It's a long way to the top - Part I

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billiesimon
view post Posted on 23/12/2011, 18:30




Fabio stava camminando lungo il marciapiede metà grigio e metà rosso, metà pedonale metà ciclabile, di via Tiziano, assorto, come spesso gli accadeva, nei suoi penseri a tratti fantasiosi a tratti malinconici. La via era ancora grigia, e il ragazzo la trovava alquanto fastidiosa, lì, a quell’ora, alle dannatissime otto del mattino, tutti i giorni, stesse scarpe, stesso zaino, stessa vita; continuamente. Forse la sua peggiore malattia poteva essere definita “pigrizia insoddisfatta”, voleva dare una svolta alla sua vita, alle sue abitudini... ma che dico, perdere le abitudini. Come diceva un suo compagno di classe: “le abitudini sono una pessima abitudine!”
E nel frattempo tuonava piacevolmente nelle sue orecchie Rock and Roll Singer degli AC DC, che amava gustarsi nelle cuffie ogni mattina in autobus e per parte del tragitto verso il liceo, sempre che non incontrasse qualcuno lungo la strada. Ma a volte, incrociando qualcuno che conosceva, accadeva che si intendessero al volo, come un tacito accordo di non mettersi a parlare con l’altro, solo camminare fianco a fianco, e ascoltare ognuno la propria musica. Era una cosa che aveva dell’incredibile, ma era così!

Entrato in classe, posò lo zaino, salutò distrattamente i compagni con cui era meno in confidenza, e un high five con i compagni più intimi. “Vado fino in bagno, ci si becca giù alle macchinette del caffè.” “Ok, bro.”
Entrò nel bagno, che come sempre manteneva quell’aspetto spento e dimesso, per non dire caotico, con cui lo lasciavano sempre le bidelle, per poi giustamente incolpare gli studenti. “Eh, bè! Ci mancherebbe altro che non lo facesserò!” Disse tra se e se Fabio, ridendo sommessamente. Si sistemò i capelli un po’ lunghi che portava di recente, e ne approfittò per darsi un’occhiata.
Era alto 1,75, magro, capelli castani scompigliati e un po’ lunghi alla Beatles, dicevano i suoi compari, un fisico snello, un aspetto da sedicenne ben cresciuto, ma una carta d’identità che segnava 18 anni appena compiuti, e due occhi castano scuro penetranti e spesso semichiusi e assorti in pensieri che restavano solo suoi. Il volto lo teneva perennemente rasato, non aveva senso tenersi la barba, ne aveva poca, e inoltre detestava tenerla, come detestava certi stronzetti della scuola che portavano sempre quei fastidiosissimi baffi da figlio di buona donna. Prese il pennarello nero, e scrisse sul muro una delle pochissime scritte che avesse mai lasciato in 4 anni di carriera scolastica sui muri: “I’m not a number! I’m a free man!” La leggendaria citazione da una canzone degli Iron Maiden, The Prisoner. Uscì dal bagno soddisfatto, era dal risveglio che sentiva il desiderio di lasciare quel verso sul muro, sentiva che era una cosa giusta da fare e che avrebbe giovato a chi l’avrebbe vista.

Scese le scale e raggiunse i suoi compari Marco e Leo al piano terra, stavano discutendo sull’utilità di inserire o meno un bar all’interno della scuola, visto che secondo Marco il paninaro delle undici non era sufficiente a “soddisfare i bisogni quotidiani degli studenti”. I soliti discorsi da cazzeggio, pensò tra se e se Fabio, sorridendo. Presero a parlare di tipe, come facevano spesso prima di lezione, o anche tornando a casa. Leo era un tipo alquanto pratico in materia, se la cavava più che bene, e nella sua breve vita di diciottenne aveva totalizzato un numero niente male di morose, amiche di sesso, e pomiciate occasionali in disco. Era uno tosto, sicuramente, ma non gli avresti dato neanche mezzo centesimo a vederlo, perché era uno che la vita la prendeva alla leggera, senza pensare, senza farsi problemi, o, come dicevano sempre le madri represse e bigotte degli altri, “uno scavezzacollo”. Leo non raccontava tutto di se, però se glielo chiedevi ti diceva un sacco di cose, mentre Marco era più modesto, aveva la ragazza da 8 mesi, e non aveva mai apprezzato i cambi repentini di compagne, preferiva di gran lunga le storie lunghe e stabili. Fabio, dal canto suo, non aveva mai manifestato un vero e proprio interesse per l’altro sesso, era costantemente attratto dalla musica, dalla sua chitarra, e dallo skate. Sul versante “ragazze” sembrava non essere mai tanto maturato, né sembrava gliene fregasse qualcosa, visto che il più che faceva era un apprezzamento di sfuggita su qualche ragazza di passaggio con gli amici. “Allora, Fabietto, trovata qualche fighetta che ti interessa? Siamo ormai ad aprile, e sarebbe figo se ti facessi qualche tipa prima di arrivare in quinta. Sputa il rospo!” lo aveva incalzato Leo. “Ti dirò, una curiosità ce l’ho... hai modo di presentarmi la Valentina?” “Ma chi? Quella di terza A?” “Hai colto nel segno! L’ho scoperta l’altro giorno mentre parlavo con Elena, conosce la sua amica Giada, e mentre io parlavo con Ele stavano chiacchierando loro due; dopo che se n’era andata ho chiesto loro chi era quella ragazza.” “Potevi presentarti, o introdurti nel discorso mentre era ancora presente Valentina, no?” “Eh, ma non mi era venuto in mente, e poi non sono abituato ad interrompere i discorsi di chi non conosco.” Leo lo guardò ridendo “Ahahah, tranquillo, bro. Non succede niente se lo fai, lasciati andare! Dopo, a ricreazione, ci penso io.”

Durante le tre ore Fabio non poteva fare a meno di sentirsi perplesso per Leo, in quanto sapeva che aveva dei metodi molto diretti e sbrigativi con le ragazze, il che non era niente di male, però Fabio non si sentiva al passo con il ritmo frenetico del suo compare. Temeva insomma di fare brutta figura. Ma tagliò corto i pensieri.
“Seguimi!” E partì verso la terza A, seguendo Leo, esitante e sempre più perplesso. Era sempre stato un tipo abbastanza sicuro di se, ma non essendo abituato a vedere le ragazze come centri di interesse, si sentiva alienato dalla situazione. Entrarono nell’aula, mentre Leo salutava un po’ di gente. “Ehi, Lauretta! Ci si e becca sabato alle 11, che dobbiamo prendere i biglietti per tempo, eh! Oh, Giada, ti lascio qui Fabio che deve parlarti dell’uscita che facciamo venerdì sera al solito pub.” Guardò il suo amico con uno sguardo che cercava l’intesa istantanea di intenti, e vedendo che Fabio sembrava aver capito, si allontanò. Giada era la classica ragazza estroversa che conosce tutti, il genere di ragazza che Leo adorava, e spesse volte erano stati visti amoreggiare assieme, ma nessuno dei due sembrava avere intenzioni durature; una ragazza molto carina, bassina, poco brillante a scuola. “Spara!” gli disse con un sorriso. Fabio iniziò a temporeggiare con discorsi un po’ a casaccio, ma, a quanto pare, Giada non se ne accorse.
Mentre parlava del più e del meno, Fabio si accorse che Leo stava parlando alla tanto sopra citata Valentina, e la stava efficacemente portando verso di lui. “Fabio, tu non conosci la persona più secchiona di questa classe, è ora che te la presenti!” E indicò la ragazza, che sembrava alquanto imbarazzata dalla presentazione dimessa e grossolana, che fece sfuggire un sorriso a Giada.
Risate, cazzate, e serate accordate alla buona per la prossima settimana. Fabio rimase stupito di quanto fosse facile sistemare queste questioni tra ragazzi e ragazze, aveva già un’uscita in compagnia dove c’era anche Valentina, durante la quale avrebbe avuto occasione di conoscerla, e al contempo di stare con gli amici.
Passarono mattinate, compiti in classe, e giornate luminose e grigie di Marzo, e dopo una settimana Fabio ebbe la sua uscita tra amici con Valentina. Gli fece piacere, ma tornato a casa, non sentì nulla di particolare per lei, era una ragazza come tante altre. Non capiva ancora cosa cercava in una ragazza... Leo aveva suggerito che poteva farsela lo stesso, tanto lei era una ragazza già avviata e non si sarebbe fatta problemi, ma al nostro sembrava fregare ben poco, gli sembrava una perdita di tempo. “Ma comunque potrebbe essere che la conosco ancora troppo poco. Nei prossimi giorni andrò a trovarla in classe e approfondirò, del resto mi ci trovo bene assieme.” Bravo! Così mi piaci, vai e frequentala meglio a scuola, vedrai che poi una passata vorrai dargliela!” E scoppio a ridere. Leo era fatto così, ed era simpatico proprio per questo.

Valentina aveva indosso un bel maglioncino leggero rosa quel giorno, e stava conversando amabilmente con Fabio, la solita Giada, e le sue due amiche Marta ed Eloise, che lui non conosceva affatto, infatti sembrava non molto a suo agio a parlare con loro in mezzo. Fabio era un tipo riservato, anche se a volte mostrava forti slanci di estroversione, nei contesti giusti. “Ma che cacchio dici? I REM non sono venduti! Ma sei sicuro di esserti ascoltato l’ultimo album?” “No, e non mi interessa sentirlo, non mi garba come stanno facendo la musica di recente, e poi sono troppo pop, e commerciali.” Fabio era esploso in una delle sue solite diatribe sulla musica, che a definirla una sua passione era dir poco. Marta aveva preso a confutare le sue tesi su certi gruppi pop che lui reputava “decaduti”, ma era tempo perso con il nostro uomo, perché lui non sopportava il pop a prescindere. Rock e punk tutta la vita, amava ripetere. Marta era una ragazza viziata e alquanto arrogante, per non dire sboccata, e sembrava avere il vizio di attaccar briga con tutti per amor di avere ragione. Era indubbiamente carina, ma non quanto Eloise, che sembrava avere il meglio dei tratti francesi da cui, forse, vantava le sue origini. Dico forse, perché il nostro ragazzo non sapeva nulla di lei, se non che la trovava molto bella e che il nome francese gli faceva pensare ad una origine tale. Ecco, uno dei suoi scatti di estroversione! “Ma tu sei francese?” Troncando di netto il discorso con Marta. Eloise sorrise con modestia, ma sembrava più sicura di se di quanto volesse mostrare. “Te lo fa pensare il mio nome, vero?” “Uhm, sarei bugiardo a negarlo.” E le sorrise vivace. “Si, sono mezza francese e mezza inglese, ci hai azzeccato per metà.” “Ah , però! Sei multietnica!” E tutti e quattro scoppiarono a ridere. Il ghiaccio era rotto, e il nostro Fabio passò tutta la ricreazione a parlare con loro, soprattutto con Eloise, che ormai gli destava un certo interesse.
Sicuramente il fisico era più che interessante: era molto slanciata e alta, più di lui, attorno a 1.78 m, bionda rossiccia, di quel biondo quasi aranciato, e dai capelli lisci e assai lunghi con un’interessante frangia irregolare, molto snella, una pelle pallida ma sana, e due occhi verdi così chiari da risultare quasi inquietanti. Ma non era stata solo la bellezza a farlo interessare, ma soprattutto l’ottima cura di se che aveva la ragazza, e lo stile del vestire del tutto personalizzato e quasi eccentrico. Vestiva con abiti giovanili ma molto ricercati sia per colori che per ricchezza di dettagli. Quel giorno indossava un paio di jeans azzurri molto chiari coi risvolti alle estremità, due scarponcini marroni adatti ad una venticinquenne, un maglioncino blu semplice, accostato ad un foulard rosso corto e sottile attorno al collo, e da tantissimi braccialetti su entrambi i polsi, assenza di orecchini, ma diverse forcine sui capelli a sistemare la frangia e le ciocche laterali.
Fabio non era abituato a notare tutti questi dettagli in una ragazza, era la prima volta che gli succedeva, ma sicuramente apprezzava che una persona si caratterizzasse anche nello stile estetico, come amava fare anche lui di se stesso, vestendosi sempre con uno stile spiccatamente punk-rocker, alla Clash, per intenderci.
E per finire il carattere di lei era assolutamente... fastidioso. E potrà sembrare assurdo, ma Fabio non era un tipo scontato, a lui non piacevano i caratteri stereotipati nelle ragazze, preferiva frequentarne di più eccentriche o comunque con un carattere definito. Ed Eloise era alquanto singolare, gli piaceva, lo provocava, lo faceva incazzare, lo divertiva, lo capiva al volo e lui lo stesso con lei, o almeno così sembrava, del resto si erano appena conosciuti, non aveva intenzione di affrettare le conclusioni. Ma forse la cosa più affascinante di lei era che non riusciva capirla davvero. Fabio adorava queste cose nelle persone, quando non sono facili da capire al volo.
Uscì dalla classe, e un chiodo fisso ora batteva nella sua testa: quella ragazza era esattamente il tipo di ragazza che faceva sclerare qualsiasi ragazzo comune, era educata ma a tratti sfrontata, alla moda ma eccentrica e dallo stile personalissimo, tranquilla ma molto sicura di se, trasparente nel parlare ma misteriosa, e soprattutto non riusciva a capire se fosse libera o impegnata; e quando l’aveva chiesto in privato a Giada, non gli aveva voluto rispondere. Ma perché?
Fabio adorava queste situazioni. E ora c’era pure di mezzo una ragazza, una situazione del tutto nuova per lui. Poteva essere benissimo una falsa impressione, ma..
Doveva conoscerla meglio. Assolutamente. Era la scossa che voleva dare alla sua vita da tempo.
 
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