per mesi non ha fatto altro che studiare: ero piena di emozioni, un vulcano in procinto di esplodere. Quindi nel giro di pochi giorni, un paio di settimane circa, avevo messo su due terzi della storia. Sull’ultimo terzo ci sto lavorando, si tratta degli ultimi capitoli, quelli che daranno un senso all’intera storia, ci tengo che vengano bene e che realizzino nel migliore dei modi quello che voglio esprimere.

Vuoi aggiungere qualcos’altro prima di concludere?

Credo che la tua intervista sia stata molto completa, Teresa. Ti ringrazio per lo spazio che mi hai concesso e spero di tornare presto a trovarti per parlare del nuovo romanzo, al quale di certo avrò trovato un titolo speciale! :P

Potete leggere l'intervista anche qui: http://terrysfantasy.blogspot.it/2013/09/u...-giorgino2.html

Copertina+Quel+ridicolo+pensiero
 
Top
0 replies since 10/9/2013, 13:14   5 views
  Share