Una conversazione con..., Maria Elena Gattuso

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Terry78
icon12  view post Posted on 1/9/2013, 12:13




Ciao Maria Elena e benvenuta nel mio piccolo spazio. Leggo dalla tua biografia che sei laureata in Comunicazione Linguistica e Multimediale e ti appresti a prendere la laurea magistrale in Scienze dello Spettacolo. Secondo te, quanto ti è di aiuto per la tua scrittura aver fatto questi percorsi formativi?

Ciao Teresa, grazie a te. A dire il vero non ho idea di quanto i miei studi abbiano potuto influire sul mio modo di scrivere. Si tratta nel complesso di materie umanistiche, che comportano anche la lettura e lo studio di testi letterari di autori vari… E leggere è senz’altro fondamentale.

Studio, scrittura... e recitazione. Frequenti, infatti, la scuola di formazione per giovani attori “Il Mestiere del Teatro”. Com’è nata questa tua passione per la recitazione? Racconta ai lettori del blog qualche aneddoto curioso o simpatico che magari ti è capitato durante le lezioni di recitazione...

Il teatro è una grande forma di divertimento e di espressione, una “materia”, se così vogliamo chiamarla, che secondo me dovrebbe essere obbligatoria in tutte lo scuole, indipendentemente dal fatto che una persona voglia fare teatro o meno nella vita. Ho cominciato al liceo vestendo i panni (talaltro orribili) di una “suocera isterica” e molte persone mi dicevano che ero credibile, ma non ho mai capito se fosse un complimento o meno… In ogni caso da allora non ho più smesso. La scuola di teatro di Prato si è conclusa ufficialmente a giugno, ma il 20 Settembre ci sarà l’ultimo spettacolo che vedrà protagonisti dei personaggi delle fiabe… Inoltre siamo reduci da un progetto pazzesco che ha visto la nostra scuola e quella del Teatro d’Aquitania di Agen coinvolte in un progetto comune: “ilteatrosu2piedi”.Abbiamo marciato per la Toscana, la Corsica e per il Lot et Garonne portando in giro uno spettacolo, italiani e francesi insieme per un mese.

Ma passiamo alla scrittura, forse tua vera grande passione. Hai ufficialmente (se è così che si può dire) esordito con un bellissimo romanzo: “Il ragazzo del destino” edizioni Il Ciliegio. Ho avuto il piacere di leggerlo grazie alla catena di lettura e recensirlo. Devo ammettere che sono stata piacevolmente colpita da questo libro perché hai fatto una cosa che (non so il perché) pochi autori (mi sto riferendo soprattutto a quelli famosi) a volte non curano, o meglio trascurano: l’introspezione psicologica del personaggio. Il libro, infatti, è narrato sì in prima persona, però non era affatto detto (almeno, a mio avviso) che ci dovesse essere per forza tutta questa cura nel descrivere gli stati d’animo della protagonista. Come sei riuscita a realizzare questo aspetto (importante) del tuo romanzo?

Molti autori si specializzano o curano determinati aspetti, quindi concordo pienamente con te nel fatto che “non è un obbligo” concentrarsi sulla psicologia di un personaggio. Personalmente adoro scrivere i dialoghi, adoro le sfumature e le descrizioni dei personaggi, mentre non ho molta cura dei luoghi o degli ambienti. Per me un personaggio senza psicologia non è interessante, oppure è semplicemente uno stereotipo o di contorno. Sono dell’idea che i personaggi principali (ne “Il Ragazzo del Destino” ce ne sono anche troppi!) meritino una credibilità e una costruzione maggiore da quel punto di vista. Ti invito a leggere a proposito di questo “Le Note della Mente”, un racconto breve che ho scritto e che ti può interessare, è scaricabile gratuitamente sulla piattaforma Smashwords:
Link: https://www.smashwords.com/books/view/276691

Il libro è nato grazie ad un evento che ti è realmente accaduto, ma in verità cosa ti ha spinto a mettere su carta questa storia? La semplice esigenza di raccontare una storia, oppure per far luce, chiarezza su alcuni aspetti dell’esistenza umana (per chi non l’avesse letto, il libro fa delle profonde riflessioni sulla natura del destino)?

“Il Ragazzo del Destino” è un invito a non arrendersi, a cambiare la propria vita finché si è in tempo per farlo, a non tornare indietro, ad accettare determinate sfide, persone e situazioni. È un invito anche a scoprire la sofferenza e a farne un punto di forza. Avevo l’esigenza di comunicare questo, ma non ho mai pensato di poter rivelare l’essenza del Destino, poiché ognuno lo interpreta e lo giudica come vuole. Per alcuni è il jolly dentro il mazzo di carte, per altri il gioco stesso.

Passiamo ora alla tua ultima pubblicazione: Gli artigli del Diavolo. Racconta un po’ com’è nata l’idea di scrivere questa storia. In particolare, cosa si troveranno di fronte i lettori, leggendola?

La prima bozza iniziale de Gli Artigli del Diavolo risale a ben cinque anni fa, quando per caso incontrai un irlandese sul treno con il quale parlai di tutto e di niente. Non l’ho mai più rivisto, ma da lui ho preso spunto per uno dei personaggi de racconto.

C’è qualche personaggio de Gli artigli del Diavolo che hai più a cuore, quindi che prediligi in particolar modo, che pensi ti sia riuscito meglio? Perché?

Premettendo che, per fortuna, nel racconto ci sono pochi personaggi principali, devo dire che Amedeo, l’ex compagno di scuola e Davide, la guida turistica, sono i miei preferiti. Mi dispiace invece per Lucrezia, perché, nonostante sia la protagonista, forse avrebbe meritato maggior spazio.

C’è un messaggio, una morale nella tua storia, non so... è un libro che porta a fare delle riflessioni come “Il ragazzo del destino”, oppure è un romanzo di semplice evasione e basta?

Sono dell’idea che ogni lettore in una storia vede quello che in quel momento ha bisogno vedere, a prescindere dall’abilità dell’autore. Una morale c’è sempre, altrimenti scrivere per me non avrebbe molto senso.

Per scrivere la tua storia hai usato “scalette, schede personaggi, uno schema fisso”, oppure scrivevi man mano che la storia ti veniva in mente, quindi di getto? E quanto tempo hai impiegato per scriverla?

Le prime pagine, come ti ho detto, risalgono a cinque anni fa, ma quando ho ripreso in mano il racconto l’ho finito in tre giorni, ma sono stati tre giorni di pura follia. Scrivevo e basta. Avevo un’idea iniziale che è cambiata totalmente durante la stesura. Di solito tengo degli appunti dove scrivo i motivi per cui i personaggi agiscono in un determinato modo, ma che teoricamente il lettore deve comprendere soltanto successivamente.

Un sogno nel cassetto. Qualcosa che ancora non hai realizzato, ma che speri presto si realizzi.

Non lo dico, sennò non si avvera. 

Progetti per il futuro. Qualche anticipazione...

Insieme a un amico di vecchia data sto scrivendo una storia che uscirà ad ottobre 2014, ma non posso aggiungere nient’altro per il momento.

Vuoi aggiungere qualcos’altro, prima di concludere?

Ti ringrazio per l’intervista, è stato un piacere rispondere alle tue domande. =)


Potete leggere l'intervista anche qui: http://terrysfantasy.blogspot.it/2013/09/u...aria-elena.html

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