Le Spade Di Fennor - Il Castello Segreto, Capitolo 1 - L'ECLISSI

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kk10
view post Posted on 21/2/2013, 17:00




Capitolo precedente: https://scrittoricreativi.forumcommunity.net/?t=53750329
Questo è il primo capitolo vero e proprio. Buona lettura a chi la inizierà :P

Capitolo 1
L’ECLISSI



Il vento soffiava forte, e i rami spogli degli alberi si muovevano al suo passaggio. I comignoli di alcune case sbuffavano nuvolette grigie di fumo, accesi dai più mattinieri: l’inverno era arrivato da qualche settimana, e il freddo si faceva già sentire. Le nuvole alte viaggiavano nel cielo, che si tingeva a poco a poco del rosa della tenue luce dell'alba: il sole stava sorgendo dietro le grandi montagne innevate che circondavano la Vallata.
Era l'inizio di una nuova giornata. Ma quello non era un giorno qualsiasi.
Il vento cresceva da est, gelido e pungente, mentre il borgo si risvegliava da un’altra nottata di apprensione e sconforto. Erano ormai anni che Fennor viveva in un grande incubo, poichè da quella notte di trenta anni addietro, tutto era cambiato.

Ravelbow era rimasto il piccolo e grazioso paese di tre decenni prima: sebbene i tempi fossero oscuri e tenebrosi e il futuro dell'intero reame fosse avvolto nell'incertezza e nel pessimismo, la cittadina cercava di vivere il più possibile in un clima di apparente serenità.
Già il gallo cantava, e tutto il borgo si era svegliato e aveva ricominciato le sue attività: le donne aprivano le finestre di casa sui balconcini, le famiglie facevano colazione insieme, e dalle finestre aperte provenivano deliziosi e dolcissimi odori di vivande mattutine.
Il sole splendeva basso a est, coperto da soffici nuvole bianche, che solcavano il cielo, ormai tinto di un azzurro chiaro come il mare. Ravelbow si era risvegliata dal suo sonno, e davanti a tutti si presentava una giornata soleggiata, ma alquanto fredda e ventosa.
I boschi della fertile Valle di Dothran ricoprivano il territorio dalle montagne fino al fondovalle, e in certi punti si estendevano fino a pochi minuti di cammino dal paese. Essi offrivano alla gente la legna necessaria per riscaldare le proprie abitazioni: si vedevano spesso persone che vi si recavano per tagliare i rami degli alberi e gli arbusti più bassi.
Era proprio lì, ai margini della foresta secolare, che, poco distante dal borgo, sotto una imponente quercia, si trovava una piccola casetta bianca. Il suo tetto era composto da travi di ciliegio e i suoi muri ingialliti, segnati dal peso della protuberante radice dell'albero uscita dal terreno, sotto la quale era incastrata l'abitazione.
La casa era stata la dimora di un anziano taglialegna, che molti anni prima l'aveva abbandonata, una volta partito alla ricerca dell’oro nelle lontane e desolate lande dell’estremo est.
Vi viveva adesso un uomo laborioso, un certo Ghealf Wolf, assieme ad un giovane ragazzo di nome Nicholas. Insieme passavano ore a leggere libri, con i quali l’uomo insegnava al ragazzo tutti i suoi saperi. Trascorrevano il tempo a guardare le luminose stelle nelle notti senza luna. Si impegnavano nelle loro giornate a riparare gli zoccoli usurati dei cavalli, poichè quello era il loro mestiere. Entrambi si godevano le piccole cose che la vita aveva loro da offrire, riconoscenti per tutto ciò che gli era stato dato. Ed erano molto legati e grati a vicenda, poichè l'uno era per l'altro ciò che più di ogni altra cosa poteva chiamare "famiglia".
La vita dei due maniscalchi trascorreva tranquilla.

***



Quella mattina, di buon'ora, Nicholas era andato a raccogliere legna ai bordi del bosco: il camino aveva bisogno di rifornimenti in prospettiva del nevoso inverno di Dothran.
Il cesto che aveva poggiato a terra era ormai pieno, e decise di tornare a casa a dar la bella notizia a Ghealf: oltre al camino, che avrebbe fatto scintille con la nuova legna raccolta, per pranzo avrebbero mangiato dei freschissimi funghi trovati nel sottobosco, e anche il loro stomaco sarebbe stato altrettanto contento.
La via che riportava a casa non era lunga, e Nicholas procedette senza fretta lungo il limitare del bosco, tra l'erba ancora brinata, giungendo in prossimità del ruscello.
Uno sbadiglio lo colse d'improvviso. Si fermò sul ponticino di legno che lo attraversava ed ne approfittò per ammirare la Valle attorno a lui, con il volto accarezzato da una frizzante e sostenuta brezza mattutina.
Abbassò lo sguardo e si vide riflesso nel fiumiciattolo che, placido, scivolava sotto i suoi piedi.
Lo scorrere dell'acqua lo faceva sembrare ancor più alto e snello di quello che era. I capelli castani vibravano, mossi dal leggero vento. Tuttavia i suoi profondi occhi verdi brillavano cristallini nella corrente, fermi come le ultime stelle che resistono nel cielo lattiginoso che precede l'alba.
Nicholas si mise in posa davanti a quello specchio naturale, svettando fiero sul ponte come i cavalieri nei dipinti più solenni.
Rise di quella scena e frenò il galoppo della sua fantasia. Gli bastò indirizzare lo sguardo verso la sua mano per tornare alla realtà: purtroppo non stava brandendo uno scudo, ma solo un cestino ricolmo di rami e funghi. Per di più, i calli sulle mani non mentivano sulla sua natura, tutt'altro che nobile.
"Diciannove anni già compiuti, e ancora ti diverti a sognare ad occhi aperti. Non impari proprio mai." si disse a sè stesso.
Scosse la testa, sorridendo. Di cui era pienamente cosciente: amava essere un sognatore. La sua indole curiosa e intraprendente non ne poteva farne a meno. Non era quella la prima volta che si rimproverava per questo, e non sarebbe stata neanche l'ultima, ne era sicuro.
E infatti, tutto d'un tratto, ai suoi occhi il ramo più lungo che fuoriusciva dalla cesta era diventato l'elsa di una spada affilata. Cedette alla tentazione: lo estrasse dal groviglio e, con una presa sicura, lo librò in alto.
Superato il torrente, proseguì il suo cammino, continuando a fendere l'aria con fischi sibilanti.

Giunto alla porta di casa, Nicholas battè tre colpi sordi sul legno massiccio, come suo solito, ma dall'interno dell'abitazione non ricevette risposta. Rimase per alcuni secondi immobile sull'uscio, domandandosi dove fosse mai andato Ghealf.
Accorgendosi di non avere le chiavi dell'entrata principale, si diresse verso il retro, dove si trovava la stalla. I due pony di loro proprietà dormivano ancora, quindi fece molta attenzione a non fare rumore nell'aprire i battenti dell'entrata secondaria.
In quel momento, sulla strada che passava a pochi metri da lui, Nicholas scorse il signor Trevius, il mastro fornaio del paese nonchè loro vicino di casa, camminare a passo svelto in direzione del borgo.
«Signor Trevius, buongiorno!» esclamò con la sua voce brillante verso il minuto vecchietto, che si voltò nella sua direzione.
«Buongiorno a te figliolo... Cosa ci fai già in piedi a quest'ora?» disse l'anziano.
«Levataccia stamattina. Ghealf mi ha chiesto di andare a prendere della legna per il camino. Sa, con questo freddo è bene avere la dispensa piena di arbusti pronti da mettere sul fuoco. Lei come mai così di corsa?» aggiunse Nichiolas. «Non dovrebbe essere già in bottega a lavorare le sue morbide focacce?»
Trattenne a stento un sorriso: sapeva che il punto debole di Trevius era il lavoro; o meglio, teneva così tanto alla sua amata professione che non accettava mai rimproveri sul suo operato in bottega. E Nicholas non si era trattenuto dal punzecchiarlo.
«Ehi giovanotto! Ho ben altro di più importante da fare, come il tuo vecchio e come tutti gli altri membri del Consiglio, oggi.» proseguì il panettiere, evidentemente seccato dalla domanda. «Devo sbrigarmi a raggiungerli. E comunque la mia cara moglie è a lavorare in bottega già da tre ore, ragazzo: tu a quell'ora eri ancora nel mondo dei sogni! Ah la gioventù di oggi...»
Nicholas si lasciò sfuggire una risata: era troppo divertente vederlo borbottare e, ogni volta, cascare nel suo tranello: «Suvvia signor Trevius, lo sa che scherzo. Eppure sono ormai quasi venti anni che mi conosce!»
Il vecchio lo guardò impassibile: molto probabilmente nella sua testa lo aveva già perdonato, ma non voleva darlo a vedere. Nicholas sapeva che era un tipo orgoglioso.
«Ah, questi ragazzi... Ti saluto giovane Wolf!» E si voltò, riprendendo il suo cammino a passo svelto verso il paese.
«Aspetti un attimo!», urlò Nicholas, ripensando a ciò che il vecchio aveva accennato poco prima. «Ghealf non mi aveva detto che aveva un appuntamento con lei e gli altri anziani!"
Il vecchio si voltò e, con aria sconsolata, scosse goffamente la testa.
«Povero mondo... Questi giovani in quella zucca vuota hanno solo lo spazio per ideare marachelle e sciocchezze simili. Usa quella testaccia dura per ricordare quale importante giorno è oggi, invece!»
A quella frase, il suo scaltro cervello gli indicò subito la soluzione.
«L'anniversario del Triste Dì! Che sciocco che sono! Mi scusi per averle rubato del tempo prezioso allora, signor Trevius! Grazie per avermelo ricordato: ho ancora la mente troppo annebbiata dal sonno. Buona giornata e buon lavoro al Consiglio!» concluse Nicholas sorridendo.
Il vecchio lo guardò con un'ultima occhiata e si congedò con un «Arrivederci."
Ma pochi attimi dopo: «Signor Trevius!» gridò di nuovo Nicholas.
«Che c'è, per diamine?» sbottò il panettiere, girandosi ancora una volta nella sua direzione.
«Potrebbe dire a Ghealf che ho già raccolto la legna e che ci penso io a preparare il pranzo?»
«Va bene figliolo, va bene! Ora lasciami andare, o giuro che la prossima volta che vieni in negozio puoi scordarti la tua fetta di crostata di lamponi! Arrivederci!» concluse il signor Trevius.
Nicholas rise di nuovo, ringraziandolo.
Quant'era buffo quell'esile vecchietto. Gli ritornarono in mente le giornate della sua infanzia, in cui il mastro fornaio e sua moglie Artemisia lo avevano accudito, quando Ghealf era costretto ad assentarsi per via dei suoi giri nelle fiere e nei mercati degli altri paesi.
I coniugi Trevius erano quasi come dei nonni adottivi per lui, sapeva che gli volevano un bene dell'anima. Ma mentre l'amorevole signora Artemisia dimostrava il suo affetto con baci ed abbracci, il burbero signor Trevius preferiva rimanere chiuso nel suo duro ed impenetrabile guscio, e Nicholas quindi si vendicava con la propria quotidiana dose di scherzi.
Ritornando con la mente all'anniversario del Triste Dì, il ragazzo concluse che molto probabilmente il vecchio Ghealf non avrebbe fatto ritorno a casa prima del mezzogiorno. Doveva quindi organizzarsi la mattinata: avrebbe finito di leggere quel libro sulle qualità benefiche delle foglie del sottobosco che aveva iniziato qualche giorno addietro, e poi avrebbe cucinato i funghi raccolti poco prima.
Si ricordò anche che il pomeriggio invece era già occupato da un impegno. Al terzo rintocco pomeridiano del campanile, sarebbe dovuto recarsi con Ghealf in piazza a Ravelbow, insieme a tutti gli altri abitanti, per la commemorazione pubblica che veniva celebrata in quella giornata: l'anniversario della caduta dell'ultimo re di Fennor e dell'assassinio della famiglia reale.

Le prime ore della giornata di Nicholas passarono svelte: una volta conclusa la lettura del libro, si recò in cucina. Preparò la tavola in maniera spartana, con una tovaglia di canapa grezza, appena lavata e profumata: due piatti concavi, due cucchiai di legno e due calici ammaccati nel tempo completarono il loro umile banchetto.
Il ragazzo aprì poi gli scuri di tutte e quattro le finestre che si affacciavano verso l'esterno. La tenue luce invernale del sole inondò timidamente la stanza, dal soffitto basso nel quale scorrevano massicce travi di ciliegio, e i suoi arredi rustici.
Mentre Nicholas mescolava la zuppa di funghi che, deliziosa per l'olfatto che ne coglieva l'invitante aroma, bolliva in pentola, la porta d'ingresso di aprì, portandosi con sè una decisa folata di vento, e vide entrare Ghealf.
Riconobbe la statura era alta e la corporatura ancora vigorosa, nonostante la veneranda età che si portava sulle spalle. Gli occhi, contornati da numerose rughe profonde, brillavano di un vivido blu, e una folta barba grigia, assieme a lunghi capelli canuti, gli incorniciava il volto allungato.
Nicholas non sapeva bene quanti anni avesse realmente, l'argomento era una sorta di tabù per il suo mentore, che preferiva definirsi "non più giovane come un tempo" piuttosto che "vecchio e in su con gli anni".
La lunga veste bruna, che cingeva il suo corpo fino a sfregare il pavimento, svolazzò per via del vento che entrava dalla porta aperta: si accinse quindi a chiuderla e, muovendo le braccia conserte per riscaldarsi, salutò il ragazzo.
«Ciao Nick!»
«Ciao Ghealf, bentornato!», rispose Nicholas di rimando. "Tutto bene al Consiglio? Spero che ti sia arrivato il messaggio del signor Trevius.»
«Sì, appena mi ha visto mi ha detto della legna e dei funghi, ti ringrazio.» commentò Ghealf. «Poi ha continuato a farfugliare sottovoce qualcosa riguardo i giovani d'oggi, di quanto siano sbadati e tra le nuvole. Sempre a lamentarsi senza motivo il povero Nedo Trevius.»
«Eh già...», rispose Nicholas, sorridendo al pensiero del vecchietto, voltandosi per prendere la pentola e portarla in tavola. «Comunque è tutto pronto, spero che questa zuppa sia venuta buona! Ora hai tutto il tempo per gustartela e parlarmi per filo e per segno di cosa avete fatto al Consiglio.»
Durante il pranzo Nicholas si fece raccontare da Ghealf di come il Consiglio degli Anziani avesse ricordato la famiglia reale perduta e avesse discusso le novità che giungevano dalle terre dell'est, che come sempre non erano affatto positive.
Passarono poi ai dibattiti sulle questioni legate alle attività quotidiane del borgo. Nicholas ascoltava estasiato e interessato: adorava prestare ascolto al suo maestro, venire a conoscenza delle novità che si raccontavano in paese e apprendere i fatti che l'uomo gli esponeva.
«Per quanto riguarda la commemorazione di oggi pomeriggio, rimane tutto confermato. Ci divideremo in due gruppi e ognuno di questi avrà la sua parte nella cerimonia. Tutti i Sopravvissuti e i membri del Consiglio degli Anziani, come me, prenderanno posto sul palco, in rappresentanza dei superstiti di quella notte. Invece i Nuovi Arrivati, come te e le altre persone giunte o nate a Ravelbow dopo il Triste Dì, siederanno in piazza. Sarà molto toccante.» concluse Ghealf. «Quindi adesso, finiamo il pranzo, ci prepariamo e andiamo subito in paese, così non rischiamo di rimanere in ultima fila!»
Nicholas si disse d'accordo. Già se lo immaginava sul palco, con la sua voce forte e potente, a declamare il racconto di quella notte insieme agli altri Anziani, mentre lui se ne stava in basso in piazza, in mezzo alla folla rapita, ad ascoltarli. Così i sopravvissuti avrebbero ricordato le loro memorie alle nuove generazioni, per non dimenticare.
A Nicholas non dispiaceva affatto essere uno dei pochi giovani membri della comunità di Ravelbow. Lo faceva sentire speciale.

Il piatto che aveva preparato fu tanto apprezzato da venire riproposto per un bis.
Finito di mangiare, i due si alzarono e cominciarono a riordinare la cucina, ancora intenti a parlare e ridacchiare di come il signor Figg, il fruttivendolo, e il signor Millis, il farmacista, avessero trovato un motivo per allestire il loro ennesimo battibecco anche durante la discussione sull'aumento dei prezzi del granturco.
Poi d'un tratto, mentre Nicholas spazzava via le briciole dal pavimento e Ghealf rigovernava le stoviglie, qualcosa scosse paurosamente la casa dall'esterno. Un boato sordo, lontano, ma incredibilmente potente da fare tremare tutto.
Cessò tutto nel giro di qualche secondo.
Nicholas guardò Ghealf, stupito in volto e, pensando subito ad un terremoto, corsero fuori dall'abitazione. Niente all'esterno portava il segno di eventuali danni. Tutto era al suo posto, sebbene in molti, turbati e confusi come loro, si fossero già riversati sulle strade.
Tra questi vide anche la signora Artemisia, tornata a casa dopo aver lasciato il posto di lavoro a suo marito.
«Artemisia!» esclamò Ghealf con voce possente. «Stai bene?»
«Sì Ghealf, ma che spavento! Cos'è stato? Voi state bene?»
Nè Nicholas nè Ghealf ebbero il tempo di risponderle, che il paesaggio attorno a loro iniziò a rabbuiarsi, sebbene fosse passato da poco più di un'ora il mezzodì.
La foresta attorno si fece ancor più scura di quanto già fosse. Il cielo sembrava volgere alla notte e, in lontananza, l'abitato di Ravelbow scompariva nell'oscurità.
Nicholas si guardava intorno forsennatamente, in cerca di una spiegazione plausibile, e come lui tutti gli altri.
"Guardate lassù!", gridò una voce dalla strada, poco lontano.
Udite quelle parole, Nicholas alzò il volto al cielo, in un gesto quasi involontario tanto fu rapido: e vide il motivo di quel misterioso imbrunire.
Il sole, alto poco al di sopra delle montagne, era coperto da una massa oscura, la quale impediva che la luce dell'astro arrivasse a lambire la terra: era la Luna.
«Un'eclissi? Oggi, così, senza preavviso? Nicholas, sei sicuro che non sia arrivata nessuna lettera al riguardo in questi giorni? Nessun astronomo, nè di qui nè di tutto Fennor, ci aveva avvertito!» gli disse Ghealf con tono sorpreso.
Nicholas ammirava affascinato la scena: non aveva mai visto un'eclissi prima d'allora. Fu rincuorato dal fatto che quell'evento improvviso non fosse altro che un fenomeno astronomico.
«Nick, mi hai capito?"
«Si Ghealf, certo.» gli rispose, distogliendo lo sguardo dal cielo. «Non è arrivata nessuna lettere per posta in questi giorni che parlasse dell'avvento di un'eclissi. In effetti è strano che nessuno ne sapesse niente.»
Tornò quindi ad osservare ciò che rimaneva del Sole, con una mano sugli occhi per contrastare il suo continuo bagliore. «E' strabiliante. Guarda che spettacolo che ci offre la Natura quando meno ce l'aspettiamo! Cosa può esserci di tanto male in questo?»
Con la coda dell'occhio notò che anche Ghealf alzò il volto al cielo, ammaliato come lui dall'eclissi. «Sarà stato un errore di calcolo nelle complesse analisi sulle quali gli astronomi si arrovellano ogni giorno.» constatò infine il vecchio.
«Mi sa proprio che abbiate ragione.» intervenne la signora Artemisia. «Meglio così! La cosa che mi ha scosso di più però è stato quel botto sordo di prima, quella specie di terremoto. Meno male che non ha fatto alcun tipo di danno. Se è un po' di buio tutto ciò che dobbiamo affrontare, basta armarsi di fiaccole e candele. Anzi, è bene che vada in paese a comprarne una.»
Nicholas si risvegliò dallo stato d'estasi in cui versava e si ricordò della scossa percepita poco prima: "Ecco, quello è stato un fenomeno piuttosto bizzarro" pensò tra sè e sè.
«Giusto Artemisia. In fin dei conti nessuno si è fatto male, questo è l'importante. Adesso possiamo tornare a fare tutto ciò che abbiamo lasciato in sospeso. Non ci resta che aspettare che l'eclissi finisca e sperare che non succeda di nuovo niente di strano. Ma non ti disturbare di andare fino in paese con questo buio!" aggiunse Ghealf, per poi voltarsi verso di lui. "Nicholas, puoi andare a prendere qualche candela in soffitta, per favore? Ce n'è bisogno. Prendine una in più per la signora Artemisia".
"Certo, vado subito!"

Nicholas superò la soglia della porta d'ingresso, entrando di nuovo nella cucina, benchè gli fosse difficile in quel momento distinguere in che stanza si trovasse: il buio gli permetteva a malapena di vedere dove poggiava i piedi.
Con andatura lenta ma decisa si indirizzò verso le scale che portavano al piano di sopra. Una volta giunto nel corridoio che dava accesso alla camere, aprì la prima porta a destra. Davanti a lui si presentò una seconda rampa di scale, la quale conduceva alla piccola mansarda che fungeva da soffitta.
Quella stanza era di per sè buia ed umida, poichè una sola finestrina circolare le faceva ricevere luce, e in quel momento quindi l'oscurità si sarebbe potuta tagliare con un coltello.
Una volta che i suoi occhi si furono adattati al buio, Nicholas riuscì solo a distinguere le alte pile di scatole, scrigni e bauli che riempivano la stanza. Alcuni mobili vecchi e malandati, adesso coperti di polvere, scontavano lì il loro purgatorio, dopo essere stati tolti dalle molteplici stanze della casa ma evitando, almeno per il momento, di essere gettati via. Ai lati, invece, due grosse librerie contenevano un'infinità di documenti e libri spessi e datati, tra i quali si facevano spazio altri suppellettili ed alcune scatoline: Nicholas sapeva che le candele erano lì dentro, nel contenitore sul ripiano più in alto.
Prese allora una sedia, vi salì sopra, raggiunse la parte più alta dello scaffale e afferrò la scatoletta delle candele.
Ma nel cercare di raggiungerla, si sbilanciò. Sentì la sedia cedere sotto i suoi piedi e, d'istinto, afferrò una mensola del mobile per aggrapparsi. Il suo corpo battè forte contro la libreria, che traballò vistosamente, per poi cadere riverso sul pavimento.
Nicholas si rialzò dolorante da terra, con un bernoccolo in più sulla testa, tossendo per la nuvola di polvere che si era alzata nell'aria. Si accorse che dei libri e alcuni soprammobili erano caduti dallo scaffale, e si chinò per raccoglierli.
Fu in quel momento che il suo udito fu attratto da una dolce melodia meccanica.
Scrutò attorno a sè per capire da dove venisse. Guardando in basso, capì qual era la fonte del suono: un piccolo scrigno ovale, liscio e lucido, in porcellana bianca, che miracolosamente aveva resistito all'urto. Non si ricordava di quell'oggetto: il che era comprensibile, data la miriade di cose che si trovavano in quel posto.
Nicholas si chinò per raccoglierlo e, rialzandosi, lo portò davanti a sè, tenendolo sui palmi delle mani.
In quel momento, il coperchio del curioso scrigno si aprì da solo, con un movimento automatico, e il suono si propagò in tutta la stanza. La melodia era armoniosa e soave, e le note che la componeva erano dolci ma allo stesso tempo molto malinconiche: Nicholas comprese di avere in mano un carillon.
Fu catturato da quella musica così delicata, quasi commuovente e stranamente familiare.
Si accorse soltanto in un secondo momento che il carillon conteneva qualcosa al suo interno, e vi infilò la mano per capire cosa fosse. Al tatto l'oggetto risultava freddo, levigato al centro ma con i bordi irregolari. Tuttavia non seppe riconoscerlo dalla forma. Lo estrasse quindi dal contenitore, sperando di capire di che cosa si trattasse per mezzo della vista, sebbene messa a dura prova dal buio che continuava a persistere.
Con suo stupore, non ci mise molto a comprendere: era probabilmente un oggetto di grande valore, troppo opulento per essere custodito nella vecchia casa di un taglialegna. Fatto di metallo che gli ricordava incredibilmente l'oro puro, aveva le sembianze di una rosa dei venti, con al centro incastonata una magnifica pietra verde, ovale ed estremamente liscia: un medaglione.
Nicholas ne fu meravigliato. E mentre continuava ad ammirarlo, analizzandolo nei palmi delle sue mani, una debole luce verde illuminò, tremolante, la soffitta di casa Wolf.
 
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mocogia
view post Posted on 20/4/2013, 21:36




Veramente un bel lavoro, peccato che il primo capitolo sia già finito :P Mi piacciono molto le tue descrizioni, sono complete ma non forzate... Anche i dialoghi risultano essere molto realistici, dicasi lo stesso per i personaggi... Tuttavia mi chiedo che fine abbia fatto il principe... Non sarà mica davvero Ghealf? <_< Attendo il secondo capitolo! Ma non metterci troppo :lol:
 
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kk10
view post Posted on 21/4/2013, 02:50




CITAZIONE (mocogia @ 20/4/2013, 22:36) 
Veramente un bel lavoro, peccato che il primo capitolo sia già finito :P Mi piacciono molto le tue descrizioni, sono complete ma non forzate... Anche i dialoghi risultano essere molto realistici, dicasi lo stesso per i personaggi... Tuttavia mi chiedo che fine abbia fatto il principe... Non sarà mica davvero Ghealf? <_< Attendo il secondo capitolo! Ma non metterci troppo :lol:

Ahah grazie! Mi fa un gran piacere che ti sia piaciuto :D E grazie per i complimenti, troppo gentile...
Sono sempre stato combattuto sulle descrizioni: a me piacciono molto (sia leggerle che scriverle) ma ho sempre avuto paura di creare un qualcosa di noioso e poco scorrevole da leggere... il tuo commento mi rincuora :D
Beh, posso darti una buona notizia allora: i primi capitoli sono già pronti :P Pubblico subito il 2°, così puoi avventurarti nella lettura! Così ti toglierai il dubbio su che fine abbia fatto il principe....... ;)
Buona lettura e grazie ancora :ciao:
 
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mocogia
view post Posted on 21/4/2013, 14:06




Lo andrò subito a leggere :)
 
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3 replies since 21/2/2013, 17:00   56 views
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