Esperimento narrativo

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view post Posted on 2/9/2011, 10:25
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Ho scritto questo racconto insieme alla mia amica Erika Bissoli. Più precisamente, lei ha scritto la bozza di una storia e mi ha chiesto di svilupparla a modo mio allo scopo di confrontare le nostre versioni.

Per sua gentile concessione, posto la mia versione.


Una doccia. Una catartica e salvifica doccia. Che altro posso fare per rimettermi in sesto prima che lui torni?
L’acqua però non sembra lenire il dolore. Anzi, mi soffoca.
Sarebbe stato meglio non averla trovata quella lettera. Il coraggio di dirmi che mi lascia per lei non l’ha avuto ancora e almeno avrei vissuto quest’ultima settimana beata nell’ignoranza. E ogni giorno che passa è sempre peggio.
Cazzo, come mi bolle la fronte!
Ah, che sollievo! Vorrei che il mio cuore fosse solido e fresco come queste piastrelle. E ’ste gocce, sono acqua o lacrime? Che importa. Si mischino e scivolino via nel sifone, portandosi appresso pure la tristezza.
Starà tornando. Come lo affronto? Non posso lasciargli intuire i miei reali sentimenti.
Chissà se me lo dirà a voce o per lettera. Non ci credo che sparisca e basta. Forse una lettera dovrei scriverla io a lui.
Dio, dammi la forza.
Come ha potuto lasciare che quella stronza si mettesse tra noi.
Sì, devo dirglielo che lo so, altrimenti sarò complice del suo inganno e non…
“Ehilà!”
Cazzo, come ho fatto a non sentirlo arrivare. E adesso?
“Wow, sei così sexy in questa posizione!”
Se mi giro adesso, capirà subito che lo so. Se mi giro vedrò i suoi occhi azzurri e la paura di perdere quel corpo virile e glabro mi torturerà di più.
“Mi fai morire quando fai così!”
“Non sto facendo niente.”
Speriamo sia riuscita a mantenere un tono sereno.
“Infatti! È proprio questo tuo far niente che mi fa ingrifare.”
Mmmmm, ci siamo. Oddio! Quanto mi piace sentire i suoi muscoli sulla mia pelle, sentirmi abbracciare da dietro. Adoro le sue dita percorrermi i fianchi, come mi liscia il ventre, il tatuaggio tribale danzare sulle nervature in bassorilievo del suo braccio.
No, non posso resistere oltre.
“Sei splendida!” mi dice, paralizzandomi con quel meraviglioso azzurro che rende irresistibile il suo sguardo.
L’acqua gli scorre sulle guance ruvide fino all’addome scolpito. E giù. È così vicino. È con me. Gambe, non venite meno proprio adesso! Vorrei dire qualcosa, ma appena muovo le labbra già so che mi zittirà con dolcezza, proprio come piace a me. Lento come non dovesse finire mai. Lo sa che mi piace.
Ora provo… Ecco, lo sapevo.
Come mai, nonostante tutto, adesso sono improvvisamente felice? Lo so, è il suo tocco, il modo in cui muove le mani sul mio corpo che ha neutralizzato la mia amarezza.
Che fa ora? No, bagneremo per terra.
“Chiudi almeno la doccia.”
“Ma chi se ne frega della doccia!” esclama tutto eccitato, prendendomi in braccio.
Leggera e spensierata. Che bello sarebbe potersi sentire sempre così, sollevata da quel deprimente senso d’impotenza. Passare così anche le porte della vita, come stessi fluttuando nel vento! Sì, è lui il mio angelo.
Lo so dove mi sta portando. Del resto dove altro potrebbe depositare il mio corpo nudo e bagnato per rubarne forse l’ultimo piacere. Forse? Ma chi prendo in giro. Lo so che sarà l’ultimo. Quando mai ha parlato di ciò che mi ferisce. Ha sempre fatto così, perché ora dovrebbe cambiare?
Mi desse almeno una ragione per oppormi, così potremmo iniziare a discutere e magari verrebbe fuori. Sì, verrei io incontro al suo “orgoglio”. Comincerei io. Il suo sorriso però è più forte di quel silenzio vigliacco. È come avesse cancellato ciò che era scritto su quella maledetta lettera.
“Le lenzuola,” provo timidamente a innescare un dialogo fatto di parole, “le bagneremo tutte.”
Avanti, parla! No, non ammiccare con quell’espressione da affettuoso satiro.
Massì, dopotutto sta andando via. Sarà l’ultima volta. La sento la morsa di paura e presagio che mi stringe il cuore.
Ma perché deve essere così? Perché? Perché?
“Perché piangi?”
Non è vero. Non sto piangendo. Non voglio piangere. Non devo.

Si muove. Sarà mattina. Non lo voglio veder andar via.
Che starà facendo ora? Si starà vestendo. Sarà già pronto per uscire?
Cacchio, perché si è riseduto sul letto?
“Ehi.”
Devo fingere! Era meglio non me l’avesse detto. Non voglio vederlo uscire dalla mia vita.
“So che sei sveglia.”
Coraggio, vattene. Ti prego, non farmi piangere un’altra volta.
Un bacio. Un arrivederci.
È andato.

Quant’è oggi? Domani finisce gennaio… Già sette mesi che è partito.
Ancora un po’ e la vasca sarà piena. Forse dovrei tirarmi un po’ su, altrimenti l’acqua mi arriverà alla bocca. Ma poi, anche mi entrasse nelle narici? Ormai non sento più niente. Lacrime, urla, sorrisi: ricordi evirati da tempo. Le mie emozioni si sono spente del tutto da quando non c’è più.
Quella notte. La mia ultima notte con lui. La doccia. Già, la doccia! E ora la vasca.
Oh, l’acqua si è già tinta di rosso. Chissà quanto durerà ancora. Non pensavo ci volesse tanto.
Sempre lei, il messaggero più infausto e crudele. La televisione.
“Ucciso in un attentato in Afghanistan il Caporal Maggiore Luca Vicente…”
Il resto si è perso. Quelle poche parole seguitano a ripetersi all’infinito.
Sono così stanca.
Almeno sua madre ha potuto piangerlo. Dove sono finite le mie lacrime? Le avrò versate tutte quando mi confessò che avevano accettato la sua domanda.
Dio, come mi manca naufragare nel mare dei suoi occhi. Voglio ancora i suoi baci, ma quella stronza guerra me l’ha portato via. Ancora non ci credo che la trovava più affascinante di me.
Fammi vedere. Dai, e sollevalo ’sto braccio! Il sangue ha quasi smesso di uscire.
Sento qualcosa. Sì, la sento. È lei, Felicità.
Finalmente sorrido.
Amore, sto arrivando.


Di seguito aggiungo la bozza originale di Erika da cui ho tratto la mia versione.

NOTIZIE DAL FRONTE

L’acqua della doccia non sembra lenire il mio dolore, e non mi riscalda. Ho trovato quel biglietto nella tasca dei suoi pantaloni.
Mi lascerà. Lo so. Lo sento.
Appoggio la fronte alle mattonelle del bagno.
Sono a pezzi.
E lui sta tornando.
Non posso fargli capire i miei sentimenti.
Non posso lasciare che lui comprenda.
Lei è sempre tra noi.
Lei non lo lascia mai.
Sento la porta del bagno aprirsi, lui non parla. Credo che abbia già capito. Ho lasciato il biglietto sul letto.
Si spoglia e apre la porta della doccia, ed entra anche lui.
Non posso lasciare che mi tocchi: quando lui lo fa, tutto il mondo si ferma, e io perdo ogni parte di lucidità.
Abbasso lo sguardo per non incontrare i suoi occhi azzurri, che sono azzurri come il cielo della primavera.
Un nuovo errore.
Il suo torace muscoloso e virile mi sfiora e io non so già più se riuscirò a controllarmi.
Lascio vagare lo sguardo sulla sua spalla sinistra, dove il tatuaggio tribale parte per perdersi nell’incavo del gomito.
Altro errore.
Il suo respiro mi solletica le labbra. Non mi sono nemmeno resa conto che si è chinato.
Apro la bocca per dire qualcosa e lui mi posa un dito sulla bocca, zittendomi.
E poi mi bacia.
È dolce e gentile, proprio come sa che mi piace.
Lento come se non dovesse finire mai.
Le mani leggere non esitano, mi toccano, mi fanno dimenticare perché sono così.
Disperata.
Siamo bagnati fradici ma lui mi porta nel nostro letto, e riprende ad accarezzarmi.
Bagnamo le lenzuola.
E a chi importa.
Lui sta andando via.
Mi sento come se fosse l’ultima volta. Perché credo che sia l’ultima volta. Lo so. Lo sento dentro il mio cuore, stretto in una morsa.
- Non piangere.
La sua voce è bassa, carica di sentimento.
Io non sto piangendo. Non voglio piangere. Non voglio.
È l’alba quando lo sento muoversi, vestirsi, prepararsi per uscire.
Si è accorto che sono sveglia e torna verso di me, mi siede accanto e mi sorride.
- Torno presto.
Poi un altro bacio. Un ultimo arrivederci, e poi lui sparisce.

Sono passati sette mesi quasi, dall’ultima volta che ci siamo visti, prima che lui partisse.
Sono in bagno, immersa fino alla bocca nell’acqua calda. E’ inverno pieno.
Non riesco a piangere, non riesco a ridere. Le mie emozioni si sono spente da quando lui non c’è più.
La mia mente torna in continuazione a quella notte: l’ultima notte con lui.
L’acqua della vasca è tinta di rosso.
Non so quando durerà ancora.
Il dolore è scomparso.
Non sento più niente.
L’ho saputo dalla televisione... “Ucciso in un attentato in Afganistan il Caporal Maggiore Luca Vicente...”.
Il resto si è perso. Quelle poche parole continuavano a ripetersi all’infinito.
Sono così stanca.
La mamma di Luca è venuta subito, quella sera. Era distrutta. Piangeva.
Io non riesco più a piangere.
Voglio solo ritrovare Luca. Guardare i suoi occhi. Baciare la sua bocca.
Ma lei me lo ha portato via.
Sollevo la mano, mi guardo il polso. Le gocce di sangue escono lente e inesorabili dalle ferite.
E finalmente sorrido, sentendo le forze abbandonarmi.
Luca sto arrivando.
 
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MISTER NOBODY
view post Posted on 4/9/2011, 05:03




Il tuo racconto è scritto con vera maestria, ma confrontandolo con quello della tua amica in alcuni punti appare meno intenso, meno diretto, non so come spiegarmi.
Davvero una storia fantastica, comunque: mi ha conquistato. Complimenti davvero a entrambi ^^
 
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view post Posted on 4/9/2011, 09:19
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Ti ringrazio per avermi dedicato la tua attenzione, e soprattutto per i complimenti :lol:

Grazie davvero. Pareri del genere sono sempre incoraggianti.

Quanto alla tua perplessità, suppongo dipenda appunto dal mio esperimento narrativo. La versione di Erika - che comunque rimane una bozza su cui anche lei sta lavorando - è molto più diretta perché lei ti dice chiaramente quello che succede.

Io invece provo a rimanere nella mente della protagonista, facendola pensare in un modo naturale che al contempo comunichi al lettore gli elementi necessari affinché egli desuma cosa stia succedendo.

Esempio:
"Poggio la fronte alle piastrelle".
Chiaro e semplice. Però nessuno pensa in questo modo. Uno la testa la appoggia e basta.

"Come mi bolle la fronte.
Ah, che sollievo. Vorrei che il cuore fosse duro e freddo (questi gli aggettivi corretti) come queste piastrelle".
Ermetico e indiretto. Qui il lettore deve divenire parte integrante per unire i puntini, altrimenti non riuscirà a vedere il disegno.

 
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ciste di seta
view post Posted on 2/10/2011, 12:07




boh, io non ne so, so a malapena leggere
però nonostante la juve non mi stia simpaticissima, direi che la prima versione è tipo 1000 volte meglio
anche se non capisco cosa ci sia di sperimentale
racconti i pensieri di lei, molto bene, mi immagino quello che vede senza che li specifichi, bello, mi piace
ma credo che altri autori adottino questa tecnica, credo...
sarebbe sperimentale se passasse un topolino e la raccontassi dal punto di vista del ratto, allora sì
più brutto ma più sperimentale
poi, ripeto, io non sono del settore... boh
 
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view post Posted on 2/10/2011, 13:02
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Ti ringrazio per il tempo che mi hai dedicato, nonché dei complimenti.

L'ho chiamato "esperimento" perché non mi ero mai avventurato in una narrazione del genere. Quindi... è sperimentale per me. :lol:

Mi scuso per l'equivoco, perché effettivamente si può intendere come stessi provando a fare qualcosa di assolutamente nuovo.
 
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Roberto Sonaglia
view post Posted on 2/10/2011, 17:39




Dunquem secondo me l'esperimento si potrà dire concluso quando, facendo tesoro delle due versioni, tu ed Erika scriverete insieme la storia, amalgamando i due punti di vista e le due cifre narrative.
Parliamo però dell'approccio diverso utilizzato. Quello originale di Erika si pone in un filone che possiamo chiamare 'diaristico'. Sono brevi frasi, molto spesso sensazioni e pensieri, a volte posti anche con un andamento poetico. In pratica uno stram of consciousness messo nero su bianco. Partendo da qui tu, Anto, hai tentato un approccio più 'narrativo', nel senso di creare una storia secondo i canoni della narrazione letteraria. Ci sono più descrizioni, c'è una sorta di trama.
Secondo me è interessante, appunto, vedere come, prendendo queste due versioni, potrebbe essere possibile tirarci fuori un ulteriore stesura, che potrebbe contenere le cose migliori di entrambe. Non però una cosa alla Pavese/Garufi, che scrivevano Fuoco Grande a capitoli alterni, eh?
 
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view post Posted on 2/10/2011, 17:55
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Sì, boss, capisco che intendi. Non so se Erika sia interessata, comunque glielo dico.

Ma nello specifico, mi interesserebbe la tua schietta opinione sul tentativo di narrare "pensando in maniera naturale", da cui si desume l'azione. Pensi ci sia riuscito o è in tal senso troppo contorto?

Samà, arò staie? :lol:
 
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Vlad72
view post Posted on 3/10/2011, 06:18




Il problema del diaristico lapidario/flusso di coscienza è che è abusato, e uno esclama «Accidenti no, non un altro!» E questo vale per Erika.
Poi c'è la faccenda del creare la tensione facendo esprimere in prima persona parole di tensione (es. "Che altro posso fare"), e lì è una mia allergia personale: «Oh no! Non un altro!»
Però sei stato bravo, hai buttato lì la lettera, l'equivoco-non-equivoco della gelosia, non hai barato (perché la tensione era effettiva ed è saltata fuori subito), e l'allegro finale sbroglia la matassa.
Quanto al tuo tentativo di "pensare in maniera naturale", nonostante la mia reazione alla frase mezza astratta (è colpa dell'abuso diffuso: si leggono tante tensioni create barando con un "Oh cielo, sono in tensione!" e tante descrizioni barate insinuando la reazione e senza descrivere) mi pare che ti sia affidato con successo a elementi tutti concreti: l'acqua, la lettera, la stronza (lo so, l'accezione è astratta, ma è il segnaposto di un dilemma concreto: via, non siamo integralisti), il tatuaggio, gli occhi, le efficacissime sensazioni tattili.
 
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view post Posted on 3/10/2011, 11:20
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CITAZIONE (Vlad72 @ 3/10/2011, 07:18) 
Il problema del diaristico lapidario/flusso di coscienza è che è abusato, e uno esclama «Accidenti no, non un altro!» E questo vale per Erika.
Poi c'è la faccenda del creare la tensione facendo esprimere in prima persona parole di tensione (es. "Che altro posso fare"), e lì è una mia allergia personale: «Oh no! Non un altro!»
Però sei stato bravo, hai buttato lì la lettera, l'equivoco-non-equivoco della gelosia, non hai barato (perché la tensione era effettiva ed è saltata fuori subito), e l'allegro finale sbroglia la matassa.
Quanto al tuo tentativo di "pensare in maniera naturale", nonostante la mia reazione alla frase mezza astratta (è colpa dell'abuso diffuso: si leggono tante tensioni create barando con un "Oh cielo, sono in tensione!" e tante descrizioni barate insinuando la reazione e senza descrivere) mi pare che ti sia affidato con successo a elementi tutti concreti: l'acqua, la lettera, la stronza (lo so, l'accezione è astratta, ma è il segnaposto di un dilemma concreto: via, non siamo integralisti), il tatuaggio, gli occhi, le efficacissime sensazioni tattili.

Wow! Ad averne di recensori come te! Non lo dico tanto per i complimenti (per i quali naturalmente di ringrazio), quanto per la profondità dell'analisi.

Mi riferisco a quando dici "non hai barato". Infatti questo è un aspetto a cui ho badato molto: i doppi sensi forzati non piacciono neanche a me, sebbene quella "stronza"... :rolleyes:

Hai percepito gli elementi visivi e tattili così come mi sono proposto di usarli: come veicoli di immagini e sensazioni.

Infine mi hai mandato in brodo di giuggiole con "l'allegro finale sbroglia la matassa". E' davvero una bellissima metafora di fronte alla quale chi come noi ama la musica classica non può che rimanere incantato.

Roberto mi sta montando il booktrailer del mio romanzo su Beethoven: quando lo metto su youtube mi permetterò di avvisarti. Se dovesse piacerti e pensi che merito, magari mi potresti aiutare a diffonderlo. In questa fase, da perfetto sconosciuto quale sono, non cerco acquirenti del libro - questa patata pare che l'editore sia felice di pelarla - ma amanti della musica classica che mi aiutino a uscire dall'anonimato.

Grazie ancora per il commento.
 
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Samanta Sonaglia
view post Posted on 6/10/2011, 00:04




Ecchime qua cumpagn mij!!! Meglio tardi che mai ;)

Allora, visto che solo i maschietti hanno lasciato il loro parere, ognuno il proprio, ma mi par di leggere che in comune c'è un 'non so che' che non convince.
Provo a darti il mio parere di femminuccia, quindi ;)

Allora, a livello di scrittura mi sembra impeccabile, scritto bene, nulla da dire. Le descrizioni, come dice Vlad sono fatte molto bene... il problema è che sembrano messe lì giusto per 'allungare il brodo', anche se non è così, e ti spiego perché.
Quello che tu hai provato a trasmette con quelle descrizioni, è lo stato d'animo di quella donna. E' questo che suona falso... perché, almeno a mio parere, si vede lontano un miglio che è scritto da un uomo! Cioè, anche se parli in prima persona, si percepisce che a scrivere è un uomo che prova ad immaginare i pensieri di una donna che si trova in una situazione del genere... allora ecco che tutto ciò che hai aggiunto o quasi, sembra 'eccedenza'.
Ma questo non è perché tu non sei in grado di fare questo... è praticamente impossibile... come è impossibile per una donna tentare di descrivere gli stati d'animi maschili, che sono completamente differenti dai nostri... Credo che nemmeno i Grandi Autori siano stati capaci di una cosa del genere... se prendi per esempio Madame Bovary di Flaubert, La lettera scarlatta di Howthorn... La signora delle camelie di Dumas Figlio, tanto per citarne qualcuno, non troverai nessuna descrizione di stati d'animo, anche se ci sono descrizioni psicologiche da brivido... cioè, come dire (ecco, mi sto incartando :lol: ) questi romanzi sono grandi perché quello che tu tenti di far percepire al lettore con quelle descrizioni, viene fuori lo stesso... ma in altri modi... so che è complicato, ma riesco a farmi capire? :unsure:
Mentre invece la versione di Erika è asciutta ed essenziale, ma è perfetta così... dice tutto quello che interessa al lettore... si vede la mano femminile, perché sa trasmettere ciò che vuole senza troppi giri di parole :)
Spero di esserti stata utile :)
 
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view post Posted on 6/10/2011, 00:41
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E questo me lo chiami "cattivissima"? Allora vuol dire che quando ti arrabbi non fai paura a nessuno (il che non è vero perché... a me m facist piglià paur llata vot... :lol: )

A parte gli scherzi. Grazie per averlo letto e per avermi dedicato tempo a postare un commento così approfondito.

Ammetto che ho provato a rendere lo stato d'animo di un donna, però non mi sento di aver fallito per il semplice fatto che mi sono imbarcato in una cosa che sapevo non sarei riuscito a fare.

L'aspetto per cui invece mi sono veramente impegnato è quello di lasciar dedurre l'azione dal modo in cui pensa. In questo credo di essere riuscito.

Infine, la prossima volta che la mia protagonista sarà una donna, proverò con maggiore impegno. Penso di aver capito che intendi quando dici che lo stato d'animo femminile di quei grandi romanzi viene fuori in un modo diverso, diciamo indiretto. Ma qui, nello specifico, mi aiuteresti a capire perché quando lui l'abbraccia sotto la doccia è chiarissimo che a scrivere è un uomo? Mi fai un esempio di come li scriverebbe una donna quei due o tre pensieri?

Comunque grazie ancora Samy. ;)
 
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Samanta Sonaglia
view post Posted on 6/10/2011, 00:58




Intendi questo?

“Sei splendida!” mi dice, paralizzandomi con quel meraviglioso azzurro che rende irresistibile il suo sguardo.
L’acqua gli scorre sulle guance ruvide fino all’addome scolpito. E giù. È così vicino. È con me. Gambe, non venite meno proprio adesso! Vorrei dire qualcosa, ma appena muovo le labbra già so che mi zittirà con dolcezza, proprio come piace a me. Lento come non dovesse finire mai. Lo sa che mi piace.
Ora provo… Ecco, lo sapevo.
Come mai, nonostante tutto, adesso sono improvvisamente felice? Lo so, è il suo tocco, il modo in cui muove le mani sul mio corpo che ha neutralizzato la mia amarezza.
Che fa ora? No, bagneremo per terra.


Ma vedi... non so come spiegare... non sono le parole... e comunque non mi permetterei di dirti 'il modo giusto è questo' è scrivere a modo mio... il fatto è che da questa descrizione, molto ben fatta, quello che percepisco è il pensiero di una donna iconizzata da un uomo, non quello di una donna... una cosa tipo quello che le donne non dicono, la canzone della Mannoia scritta da Ruggeri... la prima volta che ascoltai con attenzione quel testo, non sai che grasse risate che mi feci :sbong: questo per dirti, anzi ripeterti, non è che tu non ne sei capace... con le parole puoi anche essere il migliore del mondo, ma per far venir fuori certe cose ci vogliono le donne quando si parla di donne, e di uomini quando si parla di uomini... e capit chell c dic ij? :P perché meglio di così non riesco a spiegare :sbong:
Mo vado a dormire jà, che domani è un altro giorno :drunk:
 
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view post Posted on 6/10/2011, 01:07
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CITAZIONE (Samanta Sonaglia @ 6/10/2011, 01:58) 
Mo vado a dormire jà, che domani è un altro giorno :drunk:

OK Rossé :D

Comunque avevo capito pure prima quello che hai detto. Quello che volevo sapere è a che punto, per esempio in questa frase o in tutto il pezzo che hai incollato, è lo stesso, capisci subito che si a scrivere è un uomo.

"mi dice, paralizzandomi con quel meraviglioso azzurro che rende irresistibile il suo sguardo."

Vabbé, me lo dici la prossima volta. Sono già le 2...

Buonanotte ;)
 
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12 replies since 2/9/2011, 10:25   162 views
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