Una conversazione con..., Armando Ferrara Santocerma

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Terry78
icon12  view post Posted on 26/5/2013, 12:12




1) Ciao Armando e benvenuto nel mio blog. Ti va di presentarti ai lettori?
Raccontaci qualcosa su di te...

Ciao Teresa. Parlare di me mi imbarazza sempre perché non ho molto da raccontare. Sono un curioso, perennemente assatanato di “sapere”, e che dedica parecchio del suo tempo allo studio, nonostante la “tenera” età. Sono del 1951, nato a Brescia, dove vivo. Ho trascorso una giovinezza a dir poco fantastica, perché avere la fortuna di affrontare un’epoca memorabile - come quella a cavallo del Sessantotto - nel momento della crescita, ha segnato il mio percorso intellettuale per sempre. Col tempo le responsabilità e le contingenze mi hanno allontanato dalla mia indole giovanile, tanto da procurarmi una profonda crisi di identità, che ho dovuto sconfiggere scrivendo.

2) Ho letto che ti sei occupato un po’ di tutto, a livello di lavoro, e che poi ti sei cimentato nella scrittura. La tua passione, dunque, quando dove e perché nasce?

Sì, la mia vita lavorativa è stata assai travagliata. Ho rincorso per decenni un benessere che mi richiedeva la famiglia; mi sono sposato giovane e ho cresciuto due figlie fino alla loro laurea. Non ho mai trovato il tempo reale da dedicare a quello che mi interessava veramente. La mia passione letteraria nasce dalle letture; fin da fanciullo sono stato un vorace consumatore di libri, bruciando le tappe in maniera accelerata. A diciotto anni mi rivolgevo a Kafka e Proust dopo aver passato in rassegna gli autori russi - Gogol su tutti - i contemporanei italiani - mitico Pasolini! - e le bandiere fluenti della “beat generation”statunitense. Ogni tanto mi cimentavo nella scrittura di racconti che ho sempre tenuto nel cassetto, con gelosia. Dal 2006 sono, per disgraziati motivi accidentali, “felicemente disoccupato” e la terapia necessaria per combattere la depressione è stata quella di tornare a scrivere, con altro spirito e a tempo pieno.

3) Musica, letteratura, cinema, enigmistica sono da sempre le tue grandi passioni. Pensi che in qualche modo possano influenzare la tua scritture o sono semplicemente delle passioni?

Sono parte integrante della mia scrittura; ho ricercato una metrica anche nella prosa. La metrica è musica e come diceva Leibniz “La musica è un esercizio d’aritmetica segreta e colui che vi si dedica ignora di servirsi dei numeri”.Adoro la musica, ma non sono mai stato un grande musicista. Un buon batterista sì, però. Qual è il compito fondamentale di un batterista? Condurre il ritmo. E il ritmo è uno dei pregi fondamentali del mio libro. Ho accostato ad essa una colonna sonora poderosa che parla di Mahler, Dvorak, Carl Orff ma, soprattutto, che cavalca la mia passione inguaribile per il rock-progressive. Non a caso parte con The musical box dei Genesis e termina con Thick as a brick dei Jethro Tull. Infine l’enigmistica mi permette di intervenire nelle mie storie con i suoi misteri: sciarade, anagrammi, acrostici ed acronimi.

4) Da autodidatta hai intrapreso studi umanistici, filosofici, psicologici e sociologici. Da dove nasce tutta questa passione per queste discipline?


Nasce giusto negli anni del Sessantotto; ero in contatto con ambienti culturali del DAMS di Bologna - che avrei voluto frequentare - e dell’Ateneo di sociologia di Trento. Nella stringente logica della famiglia d’origine ho intrapreso studi tecnici, diplomandomi ragioniere, ma la curiosità per determinate discipline mi ha indotto ad incontrare dei “maestri”particolari: Sigmund Freud e Bertrand Russell. In merito alla letteratura classica non ho certo avuto problemi a leggere di tutto, vista la mia voracità. Così ho coltivato i miei interessi da autodidatta assoluto, appassionandomi a ciò che considero l’avventura più coinvolgente dell’universo: l’evoluzione del pensiero.

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5) Hai scritto il romanzo “Diario dalla polveriera”. Quando e dov’è nata l’ispirazione per scrivere questa storia? Che stile o tecnica hai utilizzato per scriverla (la prima o la terza persona)?

La storia del “Diario dalla polveriera” è un racconto nel racconto; l’ispirazione nasce nel 1971, quando assolvendo all’obbligo di leva, mi ritrovo per caso a svolgere servizio di guardia alla polveriera di Rocca d’Anfo, sul lago d’Idro. Le prime righe del romanzo le scrissi già l’anno successivo insieme a un’infinità di appunti che mi sarebbero serviti ben quaranta anni dopo!
Scrivo in prima persona poiché il protagonista devo essere io, insieme a una sorta di alter-ego, oppresso da un difetto logopatico che lo fa balbettare; già questa è una delle trovate tecniche che hanno più incuriosito, fin qui, i miei lettori.

6) “Diario di una polveriera”... Brevemente, di cosa parla e perché hai scelto questo titolo per la tua opera.

Nella cornice magica della Rocca d’Anfo due militari stringono una solida amicizia; uno dei due è ossessionato da una singolare filosofia di vita basata sulla goliardia e sulla messa in atto di scherzi geniali, a dispetto dei compagni e della gente del paese di Anfo. L’eco di quella tragedia, prima accennata, induce i due ragazzi a preparare una burla colossale e congegnata per gradi (qui ho sfruttato la passione enigmistica) che sfocia nell’apparizione reale dei fantasmi. Il protagonista, nel frattempo, intreccia una relazione passionale con una giovane locandiera del posto che, sofferente di claustrofobia ambientale, cerca un suo spazio di emancipazione. Lo scherzo si realizza, anche se il caso crea ad arte l’imprevisto.

7) Infine, quale consiglio di scrittura senti di dare ai lettori? Spiega brevemente come scrivi le tue storie: c’è un momento della giornata in cui ti senti maggiormente ispirato? Deve esserci una particolare atmosfera attorno o scrivi benissimo ovunque?

L’unico consiglio saggio che mi sento di propinare è quello di lasciarsi trascinare dalla narrazione. Quando scrivevo, decenni addietro, pestavo i tasti di una Olivetti ed era obbligatorio rintanarsi nel fresco della taverna, più per non disturbare gli altri che per una mera concentrazione. Ora mi crogiolo al computer, nella stanza e nella situazione che più mi aggrada, e, possibilmente, con la musica a palla!
Certo, se proprio devo scegliermi una metodologia di scrittura preferisco l’ora della siesta, fino a sera, lasciando la mattina alla meditazione e alla correzione delle idee pomeridiane.

8) Progetti per il futuro. Qualche anticipazione...

Ho terminato da poco una raccolta di racconti, parecchi dei quali scritti in contemporanea col mio romanzo.

9) Vuoi aggiungere qualcos’altro per concludere…

Vorrei aggiungere un invito
L’invito è quello di visitare la Rocca d’Anfo, sul lago d’Idro; pochi la conoscono ed è invece un monumento maestoso e di importanza storica fenomenale, oltretutto incastonato in un paesaggio da favola. Chi volesse leggere il mio romanzo non avrà difficoltà a reperirlo, e chi dovesse trovarlo all’altezza del proprio gradimento è pregato, vivamente, di far funzionare il passa parola mediatico.
Grazie, Teresa. Chi volesse contattarmi mi trova su facebook, e può scrivermi a [email protected].
Buona fortuna e in bocca al blog!

121017AnfoDiario-dalla-polveriera

Potete leggere l'intervista anche qui: http://terrysfantasy.blogspot.it/2013/05/u...do-ferrara.html
 
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0 replies since 26/5/2013, 12:12   63 views
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