Il lunedì il costume è d'obbligo

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cientje
view post Posted on 6/9/2011, 16:18




Sorgi dal tuo talamo fiorito alle nove e mezzo di un sabato della dolce stagione dell'anno 2010. La melodia consona della sveglia sul comò ti rimembra il rendez-vous del dì. Spalanchi le tende carnicine e dalla finestra discerni il firmamento occultato da nubi cineree che si agitano come il mare del nord in tempesta. Ti strofini il naso aquilino e ti distendi, mentre Josefine si allunga sulle lenzuola rosa del vostro letto matrimoniale. I suoi capelli platinati le celano gli occhi cerulei e i suoi seni minuti s'intravedono sotto la camicia da notte a pois.
Tu le dici che non c'è tempo di fare colazione e che la doccia ve la farete insieme tra un'ora circa. Giusto il tempo di raggiungere Rotterdam, che tu conosci bene in quanto ti ospitò al tuo arrivo in Olanda.
Mezz'ora dopo voi due percorrete già l'autostrada A12 a bordo dell' Alfa Romeo, modello Giulietta. I cartelli stradali indicano le varie uscite per i moli del porto.
Josefine si mette gli occhiali da sole: le velano quel particolare sguardo che anni prima ti fece innamorare. Eravate ancora felici.
Il sole sta penetrando le nuvole ceree.
Imbocchi l'ultima uscita dell'autostrada prima di raggiungere la località desiderata. Il navigatore annuncia che Bleiswijk comincia dopo la seconda curva a destra.
Eccolo il maestoso edificio ultra moderno che sorge nel mezzo di un bosco di piopppi. 'TERME ELISYIUM'c'è scritto su un cartello oblungo posto sopra l'entrata.
Tu parcheggi la Giulietta e Josefine percorre il viale alberato agitando il suo corpo sinuoso come fa anche la brezza fresca con le foglie rigogliose di primavera.
Quando anche tu raggiungi l'adito scorrevole, Josefine si è disposta dietro una corta fila di persone, munite di borse da mare, che metaforicamente si trova dietro l'angolo, ma è ancora freddo e inospitale in questo periodo dell'anno.
Chiome femminee dorate, fulve, castane, rosse e in minor numero brune, colorano l'atrio di quella locanda della beatitudine corporea.
Josefine si avvicina al bancone di granito, dove una fanciulla rilucente vestita di una livrea color indaco, le dà il benvenuto e le porge gli asciugamani e gli accappatoi; i sandali scuri sono in omaggio.
Occhi femminili ti adocchiano, sfuggevoli, prima di sparire negli spogliatoi. Allora tu volgi lo sguardo sulle prime righe della tabella del regolamento: vietano qualsiasi effusione benevola dentro e fuori le vasche di acqua ribollente e le saune infuocate!
Neanche fosse l'Inferno di Dante!
Un'armonia di flauti peruviani riempe lo spogliatoio maschile di suoni melodici. Tu discerni due persone impegnate a spogliarsi. Il tuo braccialetto magnetico passa sotto uno scanner e il numero 156 corrispondente al tuo armadietto compare sul monitor. Sei stupefatto del progresso tecnologico raggiunto dal genere umano in questo terzo millennio e tu ne sei involontariamente testimone, in questo florido paese dei tulipani. Se non fosse così, Josefin non ci starebbe ora e qui con te.
Indossando un accappatoio di spugna blu, t'introduci nel primo bar. Poltrone e divani di pelle bianca sono sistemati intorno a tavolini di marmo e una vetrata ti consente di contemplare il panorama vezzicante di uno dei tanti giardini con vasche di mattonelle di maiolica. Un cameriere in livrea bianca e nera ti dà il benvenuto e ti fa segno di avvicinarti alla tua compagna di vita, ma oggi dovrebbe essere solo di giochi e avventure eccitanti…
Josefine non è l'unica beltà in quella sala, essendo circondata da giovani donne avvenenti e dai seni formosi.
Vi baciate sulle labbra, come in un rituale, e tu ti accomodi difronte a lei su un morbido cuscino sintetico. Un tè alle foglie di menta per lei e un cappuccino per te: ti obbliga a provare un po' di nostalgia per il tuo paese d'origine, ma sei felice di trovarti lì, tra tanti effluvi di voluttà.
Una soave voce femminea annuncia l'escursione delle terme, dove, dopo ore e ore di diletto, tu e la tua consorte potrete arrivare all'estasi e dimenitcare le remote afflizioni.
Josefine ti sussurra a un orecchio, rispettando la norma del silenzio, che desiderrebbe iniziare il giro da una sauna tiepida. Tu riconosci in lei la sua tipica saggezza che in passato le coadiuvò il dolore fisico e mentale.
Josefine apre una porta di legno e una vampata di calore umido vi colpisce entrambi. Dentro è quasi buio e sulle panche si sono distese due ragazze snelle, in costume da bagno, con delle mammelle vigorose ma impregnate di sudore, che fanno finta di non accorgersi del vostro arrivo. Tu segui Josefine in alto, accanto al soffitto di legno, dove il caldo è più intenso. Ti chiedi come saranno le altre saune e anche le fanciulle.
Josefine si allunga sul sedile come se fosse sul vostro letto matrimoniale e si abbandona al calore e al sudore.
Sono ormai trascorsi venti minuti. Tu sfiori una spalla umida di Josefine che, ergendo la testa gocciolante, ti fa segno di aver intuito.
Usciti nel corridoio cupo, percorso da un'insieme di frequentatrici in costume, voi due vi appressate a una vasca ripiena di acqua gelida. Tu ti auspichi che insieme a lei sosterrai anche questa prova, dopo quelle smodate dello scorso anno.
Il tuo cuore sembra arrestarsi, mentre il tuo capo folto di capelli neri s'immerge nel ghiaccio. Quando risali in superficie Josefine di prende per mano e tremolanti correte verso gli accappatoi.
Fuori, in uno dei giardini vizenti, è posta una vasca ripiena di acqua salata. Sorge in un cortile di stile andaluso, con una fontana di pietra al centro. Josefine attraversa un arco di mattonelle bianche e scende un paio di gradini di cotto color cremisi. S'immerge come se fosse una Carmen in un lago salato. Galleggia.
Anche tu vuoi riprovare lo stesso effetto che percepisti nel Mar Morto, durante il vostro viaggio di nozze in Israele. Ahu! Gridi, dopo che le tue guance magre e rasate qualche ora prima cominciano a cauterizzarsi, nonostante le avessi cosparse di dopobarba.
Il sole è ora alto sopra il cortile. Tu e Josefine restate a galla nella posa del morto, lasciandovi carezzare la pelle dai raggi primaverili. Dopo un po' ti accorgi che sempre più avventori affollano il giardino limitrofo alla vasca. Da mero esteta riconosci la venusta femminilità, manifestata in questo paradiso terrestre da un misto di razze, tipico della società policrama olandese. Rivedi il quadro medievale del pittore fiammingo Jeroen Bosch 'Il giardino dei desideri' con le tue chiome fulgide, pelli rosee, occhi cerulei, corpi sinuosi, sorrisi smaglianti e soprattutto seni rubizzi.
Il tocco discreto di una mano insigne, ti richiama alla realtà. Voltandoti, incroci lo sguardo leggiadro di Josefine. La sua voce roca, che ti eccita quando fate all'amore, ti ricorda che è giunta l'ora del massaggio al cioccolato!
Una stanza buia vi accoglie. Alcune sedie di pietra intagliata, sono sistemate una dirimpetto all'altra, sotto dei pertugi apportati al soffitto. A te questa atmosfera rimembra la tetra notte di Natale dello scorso anno.
D'improvviso due mani cominciano garbatamente a spalmare sulle tue spalle una crema profumata di cacao, simile a quella che ti donava la tua nonna siciliana quando eri fanciullo.
Difronte a te tua moglie subisce lo stesso trattamento. Nell'oscurità della sauna, non riesci a scorgere la massaggiatrice.
Il maschio siculo è particolarmente geloso.
L'aroma di cioccolato si accentua. Le dita ignote hanno smesso di vellicare la vostra pelle e dalle fessure sopra le vostre teste, sgorgano getti d'acqua torrida. In pochi minuti le due epidermidi vengono depurate dagli ultimi resti della cupa crema.
Uscendo dalla sauna tu le domandi se ha riconosciuto il volto della massaggiatrice.
Lei, serafica, ti risponde che era un massaggiatore!
Allora tu provi una sensazione di ripulso e subito dopo di rabbia. Riesci a controllarti, rispettando il regolamento vigente nelle terme.
Josefine s'introduce nella stanza dei massaggi con rami di betulla. Tu la segui, irritato. Una ragazza sorridente, dai capelli fulvi, ti invita a sdraiarti sul lettino, mentre consegna in mano a Josefine un ramo fronzuto. Poi ti unge la schiena con un olio aromatizzato.
Josefine comincia a colpirti leggeremente su tutto il corpo. Tu provi un certo fastidio, non tanto per le foglie di betulla, ma per il ruolo sovrano assunto da tua moglie: imperterrita prosegue con concentrazione il massaggio.
Josefine è prostrata. Vuole adagiarsi su una sedia di un bar; magari nel giardino che intravede da dietro i vetri. Anche a te pare un idea saggia: avrai l'occasione per poter disputare con lei.
Dei tavolini sono sistemati difronte a uno chalet, già occupati da due coppie eterogenee. Josefine ne sceglie uno accanto alla vasca degli aromi, che emana un gradevole olezzo, quasi una miscela.
Tu ti siedi dirimpetto a lei. Il sole ti carezza il viso scarno, procurandoti un ameno calore.
Il cameriere prende le ordinazioni, appoggiandosi a una palma.
Vicino a voi ci sono due donne sulla trentina. Fumano una sigaretta dietro l'altra e si lamentano della loro vita: divorzio, figli piagnucolosi, lavoro tedioso, scarsi alimenti degli ex mariti.
Se solo s'immaginassero quello che ha vissuto mia moglie negli ultimi mesi?!
Josefine ti chiede sottovoce se è permesso fumare nel giardino?
Tu le rispondi che nel secolo d'oro dell'Olanda rinascimentale, spesso, fumare tabacco era prescritto dai medici.
Josefine ammicca un sorriso che cerca di nascondere il suo inasprimento alla tua manifestazione di gelosia nella suana del cioccolato.
Tu sorseggi le ultime gocce di cappuccino, che ormai sai di preferire al cacao, e decidi di svelare i tuoi sentimenti ostici: dopo il cancro al seno che ti avevano diagnosticato l'anno scorso, e le settimane di separazione, non riesco ancora a togliermi di dosso la paura di perderti!
Josefine riposa la tazza di tè alla foglia di menta e con la stessa mano prende la tua e la stringe con vigore. Sorride.
Ti prende per mano e ti porta dentro il bagno turco, hamam.
Una melodia orientale ti rassicura. Ti accorgi che su una pietra circolare sistemata nel mezzo del bagno, sono distese tre fanciulle marocchine in costume intero col velo. Vengono tenute d'occhio da due uomini irsuti immersi nella vasca limitrofa.
Josefin si distende prona, accanto alle ragazze.
Tu noti al suo lato sinistro una scodella di ferro battuto, piena di acqua. Intuisci che si tratta di liquido freddo se non gelato. Mediti la tua vendetta sicula…
Ah! È l'urlo di Josefine dopo aver assorbito sulla schiena nuda il getto.
Tu corri verso la vasca, ancora occupata dai due individui, e t'immergi nell'acqua calda. Aspetti il giungere di tua moglie e ti prepari una spiegazione logica al tuo gesto impulsivo.
I tuoi vicini abbandonano la piscina e poi la sauna insieme alle loro compagne.
Josefine prende il loro posto assumendo un' espressione intrigata, che a te ti ha sempre affascinato, nonostante fosse un nefando presagio.
Tu la delucidi per una seconda volta e a lei si lenisce lo sguardo a manifestazione d'indulgenza: tu mi aiutasti a superare quei laidi momenti della malattia e nessuna altro uomo ti potrebbe supplire nella mia fluttuante vita futura!
La vasca diffonde lo stesso sciabordio delle onde del mare del nord quando s'infrangono sull'arena e le vostre labbra si lambiscono lievemente come se fossero quelle dita di mani sconosciute.




 
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