Salve a tutti, questo è il primo racconto che posto.
Si tratta di un racconto thriller diviso in varie parti, che tra l'altro sto ancora scrivendo.
Qualsiasi consiglio o critica è sempre ben accetta.
L'ULTIMA MISSIONE
Capitolo 1:«Ci siamo» pensò, mentre si arrampicava, con un gesto per lui del tutto naturale, sul grosso cancello d’acciaio, posto nel retro della villa. Vedendolo arrampicarsi in quel modo, nessuno avrebbe pensato, che sotto quella tuta nera e aderente, ci fosse un uomo di quasi cinquant'anni.
Appena arrivato in cima al cancello, per assicurarsi che non vi fosse nessuno nei paraggi, attivò per qualche secondo il visore notturno e diede un rapido sguardo attorno a sè. Dopodichè, con un improvviso balzo felino, atterrò silenziosamente dall'altra parte.
Spense subito il visore, non poteva permettersi di tenerlo acceso a lungo: era un modello ormai superato e la batteria aveva durata limitata. Si sarebbe fatto bastare la flebile luce della luna, per il momento.
Nonostante tutto, il visore svolse perfettamente il suo lavoro e, grazie ad esso, aveva individuato qualcuno la fuori, di guardia, che lentamente si stava dirigendo verso di lui.
Essendo ancora piuttosto lontano, e approfittando dell'oscurità di quella fredda notte invernale, strisciò lentamente dietro ad un vecchio pick-up scuro, parcheggiato a pochi metri da lui e, quasi trattenendo il fiato, rimase in attesa, come un predatore pronto ad azzannare la sua preda.
A dire il vero non era solito operare in questo modo: cos'era per lui una sola guardia? Nascondersi e lasciarla passare sarebbe stata la scelta migliore ma no, questa volta era diverso, li avrebbe uccisi tutti, uno dopo l'altro, senza alcuna pietà.
Spiando dal vetro del pick-up, poteva notare la luce della torcia, incorporata all'AK-47 della guardia, farsi sempre più intensa. La guardia era ormai vicina, ora ne sentiva chiaramente il rumore dei passi sulla ghiaia, che in confronto al silenzio che regnava la fuori, sembravano rumore assordante.
Passarono soltanto pochi secondi, prima che il pick-up fosse l'unica cosa che separava i due, secondi che sembrarono non finire mai.
Quel particolare mix di adrenalina, tensione e paura, che ora provava, non era di certo una sensazione nuova per lui, ma come sempre non era facile da ignorare. Cercando di mantenersi il più lucido possibile, portò la mano verso la gamba destra e, lentamente, con un movimento chirurgico, estrasse il coltello, centimetro dopo centimetro.
Non poteva attendere oltre: era il momento di agire. Con il coltello saldamente in pugno, fece leva sulle ginocchia, pronto per alzarsi, quando un leggero rumore nel buio, attirò la sua attenzione e anche quella della guardia, che si girò di improvvisamente verso di lui con il fucile puntato.
Si irrigidì di colpo, mentre il cuore gli balzava in gola, trattenne il fiato per evitare anche il più piccolo rumore. Rimase li, immobile. Un minimo errore e la sua missione sarebbe finita, cosi' come la sua vita. Per un attimo il suo istinto sembrò prendere il sopravvento e pensò di scagliarsi contro la guardia, armato di coltello. Sapeva bene, però, che sarebbe stato un suicidio: la guardia ci avrebbe messo un attimo a premere il grilletto.
Non poteva fare niente e chiuse gli occhi. Dentro di se sperava soltanto che la guardia se ne andasse, ma era sempre li, immobile ,ad un paio di metri da lui. Poteva sentirne il respiro.
D'un tratto udi' nuovamente il rumore di prima e un grosso ratto grigiastro sbucò fuori da una vecchia cassa di legno, passò velocemente sotto il pick up e si fermò di colpo, probabilmente attratto dalla luce della torcia. In quello stesso istante, la radio della guardia, emise un paio di brevi suoni acuti e il suo display si illuminò.
«Tutto tranquillo la fuori?» esclamò la voce maschile leggermente distorta proveniente dalla radio.
«Tutto ok» rispose prontamente la guardia, puntando la torcia verso il ratto che,spaventato, sparì nell'oscurità.
«Avevo sentito qualcosa un attimo fa, ma è solo uno schifoso ratto» continuò, «evidentemente non fanno le pulizie come si deve» concluse, con tono vagamente ironico. «Voglio un rapporto come al solito ogni trenta minuti, non scordartelo, chiudo» tagliò corto l’uomo dall'altra parte, piuttosto seccato.
La guardia, dopo essersi accesa una sigaretta, riprese pigramente la propria ronda. Non poteva sapere che sarebbe stata l’ultima sigaretta della sua vita.
Fece giusto in tempo a fare un paio di passi prima di sentirsi puntare un grosso coltello alla gola. Pochi secondi dopo, quella guardia era soltanto un cadavere, steso a terra, in una pozza del suo stesso sangue.