Una conversazione con..., Marie Albes

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Terry78
icon12  view post Posted on 3/5/2013, 07:42




1) Ciao Marie e benvenuta nel mio piccolo spazio. Tu scrivi principalmente per far sognare la gente con la tua scrittura. Ma ti piacerebbe che magari un domani diventasse un vero e proprio lavoro? Se sì... cosa faresti per prima cosa?

Ciao Teresa e ciao a tutti i lettori. Parto subito rispondendo alla tua domanda: uno dei miei sogni è proprio quello di diventare una scrittrice a tutti gli effetti, mi piacerebbe girare nelle varie parti del mondo per seguire i miei fans, fare reading in diverse lingue e imparare ogni volta qualcosa da coloro che hanno amato le mie opere. Per cui sì, vorrei che diventasse un lavoro a tutti gli effetti e sono molto risoluta a lottare per raggiungere il mio sogno.


2) “Dryadem” è la tua opera prima. Come è nata l’idea di scriverlo? E perché l’hai intitolato così?

Ti sembrerà strano, ma non ricordo precisamente da dove sia nata l'idea, so che in un certo momento della mia vita ho iniziato a pensare al personaggio di Ayres, poi il libro ha preso vita indipendente man mano che lo scrivevo. Riguardo al titolo, vi lascio la suspense poiché è molto collegato al contenuto!


3) “Dryadem” è il primo libro di una trilogia. Come mai hai sentito l’esigenza di scriverlo in tre volumi. Qualche anticipazione sugli altri due libri... quali personaggi, ad esempio, appariranno quali invece scompariranno o saranno maggiormente approfonditi...

Tre è il numero perfetto e odio le saghe infinite, tendono a perpetuare per speculazione e il contenuto va a scemare. Detto questo, ho deciso di strutturare Dryadem in una trilogia seguendo il mio istinto, l'opera che avevo in testa, e perché trovo appunto il tre il numero perfetto per una saga.
Riguardo alle anticipazioni... Top secret! Leggete Dryadem e vediamo se vi stuzzica la curiosità!


4) C’è qualche aneddoto curioso legato alla stesura del tuo libro? Quanto tempo hai impiegato per scriverlo? C’è stato un momento in cui volevi mollare tutto e rinunciare o hai scritto il romanzo molto ispirata?

Onestamente? No. Ho scritto il romanzo tutto d'un fiato, poi nel corso degli anni l'ho revisionato, ma non ho mai pensato di mollare tutto e di concentrarmi su altre opere. Certo, ho già steso varie pagine di altri romanzi, ma prima voglio portare in vita, veramente in vita, Dryadem, poi mi occuperò del resto.


5) Ci sono elementi autobiografici nella tua storia o è tutto frutto della tua fantasia? Se sì... quali?

Dryadem è un romanzo distante dalla mia vita, una storia fantastica dove Ayres ha una vita indipendente dalla mia. In ogni caso, credo che ogni scrittore metta una parte di sé dentro ai suoi personaggi, perciò sia Ayres, sia James, che gli altri personaggi – diversi l'uno dall'altro – possiedono una parte di me.


6) In genere, come hai raccontato la tua storia: in prima o in terza persona? Come mai? Secondo te, che difficoltà presentano l’uso dell’uno o dell’altra? E invece in cosa è più semplice l’uso dell’uno o dell’altra?

Dryadem è scritto in prima persona e non ho fatto a caso questa scelta: credo che la prima persona ti permetta di “entrare” nel personaggio, fondendo i suoi pensieri con i tuoi. Non disdegno però la scrittura in terza persona, anzi, mi piace molto e i alcuni dei miei prossimi romanzi saranno proprio scritti del punto di vista onnisciente.
Riguardo ai pro e ai contro delle tue tipologie, se la prima persona ti permette di entrare nella testa del personaggio principale, dall'altra parta ti fa restare fuori dalla testa dei personaggi con cui si relaziona il protagonista, proprio come nella vita reale non si è in grado di leggere nella mentre altrui: si può intuire dallo sguardo, dedurre, supporre, ma sempre di dubbio si parla.
La terza persona, contrariamente, ti permette di entrare nella mente di tutti i personaggi, di fare contemporaneamente delle “riprese”, per dirla dal punto di vista cinematografico, di ambienti e situazioni anche distanti nello spazio; ma per logica, è più distante dal singolo pensiero.


7) Più in generale, quale personaggio è stato per te più difficile o più facile da rendere sul foglio? E perché? Quali difficoltà mostrava?

Il personaggio che mi ha dato più problemi è stato l'antagonista, per il semplice fatto che il “cattivo” è sempre un personaggio molto difficile. L'essere diventato “cattivo” non è casuale, ma è la conseguenza di fatti ed esperienze molto significative accadute durante la sua vita, che hanno cambiato il personaggio da quello che era una volta, per renderlo una persona peggiore. A tutto questo si somma l'indole negativa che o si ha, o non si ha.
In generale, i rapporti causa-effetto sono sempre molto complessi.


8) C’è qualche personaggio, magari secondario, che ora rileggendo il tuo libro avresti voluto maggiormente approfondire, dandogli più spazio? Se è sì quale e perché?

Al momento no, ogni personaggio è al suo posto, almeno nella mia mente, ma magari domani mi sveglierò e dirò: “No! Lui doveva avere più parte nel dialogo”, quien sabe.
E poi, come dice Jean Rostand: “Il mio libro è terminato oggi, lo sarà domani?”.


9) Hai voluto dare una morale alla tua storia o è soltanto un libro d’evasione e basta? A quale pubblico pensi si rivolga? Chi vorresti raggiungere con la tua scrittura?

Questa è una domanda molto intelligente. Tra le pagine del mio libro ho messo molti spunti per riflettere e spero che siano percepiti da tutti. Si può leggere solo al “primo livello” e considerarlo una storia essenzialmente nata per far sognare, ma spero che in tanti scendano al “secondo livello” e pensino: “Cavolo, in effetti...”

Riguardo al pubblico a cui mi rivolgo, è molto relativo. Non è un romanzo per bambini, ma dai 13/15 anni in su credo che non abbia limiti di età. Tendenzialmente il fantasy ha una target di vendite “young adult”, ma mi è capitato di vedere lettori più avanti con l'età che hanno letto Dryadem e l'hanno apprezzato tanto quanto un venti/trentenne.
L'età, in fondo, è solo un numero.


10) Vorresti citare un passo significativo spiegando ai lettori del blog il perché della tua scelta?

"Della vita, ho assaporato il dolore,
così gustoso, come l'amore;
ma così letale, come un'illusione.
E forse era realmente solo un'illusione,
il miraggio di quel sentimento così forte.
Ma non importava,
nulla importava più ormai.
Nel bene o nel male, io lo amavo."

Chi mi segue su Facebook o Twitter o chi per puro caso è passato dal mio sito, conoscerà questa frase, che è quella che ho messo anche in quarta copertina.
Ho scelto questa perché la amo particolarmente.
La vita in sé è un arcobaleno di sentimenti: dolore, amore, passione, odio e vendetta. Ognuno di questi sentimenti ha dentro di sé una parte giusta e una sbagliata. Da sempre l'uomo ha cercato di spiegarli, di razionalizzarli, ma alla fine resta il fatto che si ama senza sceglierlo, senza una ragione e spesso si prova dolore esattamente nella stessa maniera in cui si ama. In entrambi i casi, il mondo cambia di colore.
Riguardo agli altri due, odio e vendetta, sono molto collegati al binomio causa-effetto di cui parlavo prima.

Ogni sentimento, in sintesi, non va sottovalutato perché è un'esplosione di emozioni.


11) Infine, quale consiglio di scrittura senti di dare ai lettori? Spiega brevemente come scrivi le tue storie: c’è un momento della giornata in cui ti senti maggiormente ispirata? Deve esserci una particolare atmosfera attorno o scrivi benissimo ovunque?

Leggete. Quella è una cosa da cui non si può scampare: se non leggi, non puoi scrivere. Non potete chiedere a una persona che non ha mai amato di spiegarvi l'amore.
Ma leggere non basta, bisogna anche scrivere e scrivere; scrivere e strappare i fogli che non vi piacciono; scrivere e cancellare, autocriticarsi e accettare le critiche.
Riguardo al tempo o all'atmosfera, non fa differenza. Sì, mi piace scrivere di sera, ma ho spesso dei momenti puramente casuali in cui devo scrivere, sennò poi dimentico l'idea.


12) Un sogno nel cassetto. Qualcosa che ancora non hai realizzato, ma che speri presto si realizzi...

Il mio sogno nel cassetto lo potete trovare sul sito de La Feltrinelli, ossia, quello di cui vi ho parlato fin'ora. Poi, ogni essere umano non ha uno solo sogno ma ne ha mille, infiniti e unici.


13) Progetti per il futuro. Qualche anticipazione...

Tendenzialmente sono una lavoratrice, per cui nel mio futuro c'è molto lavoro e, ritornando alla prima domanda, spero che nel vocabolo “lavoro” sia inclusa anche la carriera da scrittrice. Poi voglio migliorarmi, vorrei cimentarmi in scritture di diverso tipo, non ho intenzione di rimanere attaccata a un solo genere.


14) Vorresti aggiungere qualcosa prima di concludere...

Che dirvi... La strada che sto intraprendendo è lunga e tortuosa. Potrò cadere, mi voglio rialzare. C'è anche la possibilità che il mio sogno rimanga appunto della materia di cui sono fatti i sogni: eterea. In quel caso, credo nel destino per cui voleva dire che non era scritto che diventassi una scrittrice; ma finché un oracolo non scenderà e mi dirà: “Marie... Molla per favore.”, ho intenzione di lottare. Rendo l'idea?

Potete leggere l'intervista anche qui: http://terrysfantasy.blogspot.it/2013/05/u...arie-albes.html

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