| Nel quartiere dove vivo, a Roma, una piccola libreria indipendente rischia di chiudere baracca dopo otto anni di onesto e ammirevole esercizio. Un'altra, sempre piccola e indipendente sita in un altro quartiere contiguo, sta per avere la stessa sorte. E lo stesso vale per altre che si trovano in difficoltà. E' tutto molto triste e angosciante perché temo l'effetto a catena. Certo, sembra essere uno degli effetti della crisi. Ma è soltanto questo? Si dice che in Italia si legge poco e sempre meno, allora mi chiedo perché le grandi catene di librerie sono sempre strapiene di gente. Cosa ci fa? Cazzeggia? E' probabile. Detto questo, voglio credere che ogni buon appassionato di libri vada a scegliersi i capolavori preferiti nella piccola libreria di fiducia, quella in cui è meraviglioso chiedere e scambiare opinioni con il libraio. Un po' come quando si va (si andava!) a comprare un buon prosciutto in bottega. E' la cultura da ipermarket che ci sta annientando e alienando. Preferiamo acquistare velocemente e a testa bassa, sperando che nessuno ci dica nemmeno buongiorno. Ed è più o meno ciò che avviene quando mi capita di comprare dei libri alla Feltrinelli, alla Mondadori, al Melbookstore. File alla cassa, tutti nervosi, coi soldi in mano, vogliosi di uscire il più in fretta possibile. Il piacere di aver scelto un buon libro passa in secondo piano. Ignoriamo la solennità e la tranquillità della scelta, del parere di qualcuno, etc, etc. Certo, nella piccola libreria non c'è tutto, perché noi vogliamo tutto sotto gli occhi. Cosa che personalmente aborro. In conclusione, chiedo a me stesso e ai lettori di riflettere un attimo prima di acquistare un libro. Oggi sono andato a comprare alcuni testi nella libreria in crisi di cui vi ho detto all'inizio. E' stato bellissimo, sereno, divertente, umano. E' stato come acquistare il prosciutto dal mio bottegaio di fiducia. C'è stata relazione. C'è stato scambio. Da oggi in poi, proverò ad andare sempre nelle librerie indipendenti, per sentirmi più vivo, più umano, per scacciare l'ombra dell'alienazione sociale. E anche per non alimentare ulteriormente i Mostri del Commercio. Non voglio giudicare (ma forse l'ho fatto), voglio soltanto invitare me stesso e voi a tentare di non far morire ciò che di buono resta del nostro mondo. Spero con tutto il cuore di non trovarmi costretto, in futuro, a dover scegliere un libro solo ed esclusivamente nelle grandi catene. Spero vivamente che le librerie indipendenti resistano a lungo. Per sempre. Perché è bello. Perché non è triste.
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