| E' una discussione estremamente interessante che spero con tutto il cuore (e l'intelletto) coinvolga altri visitatori, che siano scrittori o meno.
Personalmente credo che oltre al narcisismo, all'autocompiacimento e al solo desiderio di autopromuoversi e così via, gli scrittori di oggi, e non soltanto quelli esordienti, siano lobotomizzati dalle "tecniche di mercato", ovviamente sedicenti, fatte trapelare da molti siti pseudo-letterari, riviste pseudo-letterarie, agenzie pseudo-letterarie e case pseudo-editrici. Ci promettono ambigua visibilità, o addirittura fama. E' facile cascarci. Ed è facile che uno scrittore inizialmente serio e con un'etica diventi ad un tratto un triste commerciante di se stesso. E questo perché da decenni c'inculcano la mentalità dell'apparire senza essere, del benessere senza impegnarsi, del progredire senza dover avere idee. Con molto rammarico noto che pochi scrittori s'inoltrano in discussioni culturali di ampio respiro: i più si atrofizzano nel parlare di sé. Sovente non lanciano spunti di riflessione (e mi ci metto in mezzo anch'io), perché dopotutto un'opera d'arte dovrebbe essere una creatura che nasce da un background culturale, da un contesto sociale, politico; criticità storica, umanistica, antropologica. Perfino Bukowski forniva notevoli spunti sociali e culturali, nonostante i media e le case editrici ce lo illustrino come uno che si è fatto i soldi scrivendo cazzate provocatorie, bevendo, scopando e fottendosene di tutto. Una prospettiva che alletta miliardi di esseri umani.
E ancora: quanti scrittori, ad esempio, parlano del proprio retaggio culturale? E quanti spiegano la ragione per cui scrivono? E quanti sono disposti ad approfondire temi apparentemente lanciati nei propri testi? Pochissimi, poiché ciò che interessa è la posizione in classifica di prestigio in un premio letterario, essere invitati a convegni che poi si trasformano in televendite, essere intervistati da qualsiasi ente televisiva e radiofonica...parlando del proprio prodotto come fosse un IPad o un Blackberry. Tempo fa mi è arrivata una mail di un sito che pubblica e-book. M'invitava a scaricare un testo di un autore, di cui non si faceva alcun cenno ai contenuti dell'opera e agli spunti di riflessione mentre invece era allegata una lista di premi, secondi posti, terzi posti, collaborazioni "prestigiose" avute dall'autore ecc. Mi è venuta la nausea.
A mio modestissimo avviso si potrebbe anche chiedere ai lettori che cosa si aspettano dagli scrittori.
Infine (perdonate il pippone) secondo me può esserci confronto anche, ad esempio, se io non ho letto un libro che invece Roberto o Antonio hanno letto. Se mi parlate di quel libro, degli spunti riflessivi che fornisce, dei temi ad ampio respiro, magari farei in modo di procurarmelo. E state sicuri che tornerei da voi, una volta letto il testo, a parlarvi del mio punto di vista.
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