| Tump. Tump. Tump. Tump. Il mio cuore batteva in modo spasmodico, continuo, incerto sul da farsi, indeciso tra il continuare a battere ed il rasserenarsi e lasciarmi andare dove tutti gli uomini e le donne si avviano dalla notte dei tempi, dove un susseguirsi di anime che scorrono come stupendi versi in prosa finiscono per affannarsi in un interminabile corsa verso il celo; ma io dovevo rimanere, rimanere per la mia Anne. Anne è una bellissima ragazza dalla pelle di un candore confrontabile solo a quello di una perla, gli occhi di un azzurro capace di fare invidia al celo, i capelli d'oro e il sorriso di una dea. Per lei devo vivere e cercarla. Quando, dopo una lunga e stupenda agonia riesco finalmente ad aprire gli occhi, mi ritrovo legato al letto da lacci di pelle ed una forte luce puntata sul viso, allora serro nuovamente gli occhi e mi affanno nel tentativo di liberarmi, urlo, gemo, piango e urlo ancora in preda ad un attacco di panico, fino a che i lacci cedono alle mie preghiere. Seduto sulla branda a cui ero legato, mi guardo intorno e riconosco alcuni tratti tipici di un ospedale, niente di strano, un classico ospedale da film con pareti bianche e con un acre odore di disinfettante che imputridisce l'aria. D'un tratto, mi ritrovo a cercare nei ricordi il perché della mia reclusione e provo un certo smarrimento nel rendermi conto di non ricordare praticamente nulla, nulla tranne il volto della mia Anne e il fatto che si trovi in pericolo. Strappando la flebo con forza eccessiva, mi metto a correre per l'ambulatorio, ed esco alla ricerca di Anne, ma dove andare? Non importa, devo salvarla, certamente troverò la strada giusta per istinto. Non mi spiego il perchè di questa mia assoluta certezza, ma non ho altre possibilità. Mi metto a correre in strada a piedi nudi e con il camice dell'ospedale, passando per una vetrina vedo il mio riflesso, ma quello non sono io, non ricordo chi sono, ma sicuramente non quello nel vetro. Passo qualche minuto a scrutare la figura estranea nel vetro, poi, ancora più confuso, comincio a correre alla disperata ricerca di Anne, unica cosa a me familiare e che necessita il mio aiuto. “anne, dove sei? non capisco più nulla!” Nella foga non guardo la strada, e decine di schegge di vetro mi penetrano nel piede, martoriandomi pelle e muscoli, cado carponi nel mezzo di una strada, sento un rumore di gomme che stridono, mi giro, una cabrio nera cromata mi investe. Mi risveglio ancora in ospedale. “Anne! Anne! Voglio vedere la mia Anne!” Allora una mano sconosciuta, ma dolce e calda, mi carezza il viso e mi dice: “Signor Cal, mi sente? annuisca se mi sente.” “Bene, mi spiace signor Cal, è da ore che la cerchiamo, ma non ci risulta esista alcuna Anne..” “No! No! Lei mente! Stà cercando di portarla via! Bastardi! Lasciate andare la mia Anne! Lasciate la mia Anne!” “Si calmi signor Cal, le stò per dare un po' di morfina, stia tranquillo, non è nulla.” “Signor Cal? Signor Cal? Oddio, è morto! Signor Cal!”
Edited by killer )% - 11/4/2011, 20:31
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