FAVOLA DI UN ALCOLISTA, CAPITOLO 4

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lagrandefame
view post Posted on 24/9/2011, 15:05




Quando la polizia fece irruzione in casa, mi trovavo seduto attorno al tavolo in cucina, dondolandomi sulla sedia come un ebete e canticchiando stonato My funny Valentine immaginandomi un arrangiamento elettronico. Una bottiglia di vodka polacca quasi vuota sostava trasparente davanti ai miei occhi fuori dal mondo, un pacchetto di sigarette faceva compagnia a un mucchio di lettere.
Quando la polizia fece irruzione in casa di Adriana, tutto già era stato fatto.
Prima guardarono me, attoniti e quasi spaventati, poi guardarono la morte sul pavimento. Una donna e un bimbo, due giovani corpi immersi nel mar rosso.
Quando mi intimarono di alzare le mani e di smettere di cantare, io alzai lentamente il capo verso di loro e, con voce impastata, risposi:
- E perché? E' una bella canzone.

Sono due anni che sto ammuffendo in un carcere che non so nemmeno in quale posto del Paese si trovi. Condannato al carcere a vita, a morire lentamente in una cella sì quasi confortevole ma vuota e senza anima viva. Isolato, tenuto a debita distanza dall'umanità, per sempre, credo, anche perché non penso di essere ben voluto tra gli altri condannati alla merda eterna. Molti di loro mi dicono aspramente che avrebbero desiderato che fossi stato processato e condannato negli USA. Immagino per la faccenda della pena capitale.
Non vedo e non sento nessuno, e forse i miei familiari non sanno nemmeno che sono qui, se ancora si ricordano di me.
Alla fine mi sono trovato a imbattermi con la mia bestia nera di sempre, con quella bestia di cui ho avuto il terrore sin dall'infanzia, forse per mancanza di attenzioni materne: la solitudine. Ho quasi sempre tentato disperatamente, con metodi disastrosi a quanto pare, di scacciarla via come una serpe velenosa, ed ora mi ritrovo a dividere la cella con la sua orribile risata e il suo spaventoso contatto. Forse, in tutti questi anni, anche se pochi, l'ho cercata io la solitudine.
Naturalmente non bevo più, la cura è stata infernale e ancora adesso non riesco ad abituarmi all'idea di non buttare giù neanche un goccio.
Dieci anni di violenta dipendenza cancellati senza che io lo volessi.
Nonostante non beva più, non faccio altro che pensare all'alcol. Come non potrei? Sarebbe l'unica ragione di vita passabile, e paradossalmente l'unico modo per redimermi. Ma ora che m'importa della redenzione? Che m'importa farmi mille domande sulla marea di cazzate che ho fatto? Che m'importa dirmi che ho sbagliato, mi pento, perdonatemi? Non c'è nessuno che mi venga a prendere alle porte del carcere, nemmeno Adriana e mio figlio, perché li ho mandati all'altro mondo, anzi no, li ho cancellati per sempre, perché un altro mondo non esiste. Li ho presi e li ho spazzati via dalla piccola cittadina del nord dove vivevano.
C'è un unica persona che di tanto in tanto viene a trovarmi, e sapete chi? Un prete. Per carità, una brava persona, ma non può essere in grado di squarciare il velo della solitudine nemmeno per dieci minuti. Non è capace di farmi compagnia, non abbiamo nulla da dirci, non sa giocare nemmeno a scopa e io non ho voglia di insegnargli come si gioca. Ma non è colpa sua, è colpa mia, sono io il mostro, non lui.
Gli chiedo di portarmi dei libri, e lui mi porta tutti i volumi immaginabili che riguardano la sua fede. Io gli dico che non mi servono, non possono servirmi, non ci credo, mi fanno imbestialire e allora sento ancora di più il bisogno e la voglia di bere una decina di bicchierini di vodka, tutti d'un fiato, uno dopo l'altro, a catena.
- Dovrebbe provare a trovare pace e compagnia in Dio.
- Cazzate, solo cazzate. Non si può trovare pace e compagnia fino a che non si tocca per mano qualcuno. La pelle, il calore che essa emana, il suo odore, la sua sensibilità, le sue carezze. Dio non ha pelle, non appare, non esiste. E il misticismo non è roba per me.
- Allora almeno provi a tornare ad ascoltare musica.
- La musica non ha corpo.
- Torni a suonare uno strumento.
- Uno strumento non ha occhi, e senza occhi in cui guardare non si può trovare pace.
- Lei frustra tutti i miei tentativi di risollevarla.
- Mi dispiace. Non è colpa sua. Però una cosa buona per me potrebbe farla.
- Cosa?
- Mi porti da bere.
Va via sempre con aria afflitta.
Non sono folle né un maniaco, altrimenti non avrei scritto queste brevi memorie, ma so di non essere più un uomo. Non avere quasi più alcuna passione per la musica (da molto tempo ormai) vuol dire che la mia anima si sta svuotando. Mi sto bevendo la mia anima, la sto vuotando proprio come una bottiglia di vodka.
Ho vissuto gli ultimi mesi a ricordare, soprattutto di quando ero un uomo, perché sono stato un uomo. Ho vissuto gli ultimi mesi ricordando la mia antica sensibilità, perché ce l'avevo una sensibilità. Ho vissuto gli ultimi mesi ricordando le mie passioni, perché ce le avevo le passioni. Ho vissuto gli ultimi mesi ricordando la mia brillantezza, perché sono stato brillante. E ho vissuto gli ultimi mesi ricordando tutte le schifezze, soprattutto quelle che ho commesso.
Tuttora vivo di ricordi, forse per non sentirmi solo, l'unica cosa da uomo che mi è rimasta.
Ma vivere di ricordi, ora come ora, non è proprio come prendermi una bella sbronza.
In conclusione, questa storia fa davvero schifo, perché io faccio schifo, perché sono un alcolizzato che ha ucciso la sua ex compagna e il suo bambino, che ha rovinato la vita a se stesso e agli altri, che ha stroncato sul nascere una probabile strepitosa carriera di musicista.
Non m'aspetto certo che colui che raccoglierà questa storia in un libro provi compassione e simpatia per me, ma mi aspetto che venga almeno a trovarmi un domani per due chiacchiere, magari portando sotto banco una fiaschetta di rum o di vodka, anche una birra calda va bene, benissimo.
Che cosa darei per finire così come ho cominciato: vomitare su un letto tutto l’alcol ingerito, e rischiare di morire soffocato dalla propria melma. E salvarsi.


 
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Roberto Sonaglia
view post Posted on 24/9/2011, 18:52




Gran Pezzo, disse il Duca Bianco, tra stazione e stazione ;)

Standing Ovation.
 
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lagrandefame
view post Posted on 24/9/2011, 19:01




Immagino ti riferisca alla deliziosa canzone della Simone. Effettivamente strappa emozioni.
 
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Roberto Sonaglia
view post Posted on 24/9/2011, 19:31




Mi rifersico a quello che David Bowie, mentre pensava a Station to Station, ha provato ascoltando questo pezzo. Luca. Mentre leggeva il racconto. C'ho da mette il Binario 1 dopo il titolo dell'album?
 
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lagrandefame
view post Posted on 25/9/2011, 14:51




Embè, sì, se il Duca Bianco non s'incazza...
 
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Roberto Sonaglia
view post Posted on 25/9/2011, 15:15




A parte il Duca, questo è uno dei tuoi racconti in cui sviluppi almeno un paio delle tematiche portanti che trovo nel tuo percorso narrativo, la solitudine e l'isolamento. In questo caso un isolamento e una solitudine 'forzati', conseguenza di un atto - di cui non spieghi, giustamente, le ragioni, perché il succo del racconto è, appunto, quel che viene dopo l'atto - alla quale il protagonista cerca di porre rimedio con l'immersione, e mi perdonerai il gioco di senso, nell'alcool.
E' una solitudine alla quale non ci si adatta, come quasi mai i tuoi personaggi si adattano a situazioni di emarginazione, o isolamento, ma alla quale si cerca di rispondere in maniera 'laterale', appunto con lo sprofondare in mondi a immagine di sé. Quasi, almeno così lo avverto io, a sottolineare l'impossibilità di un ricucire i fili di quel dopo l'atto, una volta tagliati.
E la canzone, coi riferimenti a un elemento nel pieno della sua potenza selvaggia, metaforicamente l'anima mai sedata, diventa una soundtrack che rende ancora più pesante la sconfitta umana e interiore del protagonista.
 
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lagrandefame
view post Posted on 25/9/2011, 15:46




Ripeto nel forum ciò che ti ho anche detto in forma privata: il tuo acume mi stupisce sempre. Riesci davvero a cogliere il senso di quello che scrivo, in positivo e in negativo. La tua analisi rispecchia (e lo dico sul serio) proprio ciò che ho voluto narrare. Forse è uno dei racconti più "forti" (e lunghi, considerando i quattro capitoli) che abbia mai scritto. L'ho buttato giù qualche anno fa ma ormai, cercando di seguire le lezioni di Raymond Carver, cerco sovente di pescare un vecchio lavoro e reinterpetrarlo secondo lo stile e la poetica evoluti. Purtroppo non sempre si riesce in questo lavoro di "restauro", non nel caso di questo racconto, ahimè. Non mi dispiace, ci trovo i temi a me più consoni, eppure, nonostante nuovi accorgimenti, molte cose non mi convincono dal punto di vista strutturale. Forse ci sono delle incongruenze, e forse ci sono pure delle situazioni non molto credibili. Ma lo lascio così com'è, perché molto probabilmente era proprio quello che la mia ispirazione voleva che io scrivessi.

Edited by lagrandefame - 25/9/2011, 17:12
 
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Roberto Sonaglia
view post Posted on 28/9/2011, 18:03




Io credo che avere dei punti di poetica fissi - i quali non escludono assolutamente il trattarne anche altri - sia una delle cifre che debbano caratterizzare un narratore. Ognuno di noi ha una visione del mondo, che alla fine si riduce in categorie, estetiche filosofiche metafisiche, tutta quella roba lì, insomma. Sono i punti sui quali strutturiamo il nostro essere, ed è naturale si riversino in quello che scriviamo. Esserne consci è un passo in più, e parlando con te anche in pvt, so che sei consapevole di come il tuo guardare il mondo e gli esseri umani si riversi nella pagina scritta, e di come alcuni temi siano preponderanti. Il fatto di riuscire a metterli in racconti dall'atmosfera più diversa, e dai toni più diversi, che vanno dal grottesco, all'ironico, al surreale, al crudo, è quello che fa del tuo stile il tuo stile.
Piace anche a me prendere vecchi scritti, e cercare di 'carverizzarli', trovo che, come minimo, sia un buon esercizio. Per quanto riguarda questo racconto, io non trovo discrepanze o situazioni poco credibili. Sono i pensieri di un alcolizzato condannato all'ergastolo per omicidio. Direi che c'è metodo, nella sua pazzia, e nel modo in cui l'hai descritta.
 
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lagrandefame
view post Posted on 28/9/2011, 18:31




Sì, l'intenzione era proprio quella di scrivere con la testa (di minchia) dell'alcolizzato, con i suoi modi, con il suo stile, con i suoi mostri sul collo, le sue scimmie sulle spalle. Il dubbio era quello di non esserci riuscito...forse perché ora non riesco ad entrare più nella testa del protagonista di questo racconto? Può darsi.
 
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Roberto Sonaglia
view post Posted on 28/9/2011, 22:13




Io ci leggo un racconto, scritto con stile, anima e intriso di sensazioni. Che sia rivisto e lasci dubbi sull'efficacia al suo autore, non so, non ho letto la prima stesura, quella lunga, e vorrò leggerla, perché sono curioso, e insanabile, ma può darsi che vada bene così, Burroughs è una comparsa in Drugstore Cowboys, Bukowsky non esiste, fuck off.
 
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‡Lilith
view post Posted on 29/9/2011, 00:11




Era da un pò che non leggevo qualcosa di tuo! Comunque, il racconto l'ho trovato piacevole ed avrei poco da aggiungere poichè mi trovo d'accordo con l'interpretazione di Roberto!=)
 
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ciste di seta
view post Posted on 29/9/2011, 07:30




Se c'è una cosa che mi fa schifo è leggere racconti on-line o su qualsiasi apparecchio tecnologico.
Luca, giusto?
Avrai pubblicato qualcosa.
Se non l'hai fatto, fallo.
C'ho voglia di leggere su carta, dove posso comprare un tuo libro?
 
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Roberto Sonaglia
view post Posted on 29/9/2011, 11:56




Penso Luca sia d'accordo sul leggere tecnologico, e lo sono anch'io, assolutamente. Mò faccio un po' il P.R. del Palumbone: certo che Luca ha pubblicato, una grandiosa raccolta di racconti intitolata Il pianista nano, per la 0111 Edizioni, ed è di prossima pubblicazione il suo nuovo libro. A te i particolari, Luke ;)
 
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lagrandefame
view post Posted on 29/9/2011, 17:57




Ragazzi, grazie a tutti, davvero. E chi se l'aspettava?
Ciste, all'inizio anch'io odiavo leggere racconti (figuriamoci un romanzo, poi) al pc, in particolar modo da internet. Non riuscivo mai a concentrarmi, spesso non capivo i contenuti di uno scritto o addirittura la forma, ma questo penso dipenda anche dal mio rincoglionimento cronico. Poi c'ho fatto l'abitudine e credo, al di là del piacere, sia oggi importante leggere cose da internet, in questo modo hai la possibilità di scoprire veri talenti che non leggeresti se, appunto, non ci fosse questo mostro tecnologico. Ammetto di essere un romantico e mai sostituirò la pagina elettronica con quella di un libro stampato. Ma questo è un altro discorso, per non mischiare fascino e utilità.
Sì, ho pubblicato un libro di racconti, come ha già detto Roberto. Naturalmente si tratta di una piccola pubblicazione con una casa editrice (non a pagamento) che mi ha dato la possibilità di cominciare ma di cui non sono molto soddisfatto, ma di questo ne parlerò in futuro. Se ti va, raccogliendo il tuo invito ad averne una copia, ti scrivo in messaggio privato come fare. Purtroppo, come penso avrai intuito, non lo troverai alla Feltrinelli o nelle grandi librerie. E' su ordinazione, se hai una piccola libreria indipendente di fiducia è meglio ordinarlo attraverso questo canale...a meno che tu non voglia la versione e-book! Vabbè, se vuoi ti faccio sapere. Comunque uno dei racconti della raccolta lo trovi anche all'interno del forum, s'intitola Trentanove e Mezzo di Febbre..
Per la presentazione del libro ti consiglio il parere di Roberto che ho scoperto essere un critico formidabile (nel senso che da pure dei bei mazziatoni costruttivi).
L'anno prossimo, se non crepo o se non crepa l'editore (che è diverso da quello dei racconti, un vero artigiano del libro), uscirà il mio primo romanzo.
Bene, questa è la prima volta (e magari l'ultima) che mi faccio spudoratamente pubblicità.
 
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Roberto Sonaglia
view post Posted on 29/9/2011, 18:10




CITAZIONE (lagrandefame @ 29/9/2011, 18:57) 
Bene, questa è la prima volta (e magari l'ultima) che mi faccio spudoratamente pubblicità.

Tanto poi continuo io, a fartela ;)
Davvero Ciste, se vuoi un mio parere sul libro di Luca, scrivimi in pvt, però prima fai in modo di procurartelo, in ogni modo, ne vale la pena, se vuoi andare sul sicuro, come ha detto Luca, magari prima leggiti il racconto che ha messo qui, anche se è solo un piccolo assaggio del Pianista nano, forse quello più 'teoretico', ma c'è molta altra carne che sfrigola, dentro il primo libro del Palumbone.
 
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18 replies since 24/9/2011, 15:05   184 views
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