Racconto - Prima parte, Non ha ancora un titolo

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/ScarA\
view post Posted on 5/1/2011, 20:23




Non ha ancora un titolo perchè non so bene ancora come finirà ne come si svolgerà. Una volta finito gli darò un titolo :) Spero che la prima parte riesca a colpirvi almeno un po'!

Il seguente è un racconto che scrissi un paio di anni fa, in realtà lo inizia solo e ora voglio continuarlo. L'ho leggermente modificato rispetto alla bozza iniziale, beh buona lettura :)


Prima parte

Ho appreso da te il desiderio di osservare.
Mi hai insegnato a togliere quel velo di familiarità dalle cose e a ricavarne qualcosa di fresco, originale e insolito. Le tue parole, la loro onestà! Sei davvero riuscita a cambiarmi, ma poi …
Ti ricordi quel giorno? Mi parlasti dell’albero, ed io cosa vedevo? Un albero, solo un albero.
<<cosa ci può essere di nuovo in un albero?>> ti chiedevo, e intanto pensavo …
non dicevo …
per paura di offenderti …
Delle radici, un tronco, dei rami, altri rami, le foglie, marrone, verde, un po’ di giallo, un cilindro approssimativamente. Sì, questo è quello che vedo : un cilindro marrone dalla chioma variopinta.

<<però beh un po’ hai ragione, stanno spuntando quelle foglioline lì in basso, quelle sono nuove!>> ti dissi prendendoti in giro.
<<non capisci vero?>> mi chiedesti.
Ed io, continuando a giocherellare, ti risposi di no. E poi com’è che dissi? Ah, si! Ti dissi << Ma invece di chiederti cosa ci può essere di nuovo in un albero, non sarebbe più logico capire prima cosa c’è di vecchio?>>. Tu rimanesti un po’ intontita dopo la mia domanda, sembrava quasi che, per una volta, fossi io il saggio tra noi due, ma poi, immancabilmente, continuai << Insomma da dove è venuta fuori questa pianta? Perché è pur sempre una pianta questa qui! Com’è possibile che abbia queste dimensioni? Non te le chiedi queste cose? Ma soprattutto : non è assurdo che un piccolo semino possa diventare così spropositatamente alto?>>
Con queste parole tutta la mia saggezza era scomparsa … eh si … ora lo so. La mia era, come avresti detto imitando – alla perfezione tra l’altro - il nostro professore di italiano, una sapere aude sbagliata.
Dal tuo sguardo di rimprovero – come eri sexy con quello sguardo! – capii di aver detto una stronzata e passai a te la patata, ti chiesi << Allora cosa ci può essere di nuovo in un albero?>> e la tua risposta mi fece assumere la vera espressione che avrebbe un deficiente davanti alle parole di un saggio, mi dicesti << Be’ niente. Io lo trovo sempre uguale>>.
<<e allora?!>> ti chiesi trasformando – apposta - la mia smorfia da shockata a incredula. E tu, accarezzandomi il viso e fissandomi intenerita con lo sguardo che si fa ai cuccioli, dicesti <<poverino ancora non capisce>>.
Strano però, ricordo anche queste parole, eppure ero così preso dalla tua carezza; quanto odiavo il tuo riuscire a dominarmi con un solo gesto!
Poi continuasti << La vedi quella nuvola? Prima non c’era. E quel palazzo all’angolo, lo vedi? Non c’era fino all’anno scorso. E quel cane? Non era lì un attimo fa. Capisci ora?>> Non risposi, tu invece hai proseguito : << Ciò che cambia è tutto il resto. E cambiando il resto si trasforma anche lui! Prendi la nuvola, cos’era quest’albero senza la nuvola? Un rifugio dal sole forse. Ora che è arrivata, l’albero muta, cambia funzione, diventa un possibile rifugio dalla pioggia. Potremmo dire che l’albero-rifugio è uno scenario positivo. Ma prendi il cane : è in giro da solo, col collare ma senza padrone; è stato abbandonato?si è perso? Comunque sia, seduto lì, sotto l’albero-rifugio, lo scenario di prima si stravolge, diventa negativo.>>

Non ebbi il tempo di capire le tue parole - che sapevano un po’ di mistero – perché la nuvola divenne effettivamente pioggia, e l’albero il nostro riparo.
Per fortuna la chioma era così folta che le poche gocce che riuscivano ad attraversare la barriera di foglie, rimbalzando e scivolando da una parte all’altra, difficilmente ci colpivano.
<<sciocchino>> mi dicesti. Io ti guardai fingendo di essermi offeso e ti baciai.
Lo ricordo quel bacio, che certo non era come il primo, ma fu ugualmente magico : la tempesta si faceva man mano più violenta, il vento iniziava a farsi sentire e con lui anche il freddo, l’esercito di gocce riusciva sempre più efficacemente ad oltrepassare la muraglia delle foglie ma noi eravamo lì, uniti dalle labbra, così presi da sentirci invincibili; non c’erano condizioni climatiche che avessero potuto dividerci, anzi quanto più fossero disastrose, maggiore sarebbe stato quel flusso magnetico che ci obbligava a rimanere lì, anche immobili, bastava il contatto.

Decidemmo di rimanere un altro po’ ricordi? Faceva freddo ma io ti abbracciavo e cercavo di riscaldarti. Poi approfittando del silenzio riprendesti coi tuoi discorsi, i tuoi fantastici discorsi : << Guarda là avanti>>.
<<cosa c’è?>> ti chiesi.
<< Niente, tu guarda, e prova a immaginare un bambino, lì in mezzo al prato, mezz’ora fa, quando le nuvole erano ancora lontane. Cosa potrebbe fare un bambino, da solo, in mezzo a un prato?>>
Ormai abituato alle tue strane domande chiesi <<cosa?>> e tu << Immaginare! Guardalo … Le sue labbra iniziano ad alzarsi per collocarsi in quella meravigliosa posizione che dà luogo al sorriso. La sua mente sta volando. Di certo immagina lui e i suoi amici che corrono, saltano e giocano insieme. Quel bambino è la felicità! Poi il cielo inizia ad oscurarsi. Le labbra, prima sorridenti, prendono le sembianze di un ponte stilizzato. È un ponte inutile però, nessuno ci passa sopra; all’altezza dell’impalcato, sotto il labbro inferiore, si formano tante piccole fossette, come tante piccole persone. Ora sono tutti sotto un ponte: lui, i suoi amici e la sua mente si sono trasferiti. Non possono più giocare, e lui rimane lì, fermo come prima, con il viso invaso dalle lacrime, ma magari … è solo la pioggia.>>
<<mmh>> farfugliai, << Ma un albero non prova sentimenti>> e qui misi a dura prova la tua pazienza! Ahahah, ero davvero tanto stupido!

Ma amore, tutte queste parole ... servono solo a coprire la verità : tu mi manchi troppo!
Quanto vorrei che tu fossi qui adesso. Tu mi hai cambiato, tu mi hai proprio creato da zero!
Ma forse sto impazzendo … forse tu non ci sei mai stata, eppure porto i tuoi segni su tutto il mio deteriorato fisico e ogni cosa che si intromette tra i miei occhi e l’orizzonte mi ricorda una parte del tuo corpo.
Tu … mi hai creato giusto?
Ma come puoi avermi creato se ora non ci sei? Come!? Quale dea farebbe qualcosa di così crudele? Non te di certo … non mi avresti mai abbandonato.
Probabilmente la colpa è mia : come un abile artista ho inventato me, poi ho disegnato te e ti ho permesso di inventarmi daccapo. Quindi se tu non esisti, non esisto nemmeno io.
È questa la verità, io non sono mai esistito, e se non esisto allora, forse, dovrei morire. Ma può mai qualcuno che non esiste morire?
Amore, ti prego dimmelo! Dimmi se respiro o faccio solo finta!




Edited by /ScarA\ - 6/1/2011, 19:35
 
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/ScarA\
view post Posted on 9/1/2011, 11:02




qualcuno che mi dica cosa gliene pare please :)
 
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1 replies since 5/1/2011, 20:23   33 views
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