LA PICCOLA PATTINATRICE capitolo 2

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pulcino982
view post Posted on 20/3/2012, 21:47




SECONDO CAPITOLO

1997

Passarono otto anni, Anna crebbe molto e divenne una splendida ragazzina adolescente; il suo corpo aveva già cominciato a cambiare e ad assumere le forme che erano segno della pubertà.
Continuava a portare i capelli lunghi e il suo fascino pulito dettato dai suoi occhi azzurri e dal suo viso fresco non passava inosservato a nessuno e la faceva sembrare una delle ninfe della mitologia greca.
Durante quegli anni aveva studiato e si era allenata molto, diventando una della allieve migliori del corso. Anche a scuola andava molto bene, gli insegnanti dicevano alla madre che aveva buoni voti, che s’impegnava e studiava con serietà.
Margherita non poteva essere più fiera della sua bambina, che dava il meglio di sé a scuola e nello sport.
L’amicizia con Andrea continuava ancora solida e forte: i due ragazzi si volevano molto bene e crescevano insieme, condividendo le esperienze e tutto ciò che la vita offriva giorno dopo giorno.
Anche Andrea era diventato un bel ragazzo e aveva cominciato a darsi la brillantina sui capelli, tanto che aveva cominciato a far palpitare il cuore delle sue compagne.
Entrambi erano ormai entrati nell’età dei primi turbamenti e delle prime cotte ed Anna non si era ancora accorta che l’amico iniziava a provare qualcosa di diverso rispetto all’amicizia di prima, qualcosa che entrambi dovevano ancora scoprire.
Anna, da parte sua, era troppo impegnata con lo studio e lo sport per pensare ai ragazzi e Andrea non si era ancora reso conto che i suoi sentimenti per lei stavano cambiando.
Per quanto riguarda Margherita, invece, nonostante i consigli delle amiche di conoscere un altro uomo, lei aveva sofferto troppo per ricominciare tutto da capo e inoltre, si era promessa di pensare soltanto alla figlia. Un collega le aveva dimostrato più volte il suo interesse ma lei continuava a considerarlo solo un amico. Era molto difficile per lei innamorarsi di nuovo e inoltre, il suo primo amore non era mai sparito del tutto dal suo cuore.
Anche Cristina durante quel tempo non era affatto cambiata: era sempre in forma e continuava a d essere un’ottima insegnante, severa quanto basta perché le sue allieve dessero il meglio di sé.
Stava ritornando l’estate, che si preannunciava piuttosto calda e secca e un pomeriggio di metà giugno, dopo la lezione, Cristina disse alle sue allieve: “Bene ragazze, per oggi è tutto, ma prima che ve ne andiate, ho una comunicazione da farvi: fra tre settimane ci sarà un’audizione per ottenere la borsa di studio che vi permetterà di entrare nella prestigiosa Trinity School di Londra, dove potrete continuare il vostro percorso scolastico nonché approfondire l’inglese e studiare pattinaggio artistico attraverso le lezioni di insegnanti molto validi perchè campioni nazionali. E’ senz’altro un’opportunità fantastica per confrontarsi con pattinatori di vari Paesi europei, studiarli e imparare la loro tecnica per poterli poi affrontare nelle gare. Purtroppo io selezionerò dodici allieve che riterrò adatte per affrontare l’audizione e la giuria ne sceglierà poi tre che vinceranno la borsa di studio per poter andare in Inghilterra.. Lo so che sembra ingiusto, però voi dovete pensare a mettercela tutta e a dare il meglio di voi stesse. Se farete così potete star certe che non dovrete mai essere deluse di voi stesse, anche se non sarete scelte. Perciò, per la settimana prossima, dovrete prepararmi ciascuna di voi un numero; scegliete il pezzo che volete portare entro domani, me lo comunicate e io vi aiuterò a preparalo assieme a Samantha.”
Anna cominciò a lavorare sodo e scelse di portare all’audizione un pezzo tratto da“il lago dei cigni”del compositore russo Čajkovskij, perché adorava la freschezza delle sue sinfonie e della musica che egli aveva scritto per i balletti: in particolare, ne “Il lago dei cigni” il compositore rivelava la sua eleganza e un morbido edonismo attraverso il lirismo della sua musica. Anna era perfettamente conscia che si trattava di un pezzo molto impegnativo ma desiderava interpretarlo con tutto il cuore sin da bambina, quando lo aveva visto fare da altri pattinatori per televisione.
Non appena si era documentata sulla nascita di quel balletto, Anna era rimasta rapita dalla storia romantica del tragico amore tra il principe Sigfrido e la regina Odette, trasformata in un cigno da un mago, la cui figlia Odile, anch’essa mutata in cigno e amata dal principe per errore, causa la morte di Odette per dolore.
Cristina nelle sue settimane seguenti l’aiutò a prepararlo e com’era logico, data la bravura e l’impegno della ragazza, la scelse fra le dodici che avrebbero dovuto fare l’audizione.
Nel frattempo la madre le cuciva il vestito per l’audizione e sapeva che sarebbe stata una piacevole sorpresa per la figlia: era un bellissimo abito di cotone con le maniche lunghe, rosa e la gonnellina laminata, viola, che ricadeva a punte.
Un paio di giorni prima dell’audizione d Anna, Margherita si trovava in casa da sola mentre stava finendo di cucire l’abito, quando cominciò ad avvertire delle forti fitte all’addome, che divennero sempre più frequenti, ma Margherita, per non turbare la figlia, non le disse nulla.
Arrivò così la sera prima dell’audizione e Anna era molto ansiosa.
“Sta’ tranquilla, tu cerca solo di far vedere che vali e di mettercela tutta, vedrai che andrà tutto bene. Appena ti chiameranno tu pensa solo che durerà dieci minuti e poi sarà tutto finito. Ti ho anche portato questo per domani, spero ti porti fortuna.” La incoraggiò Andrea e le porse un portachiavi con un orsetto bianco attaccato. Quel portachiavi aveva un significato molto speciale per loro: era lo stesso portachiavi che Anna aveva comprato all’amico come portafortuna per una gara di karaté sei anni prima, il primo regalo che gli aveva fatto.
“Oh mio Dio, non posso crederci…hai tenuto questo portachiavi tutti questi anni…”
“Certo, dal momento che me l’ha regalato la mia migliore amica. Ora io lo do a te, me lo ridarai domani dopo la gara.”
“Grazie, sei un vero amico. Non so cosa farei senza di te.” Disse Anna commossa, lo abbracciò e gli diede un bacio sulla guancia.
“Per me l’importante è che tu sia felice. Anna, io non voglio influenzare la tua decisione di partire per l’Inghilterra se passerai l’audizione, ma mi mancherai moltissimo.”
“Anche tu mi mancherai, Andrea. Mi mancheranno le nostre serate insieme passate a guardare i nostri film preferiti.”
In quel momento la madre la chiamò per farle vedere l’abito ed entrambi restarono piacevolmente sorpresi dallo splendido abito.
Dopo aver finito di sistemare la cucina, Margherita andò dai ragazzi e disse:”Ragazzi, io vi saluto, vado a letto, perchè sono un po’ stanca e indisposta. Mi raccomando, non fate tardi, buonanotte.”
“Buonanotte signora Levi”.
“Buonanotte mamma”.
“Vedo mia madre piuttosto stanca ultimamente, spero non sia a causa del lavoro.”Confidò Anna all’amico.
“Fare l’insegnante non è facile, avrà solamente un periodo stressante e faticoso, tutto qua.” La tranquillizzò Andrea e Anna scacciò subito quel pensiero, dandogli ragione.
I due ragazzi rimasero ancora un po’ in giardino a guardare le stelle e poi si salutarono.
Anna fece parecchia fatica ad addormentarsi: continuò a girarsi e rigirarsi nel letto finché, a tarda notte, non si assopì in un sonno agitato.
Il giorno dopo si alzò presto e trovò la madre in cucina che le stava preparando una ricca colazione: una bella fetta di torta al cioccolato, fette biscottate con marmellata e caffellatte.
“Buongiorno tesoro. Avanti, siediti e mangia perché devi essere in forze per oggi. Anche se devo essere in classe stamattina perché ho un compito, ti penserò sempre, io sarò lì con te. E telefonami dopo l’audizione, va bene?”
“Va bene, mamma e grazie per avermi preparato tutte queste buone cose.”
Anna rimase tranquilla e serena fino all’arrivo al Palazzetto del Ghiaccio, ma quando vide le facce severe dei giurati, cominciò a essere nervosa e ad avere il cuore che le batteva all’impazzata.
Era la terza in lista e l’attesa si dimostrava essere dura e snervante.
“Anna, la prossima sei tu. Fai un bel respiro e rilassati. Hai bisogno di molta concentrazione. Metticela tutta, so che puoi farcela.” La esortò Cristina.
“Avanti, fa’ vedere ai giurati chi sei e che sei veramente brava. In bocca al lupo.”Aggiunse Andrea.
“Crepi e grazie per il vostro sostegno.” Rispose, abbracciò entrambi ed entrò in pista. Era radiosa con il suo abito colorato e i capelli legati a chignon e la luce dei riflettori e del ghiaccio che brillava la facevano sembrare quasi magica.
Sulla pista le parve tutta un’altra cosa: ad un tratto la tensione sparì e Anna si sentì leggera come una farfalla. Pensò solamente ai passi che doveva fare e si lasciò guidare dalla musica melodiosa; era completamente concentrata, come se i giurati non fossero stati lì guardarla.
“Lo sapevo. Quando pattina è leggera come il cigno che ora sta interpretando. La sua danza è armoniosa e scandisce perfettamente il tempo della musica.” Pensò Cristina a voce alta, commossa, mentre Andrea, per la prima volta, pensò: “E’ davvero bellissima”, guardandola non più con gli occhi di un amico, ma di qualsiasi altro ragazzo colpito da lei.
La giuria, dopo le esibizioni delle ragazze, si radunò per circa un quarto d’ora assieme a Cristina e quando quest’ultima uscì, annunciò alle allieve i nomi delle tre ragazze che erano state prescelte e fra queste, compariva anche Anna. La ragazza, non appena sentì pronunciare il suo nome, non riuscì a credere alle sue orecchie: la giuria l’aveva scelta e ora lei aveva l’opportunità di avere una borsa di studio per la scuola superiore e il pattinaggio a Londra.
Cristina abbracciò le tre ragazze vincitrici e si complimentò con loro.
“Brava Anna, sono contenta che la giuria ti abbia scelto perché hai talento e ti meritavi questa borsa di studio.” Le disse Cristina e poi, rivolgendosi al resto della classe aggiunse “Siete state tutte brave, sono fiera di voi per l’impegno e la costanza con cui avete partecipato alle selezioni e alla gara. Non dovete assolutamente essere deluse, anzi… avrete senz’altro altre possibilità.”
Nel frattempo la madre di Anna, dopo le lezioni, era rimasta da sola in classe a correggere i compiti, quando all’improvviso ebbe un malore e svenne.
Anna stava festeggiando con le compagne e Andrea, quando Cristina si precipitò da lei e, tutta trafelata, le disse: “Anna, dobbiamo andare via. Tua madre si è sentita male e l’hanno portata all’ospedale.” Cristina non fece in tempo a finire la frase che Anna e Andrea salirono di corsa in macchina.
Non appena arrivò al policlinico Gemelli di Roma, Anna trovò la madre seduta sul letto che l’accoglieva con un sorriso.
“Ciao mamma, cos’è successo?” Chiese Anna molto preoccupata.
“Ma niente tesoro, è stato solo un capogiro”.
“Ma non può essere soltanto questo se ti hanno ricoverata. Non è venuto il dottore?”
“Non ti preoccupare cara, si tratta solo di accertamenti di routine, il dottore mi ha già fatto un prelievo del sangue e domani farò anche la risonanza magnetica. Sta’ tranquilla, come vedi sono in buone mani. Tu piuttosto.. so che sei stata scelta per la borsa di studio, sono fiera di te.”La ragazza le sorrise, l’abbracciò e le disse: “Sì, mamma, il mio sogno di diventare una pattinatrice professionista si sta per realizzare.”
Il giorno seguente Margherita fece ulteriori accertamenti, ma il responso dei medici fu come una doccia d’acqua gelata improvvisa: la donna era molto malata e nonostante si potessero fare alcuni tentativi di cura, la percentuale di guarigione era comunque bassa.
Ciò che preoccupava maggiormente Margherita era la figlia Anna, che era ancora piccola per badare a sé stessa. Tuttavia decise di non dire nulla alla figlia, almeno fino a quando le sarebbe stato possibile. Una volta dimessa dall’ospedale, più volte la figlia le chiese se andava tutto bene e cosa le avevano detto i medici, ma la madre le rispose che andava tutto bene e che non doveva preoccuparsi, perché non era più stata male.
La ragazza così continuò, serena e ignara di tutto, a passare le vacanze estive allenandosi e preparandosi mentalmente all’Inghilterra.
Cristina le stava sempre vicina e la faceva lavorare sodo per darle una preparazione adeguata, dato che la Trinity School era una delle scuole più esigenti e difficili e all’esame d’ingresso bisognava essere perfetti.
Con il tempo, le fitte di Margherita cominciarono ad essere sempre più forti e frequenti, tanto che dovette prendere degli antidolorifici per alleviare il dolore.
Nel frattempo si avvicinava sempre di più la data della partenza della figlia per l’Inghilterra e la donna non poté più nascondere la verità, perché la malattia cominciava a intravedersi anche fisicamente: era visibilmente dimagrita e aveva gli occhi infossati. Inoltre la figlia, sempre più sospettosa, non smetteva di chiederle il suo stato di salute.
Così, un triste pomeriggio di fine agosto, quando per l’ennesima volta la figlia, vedendola stanca e sofferente, la pregò di dirle la verità, la donna sospirò e si decise a cacciare fuori al verità.
“Io volevo che ti preparassi bene per la Trinity School, senza farti preoccupare di altre cose, ma ora devo dirti la verità.” Disse: quelle erano le parole più difficili da dire, così, cercando di farsi coraggio parlava lentamente, quasi boccheggiando. Poi d’un colpo, rivelò alla ragazza l’amara verità. “Sono molto malata e ormai sono mesi che non sto bene.”
“Ma puoi guarire, vero?” Le chiese Anna, speranzosa.
“Le cure, credimi, farebbero ben poco ed io non voglio starmene rinchiusa in un ospedale come tuo nonno ridotto ad uno straccio per le cure, che furono inutili…credimi, preferisco passare questi mesi a casa.” La donna si avvicinò per abbracciarla, ma Anna, stordita, indietreggiò.
“Non ci credo..sei una bugiarda!” Mormorò e poi, più forte:”Bugiarda!!” E uscì di corsa, sbattendo la porta.
Quel pomeriggio di settembre cambiò radicalmente la vita di Anna: le sembrava che le fosse caduto il mondo addosso; si sentiva catapultata in una dimensione astrale in cui tutto le era estraneo e lontano. Mentre correva, asciugandosi furiosamente le lacrime, l’unica persona di cui si fidava per rifugiarsi era il suo migliore amico, la sola persona di cui in quel momento avevano estremo bisogno.
Non appena Andrea aprì la porta, la ragazza gli si gettò fra le braccia e le ci volle un bel po’ per calmarsi e raccontargli tutto. L’amico, molto dispiaciuto per la madre, cercò di infonderle un po’ di speranza e la consolò, tenendola stretta e accarezzandole i capelli, finché lei, stanca, non si addormentò nel suo letto. Il ragazzo pensò allora di chiamare Margherita per avvertirla che la figlia era lì e che poteva stare tranquilla. Dato che la ragazza dormiva profondamente e che aveva bisogno di riposare, non la svegliò e per rispetto di Anna, lui prese una sdraio per riposare.
La giovane si svegliò a notte fonda, di soprassalto ed era così agitata che si svegliò anche Andrea.
“Mi sono addormentata..” Mugugnò, ancora con la voce impastata. “Ma che ore sono?”
“E’ mezzanotte, ma sta’ tranquilla…ho avvertito io tua madre che sei qui.”
Quelle parole fecero tornare la ragazza all’amara realtà: non era stato affatto un brutto sogno e riprese a piangere.
“Coraggio, sono qui con te.”
La ragazza cercò di calmarsi e chiese“Ma perché non mi hai svegliata?”
“Volevo riposassi tranquilla, ne avevi bisogno.”
“Mi dispiace, ho occupato i tuo letto, starai scomodo su quella sdraio. Perché non ti corichi vicino a me?”
“Non fa niente e poi…beh ecco…sì insomma…non siamo più bambini.”
“Ma io ho bisogno che tu mi stringa forte. Ti prego, vieni qui.”
Il ragazzo fece come le aveva chiesto e si mise accanto a lei, abbracciandola. Anna si sentiva vuota e smarrita e l’amico riusciva a darle un po’ di conforto. I due ragazzi avevano dormito spesso insieme dopo cena, quando erano bambini, ma quando poi Anna era diventata donna, Margherita aveva spiegato a entrambi che stavano crescendo e non avevano più l’età per dormire insieme, perché solo da sposati un uomo e una donna potevano farlo.
Ora che Andrea si era accorto di provare qualcosa che andava al di là dell’amicizia, si sentiva in imbarazzo condividere lo stesso letto con lei, ma l’amica aveva bisogno più che mai di affetto e quindi non poteva tirarsi indietro.
“Ogni volta che ripenso a quello che mi ha detto mia madre mi sembra i cadere in un pozzo nero senza fine…” Biascicò “E sapere che fra pochi mesi lei non ci sarà più, mentre io ho ancora tanto bisogno di lei…e poi l’Inghilterra”
“Viaggiare ti farà bene, vedrai.”
“Come posso lasciare il Paese sapendo che lei sta male?”
“Andrà tutto bene, vedrai.” Cercò di rassicurarla, accarezzandole il viso.
“Ehi, ti ricordi quando da bambini imitavamo Sandokan?” Disse per sdrammatizzare un po’.
“Sì, io ero Marianna.”
Andrea era riuscito, perlomeno per qualche istante a distrarla e sperava che la ragazza riuscisse a reagire.





 
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