Una conversazione con..., Debora De Lorenzi

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Terry78
icon12  view post Posted on 7/5/2013, 16:00




1) Ciao Debora e benvenuta nel mio piccolo spazio. Leggendo la biografia si può ben intuire chi ti ha ispirato e trasmesso il desiderio di scrivere e diventare scrittrice: tua nonna (se non erro), perché “mirabile racconta storie”. Infatti, fin da piccolina intrattenevi amici, sorella e cugini con le tue storie. Ecco... come avveniva una serata-tipo: parenti e amici si sedevano attorno a te e tu iniziavi a raccontare una storia? Che storie raccontavi principalmente? Erano solo orali i tuoi racconti, oppure subito dopo che le raccontavi le scrivevi su un quadernetto?

Ciao, grazie per avermi invitata. Sì, la passione per i sogni, per le storie è stata alimentata da mia nonna materna, proprio quando ero piccina. Ogni volta che ci capitava di ritagliarci un momento di pace, la nonna mi sedeva sul tavolo davanti a sé, oppure si accoccolava vicino a me nel letto, o anche mentre puliva la verdura nel garage di casa ed io le ronzavo attorno, LEI raccontava… e ancora racconta, ai miei figli e a noi nipoti. Senza rendermene conto, io ho iniziato a fare come lei… Ero una bimbetta tutta occhi, un po’ “selvatica”, in continua ricerca d’emozioni. D’inverno leggevo a profusione, d’estate passavo le mie giornate tra campi e orti, con mia cugina Michela sempre a fianco. E poi, c’erano tutti gli altri miei cugini e i bambini del paese con cui facevamo “banda”. E’ a Michela e alla nonna per prime, e poi a tutti loro, che raccontavo, dove capitava, quando capitava: i miei sogni notturni, quelli a occhi aperti e fiabe inventate per ognuno dei miei compagni di gioco, in cui loro stessi erano personaggi incantati, protagonisti di bizzarre avventure. Sulle trame dei miei racconti, facevamo anche dei giochi. Ti spiego: se raccontavo che eravamo cavalieri reali alla ricerca di un cofanetto magico protetto da un drago feroce, ognuno assumeva nome e ruolo indicato nella storia, la cantina diventava una grotta, la vecchia scatola di sigari il cofanetto e iniziavamo la ricerca… A ripensarci ora, ho avuto davvero un’infanzia stupenda.
Poi è nata mia sorella Stephanie, io avevo già diciotto anni e così lei è diventata la mia ascoltatrice prediletta. Le fiabe non le bastavano mai… “Ancora una, Tata”, mi chiedeva… Quelle storie improvvisate, che raccontavo, non le ho mai scritte. La scrittura la riservavo a me stessa. C’erano dei quadernetti che la nonna mi comprava, che io riempivo di vicende fantastiche in cui io stessa mi perdevo. Ma quelli erano privati, solo per me. Una volta terminato il quaderno, lo bruciavo nella stufa della nonna e ne iniziavo uno nuovo…

2) Quale genere letterario prediligi “utilizzare” per raccontare le tue storie? Perché?

Il mio modo di scrivere è del tutto istintivo, senza proponimento. Per ora ho “partorito” romanzi che sono stati classificati nella narrativa Urban Fantasy. Forse è per via di tutte quelle fiabe… chissà.

3) Quando hai deciso di mettere i tuoi sogni su carta? Chi o cosa ti ha spinto a scrivere il tuo primo libro?
La “colpevole” del mio avvicinamento all’editoria è mia cugina Michela. Condividiamo la passione per la lettura e in particolare il Paranormal e l’Urban fantasy. Stanca di leggere le brutte copie della Meyers, che arrivavano in Italia dopo il successo della saga di Twilight, mi ha chiesto di scrivere qualcosa per lei. Così, le ho confezionato su misura “Maledetto Libero Arbitrio”. Le è piaciuto tanto che mi ha convinta a tentare di pubblicarlo.
4) Nel 2011 partecipi al concorso indetto dalla Butterfly edizioni (“Parole di carta”) e lo vinci, arrivando prima. Pubblichi così “L’imbroglio dell’anima”. Facendo un paragone con il libro che hai pubblicato quest’anno con la Butterfly (Un fiore d’ombra), pensi che la tua scrittura sia cambiata? Quali sono le differenze, quali le somiglianze tra i due libri pubblicati con la Butterfly edizioni?
Vincere quel concorso, è stata una bella soddisfazione. La mia scrittura è diversa, perché sono maturata (solo in termini di scrittura ovviamente), e anche perché “Un fiore d’ombra” è un romanzo diverso dal suo predecessore. L’Imbroglio dell’anima è più prosaico, a tratti anche ironico. C’è una base storica che introduce e giustifica le vicende di una serie numerosa di personaggi appartenenti alla famiglia Mc donnell. Un fiore d’ombra invece è più “ombroso”, se mi passi il termine. Emotivamente più intenso e si legge in un fiato. In quanto alle somiglianze, vediamo… la magia e la suspense, la passione, le protagoniste principali sono Donne (non hanno niente a che vedere con le solite ragazzine e le feste di liceo), parecchi colpi di scena e c’è una sorta di dibattimento profondo nell’animo umano.

5) Nel tuo libro, “Un fiore d’ombra”, la protagonista è Amina, una ragazza bella e misteriosa che si trova a dover prendere una decisione: ripudiare il male o seguire il richiamo di un amore irraggiungibile. Quindi, nel tuo romanzo ci sono due componenti essenziali: la lotta tra il Bene e il Male e l’amore. Come hai descritto l’uno e l’altro tema senza cadere nei soliti cliché?

Mi credi, se ti dico che non lo so? Non è premeditato. Io inizio a scrivere, senza sapere cosa ne uscirà. Ti assicuro che una volta terminato il romanzo, quando lo rileggo, io stessa ne rimango sorpresa.

6) Infine, quale consiglio di scrittura senti di dare ai lettori? Spiega brevemente come scrivi le tue storie: c’è un momento della giornata in cui ti senti maggiormente ispirata? Deve esserci una particolare atmosfera attorno o scrivi benissimo ovunque?
Niente consigli. Ci sono già tanti saccenti. Io scrivo per me stessa principalmente, perché ne ho bisogno, perché mi fa stare bene, perché ho la testa piena di così tante storie che le DEVO raccontare. L’ora d’ispirazione… sì, l’ora di cena. Devo ancora scoprire se è il mio subconscio che vuole evitarmi di cucinare, o se proprio è il mio orario ideale… A ispirarmi può essere qualsiasi cosa, una frase, un’immagine, un suono… e la mia mente inizia il suo viaggio ideale. La pioggia, la nebbia, i boschi, il mare d’inverno, il crepuscolo, sono atmosfere che mi mettono nel giusto stato d’animo per scrivere. Il buio, la musica e il mio Pc sono elementi essenziali.

7) Progetti per il futuro. Qualche anticipazione...
Non faccio progetti a lunga scadenza, vivo piuttosto alla giornata, anche perché cambio idea, tanto frequentemente quanto cambia il tempo. Sto lavorando al mio quarto romanzo, questo posso anticiparvelo, e vi confido anche che ho già abbozzato altri lavori. Che cosa ne farò? Staremo a vedere.

8) Vuoi aggiungere qualcos’altro, prima di concludere?
Voglio solo ringraziarti per il tempo che hai voluto dedicarmi, e salutare te e tutti quelli che leggono i miei romanzi e quanti hanno letto questa intervista. Spero di non avere annoiato nessuno.

Potete leggere l'intervista anche qui: http://terrysfantasy.blogspot.it/2013/05/u...de-lorenzi.html

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