Katka 6

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Viggen
view post Posted on 15/12/2010, 09:46




7.

Katka si risvegliò di soprassalto. L'orgasmo che le era sopraggiunto a dispetto ed, anzi, a causa del dolore che la posizione le provocava, era stato tanto inteso quanto inatteso. Si era abbandonata a quel fiume di sensazioni, di emozioni invocando il suo padrone cui stava offrendo il suo sacrificio. Aveva perso i sensi e dopo un'eternità era riemersa a quella realtà impregnata di sofferenza.

Per un momento il panico aveva preso il sopravvento. Aveva perso la vista! Ma poi aveva compreso che lui era tornato e, mentre lei era incosciente la aveva bendata. Non ne ara completamente sicura. Ogni suo muscolo era intorpidito e grondante di quel terribile dolore che la disidratazione provoca ai muscoli impregnati di acido lattico.

Si sentiva davvero vicino al suo limite estremo. Quel limite che aveva tanto sognato e che ora stava per toccare. Da un lato ciò era ancora eccitante, dall'altro, stava per venire sommersa dal panico cui non aveva nessuna intenzione di diventare preda. “Padrone, mio Signore, ti dedico questi momenti. Sono la tua schiava, fa di me quello che desideri, quello che ti potrà dare più piacere”.

Riprese di nuovo i sensi. Quanto tempo era passato? Si sorprese di pensare quanto a lungo il suo Padrone avrebbe giudicato dovesse durare quella prova suprema.

Una sensazione improvvisa di panico le arrivò addosso all'improvviso. Legata, immobilizzata,cieca, fu sommersa da mille pensieri terribili. Il suo ritmo cardiaco a tratti aumentava parossisticamente e ondate di gelo, di nausea, di un malessere la assalivano in crescendo. Stava riconoscendo i sintomi di un colpo di calore. Sicuramente era ora di terminare la prova. Attila si stava spingendo troppo in la. Cercò di gridare ma il bavaglio e le mutandine che le aveva cacciato in bocca prima di legarla rendevano inutile ogni tentativo,

____

8.

L'incontro era avvenuto quasi un mese dopo l'essersi dichiarata Schiava. Le condizioni che Sepp le aveva imposto erano tassative. Eccitanti. Per prima cosa lei si sarebbe rivolta al suo padrone iniziando ogni frase con le parole “Mio Signore e Padrone” e dandogli del lei.

Se ad un estraneo tale modalità, nel migliore dei casi, poteva sembrare ridicola, teatrale e grottesca, a Katka dava un sensazione di voluttuosa sottomissione. Aveva ormai accettato di dimenticare il modo di essere, di vivere, cosiddetto normale per entrare nel mondo dei suoi sogni finalmente divenuto realtà. Tutto ormai era nelle mani di qualcuno che avrebbe governato la sua vita, ogni giorno della sua vita. Che avrebbe concentrato tutta la sua attenzione su di lei.

Successivamente le era stato imposta una serie di azioni umilianti che mai avrebbe pensato di poter un giorno non solo accettare ma anche di desiderare con ogni fibra del suo corpo. Sapeva che anche un minimo rifiuto avrebbe significato la fine definitiva della loro relazione. Una sera Sepp le aveva ordinato di prendere un ago da cucito, Le aveva chiesto di porre l'estremità sulla fiamma di una candela fino a che la punta sarebbe diventata incandescente.

“Katka.”
“Si mio Signore e Padrone.”
“ Ora, lentamente, ti trapasserai con quell'ago il capezzolo del seno sinistro. Lentamente.”
“Si mio Signore e Padrone.”
“Inizia... lentamente.”

E lo aveva fatto davvero. Non era una masochista, tutt'altro. L'idea di eseguire quella operazione che le provocava un senso di terrore, era gratificante, molto. L'ago, da rosso , raffreddandosi, era diventato nero. Katka, rabbrividendo, lo aveva appoggiato sulla carne bruna del capezzolo.
Chiudendo gli occhi aveva iniziato a premere e stranamente la carne aveva opposto una certa resistenza. Poi, trattenendo il respiro, aveva aumentato la pressione. Si era imposta di aprire gli occhi. Impossibile dare un colpo deciso perché le era stato ordinato di procedere lentamente. La punta dell'ago non era abbastanza affilata, la superficie resa ruvida dal deposito di carbonio. Il dolore che improvvisamente aveva sentito arrivare era arrivato assieme ad un profondo senso di orgoglio per la sua capacità di soddisfare il desiderio del suo Padrone.

Lentamente l'ago era entrato in quella carne sensibile e ne era uscito per qualche cm dall'altra parte. Il dolore era stato forte ma mai, neppure per un istante Katka aveva pensato che avrebbe disubbidito all'ordine ricevuto. Alla fine si era ritrovata completamente ricoperta di sudore e felice. Felice al di la di ogni possibile felicità. Il suo lato oscuro.

“Sei una nullità Katka, talmente insignificante che solo una nullità avrebbe ubbidito ad un ordine tanto assurdo”
“Si mio Signore e Padrone”
“Ripeti con me allora: sono una nullità, meno di una nullità”
“Si mio Signore e Padrone, sono una nullità, meno di una nullità”.
“Adesso desidero lasciarti, ho un'altra nullità che mi attende, in carne ed ossa, Voglio concedermi ancora qualche soddisfazione con lei, è una donna molto più bella di te e desidero che tu pensi a noi due mentre te ne starai a letto per tutta la notte senza estrarre l'ago.” Ci vediamo domani per l'estrazione dell'ago. Anzi, a dire la verità, lo farai da sola perché mi fa schifo vedere a quale livello di perversione sei capace di arrivare.

“Si mio Signore e Padrone, come comanda.” La notte fu una deliziosa agonia che terminò con l'estrazione dell'ago seguendo alla lettera le indicazioni del suo Padrone. Il capezzolo tumefatto le doleva terribilmente. Il giorno fu poi davvero speciale. Il lavoro la vide impegnata senza risparmio di energie. Le colleghe si chiesero più volte cosa le fosse successo di bello per giustificare quell'insolito atteggiamento di gioiosa efficienza e disponibilità.

Era iniziato in quel modo strano ed eccitante un torbido e torrido rapporto speciale tra lei ed il suo Padrone. Non erano mancati dei piccoli incidenti, imbarazzanti anche, quando aveva per esempio dovuto spiegare ad un dottore come si era procurata una ferita che avrebbe richiesto davvero molta fantasia per arrivare a dichiarare che si trattava di un incidente. E come si era sentita umiliata quando, dopo aver medicato la ferita il medico la aveva guardata in un modo assolutamente strano.

Quella sensazione di umiliazione estrema la aiutava a venire in modo travolgente quando, a richiesta di Gripen, di Sepp, di Attila insomma, di esibiva in cam per lui o per altri. Non avrebbe mai saputo chi fossero gli “altri” dal momento che Sepp chiudeva sempre la sua cam mentre esibiva la sua “cagna ubbidiente”. A volte offriva all'estraneo o all'estranea (lo capiva da come Sepp si rivolgeva all'ospite) di ordinare pure tutto quello che voleva venisse fatto “da quella specie di disgustosa larva umana che disprezzo profondamente”.

Una sera Sepp la informò che la settimana successiva si sarebbe trovato in città per motivi di lavoro e che la avrebbe incontrata. Una affermazione, non una richiesta.
L'incontro era stato fissato per il giovedì pomeriggio. Le fu ordinato di non lavarsi, neppure le parti intime, ad iniziare da lunedi. Per Katka fu anche peggio delle varie torture. Maniaca dell'igiene personale, l'ansia iniziò ad assalirla fin dal lunedì mattina.

Assieme all'ansia, ecco comparire quella strana sensazione di eccitato eroismo e di dedizione al suo padrone, ancora più forte del solito. Quelle giornate di giugno particolarmente calde aumentavano il suo disagio e si sentiva orribilmente e meravigliosamente in disordine. L'odore personale che sul lavoro cercava in tutti i modi di attenuare e nascondere sarebbe stata la prova, la conferma della sua obbedienza cieca e totale.

La mattina del giovedì trascorse molto lentamente, divorata dall'impazienza e dall'ansia dell'incontro. A mezzogiorno lasciò il lavoro e tornò a casa. Cercò di mangiare qualcosa e finalmente arrivarono le due. Tale era l'agitazione che l'aveva assalita che ad un certo punto dovette recarsi in bagno per vomitare. Alle tre uscì da casa e si avviò a piedi verso il luogo dell'incontro.

Ormai lo stava aspettando da oltre mezz'ora. In piedi, dalla parte soleggiata della piazza, Katka temeva di non farcela, di svenire. Ad un certo punto si sentì avvampare e pensò di svenire davvero. In realtà si era trattato un orgasmo spontaneo che non riuscì a trattenere e che aggravò la sua igiene personale. Puzzava come un cavallo dopo una corsa. Non aveva la minima vergogna. Un orgoglio smisurato. Le fosse stato chiesto di attenderlo in ginocchio sul marciapiede, lo avrebbe fatto. Il mondo, gli altri, non contavano ormai più.

Un'ombra si materializzò alle sue spalle.
“Puzzi da fare schifo.”
“Lo so, mio Padrone e Signore,”

La camera del motel era molto luminosa. Sepp, rilassato, era sdraiato sul letto. A Katka era stato invece ordinato di stare in piedi, senza scarpe, vestita, con il viso rivolto al muro, in silenzio. Rimase in quella posizione per un'ora.

“Togliti le mutandine e posale sul tavolino alla tua sinistra, senza girarti”
“Subito, mio Padrone e Signore,”
“Solleva la gonna e mostrami il tuo schifoso sedere”
Katka fece quanto le veniva chiesto.
Sentì un movimento alle sue spalle e un sibilo. Un dolore intensissimo e inatteso la fece sussultare. Il colpo di frusta inatteso le aveva segnato la carne era stato troppo violento, forse aveva provocato una ferita.
“Sei una persona priva di qualunque dignità.”
“Si, mio Padrone e Signore,”
“Guarda le tue mutandine, sono davvero schifose. Neppure un animale avrebbe il coraggio di indossare un indumento tanto lurido”
“Si, mio Padrone e Signore,”
“Se lo sai, deciderai tu stessa quanti colpi di frusta meriti per esserti presentata in questo stato al tuo Padrone”
“Si, mio Padrone e Signore,”
“Quanti allora?”
“Non saprei”
“ Ai colpi che deciderai, ne aggiungeremo due per non avere risposto alla mia domanda”
“Dieci colpi di frusta, mio Padrone e Signore,”
“Più due dunque e più altri tre per avere suggerito un numero di colpi troppo basso”
“Grazie, mio Padrone e Signore,”

All'ottavo colpo Katka svenne.
Quando Katka riprese coscienza Sepp la stava osservando dal letto. Si accorse di giacere per terra. Le natiche le bruciavano in un modo terribile.

“Non sarai mai una Schiava degna di questo nome. Lo sai?”
“Lo so, mio Padrone e Signore,”

“Poiché questo è il nostro primo incontro, ho deciso di essere mite”
“Grazie, mio Padrone e Signore,”

“Ora sei davvero in uno stato disgustoso. Vai in bagno, prepara la vasca con acqua molto calda e datti una ripulita, fa un lungo bagno. Il dolore che l'acqua calda ti provocherà ti farà ricordare quanto male hai impersonato il tuo ruolo. Torna quando sarai presentabile, nuda.”

Quando Katka ritornò in camera trovò Sepp assopito. Rimase in piedi, nuda, ad osservarlo. Era un bell'uomo e portava bene la sua età. Forse aveva mentito anche sull'età, chissà,

Quando Sepp si risvegliò, qualche minuto dopo, la guardò con calma, senza toccarla. La fece girare, inchinare, muovere. Sembrava stesse osservando un animale al mercato.
Le ordinò poi di distendersi sul letto perché aveva deciso di prenderla.

Malgrado il dolore che le provocavano le ferite sulle natiche Katka, quando fu tutto finito, pensò che mai pensava potesse esistere un amante tanto incredibile.

A letto Sepp fu l'esatto contrario di quello che era stato finora. Dolce, invasivo, delicato, appassionato e tenero come solo nei sogni di una donna un uomo può essere. Fecero l'amore a lungo e quando finirono Katka non poté fare a meno di guardarlo con gli occhi della donna innamorata. Ricevette in cambio un violento manrovescio sulla guancia destra che le fece rovesciare la testa e sgorgare lacrime di dolore e di frustrazione. E di piacere.

Sepp si alzò e, in silenzio si rivestì e senza salutarla neppure se ne andò. Quando Katka si risvegliò da un sonno profondo e privo di sogni erano le due di notte. Si rivesti con gli abiti maleodoranti e tornò a casa.

 
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