Finalmente il giovane Talete riuscì ad entrare come iniziato ai misteri del carro di Orus, e del suo disco magico.
Gli iniziati venivano riuniti assieme ai maestri del culto in un’ampia sala circondata da colonne turchesi, oltre il quale era visibile il panorama dei giardini pensili, che parevano sospesi nel vuoto. Al centro su di un altare era posto il carro, il quale però non sembrava tale, il suo aspetto era alquanto strano: un cilindro metallico, con strane scritte, di una lingua sconosciuta, al quale erano fissate delle strane vele rivestite di pannelli in vetro; affianco stava il disco del diametro di un braccio, tutto nero, fatto di un materiale a loro sconosciuto, guardandolo da vicino era possibile scorgervi dei piccoli solchi che descrivevano delle circonferenze; il disco poggiava su un contenitore rettangolare sopra il quale sporgeva un corno metallico. Il maestro delle cerimonie abbassava sul disco uno strano ago e premuta una leva dal corno si dipanava una litania strana, accompagnata da musiche prodotte da strumenti sconosciuti. Le voci provenienti dal corno erano almeno quattro, e si supponeva fossero gli spiriti di quattro Jin, i quali sarebbero stati liberati dalla prigionia alla quale Orus li aveva condannati, solo quando un fortunato fosse stato capace di tradurre il significato della loro preghiera. In quel caso i Jin avrebbero potuto esaudire i desideri del loro liberatore.
Mentre la musica si diffondeva in tutta la sala, gli iniziati danzavano attorno al carro, inalando i fumi che si dipanavano dai bracieri cerimoniali, prodotti bruciando una pianta che i guerrieri Shardana, – dei mercenari semiti che si erano stabiliti in una terra oltre le colonne d’Ercole – vendevano ai sacerdoti del culto. Questa pianta produceva il cosiddetto riso sardonico.
Mentre la danza proseguiva al suono di quella musica, di una lingua ignota, Talete riconobbe molte delle cose che vide e sentì quando anni prima, si fermò sotto quel monte nel Sinai.
“Words are flying out like
endless rain into a paper cup
They slither while they pass
They slip away across the universe
Pools of sorrow waves of joy
are drifting thorough my open mind
Possessing and caressing me …” Immerso tra mille visioni, e luci e colori, riapparvero ai suoi occhi i guerrieri Sumeri, Ittiti e Assiri; e si sentì leggero, ebbe la sensazione che la sua anima, staccatasi dal corpo prendesse a volare, come fosse stata uno di quei massi, e il carro lo Zenit.
“… Jai guru deva om
Nothing's gonna change my world
Nothing's gonna change my world
Nothing's gonna change my world
Nothing's gonna change my world
Images of broken light which
dance before me like a million eyes
That call me on and on across the universe
Thoughts meander like a
restless wind inside a letter box
they tumble blindly as
they make their way across the universe …” Il carro ed il suo disco erano alimentati dalla stessa forza che faceva levitare i massi delle piramidi, delle Ziqquratt e della torre di Babilonia. Gli fu spiegato dai maestri del culto che sotto la sala era presente un piccolo Zenit capace di produrre l’energia sufficiente, e tutte le scienze si sarebbero diffuse dal carro di Orus. Ecco il motivo per cui i Jin si ribellarono: volevano divulgare ai mortali le prerogative divine.
“…Jai guru deva om
Nothing's gonna change my world
Nothing's gonna change my world
Nothing's gonna change my world
Nothing's gonna change my world
Sounds of laughter shades of life
are ringing through my open ears
exciting and inviting me
Limitless undying love which
shines around me like a million suns
It calls me on and on across the universe …” Tutto è fatto di dei; così gli insegnarono i maestri Caldei. La stella polare ed il piccolo carro, che indicano sempre il nord, simboleggiano il disco dei quattro Jin ribelli, e il mezzo con cui caddero sulla terra. La dimostrazione era abbastanza facile e Talete tornato a Mileto vi dilettava giovani e adulti, ignari del suo significato: strofinava una bacchetta di vetro con un panno, ed ecco che magicamente questa attirava pezzi di stoffa. Strofinando poi degli aghi con la pietra elektron questi indicheranno sempre il nord, proprio come fa la stella polare. Un flusso divino è contenuto in tutte le cose del creato, e l’acqua, fonte di vita per tutte le creature, non poteva che esserne l’origine.
“…Jai guru deva om
Nothing's gonna change my world
Nothing's gonna change my world
Nothing's gonna change my world
Nothing's gonna change my world
Jai guru deva
Jai guru deva.” Alla fine tutti finirono accasciati a terra, immersi in un sonno profondo.
– A volte mi chiedo se fosse tutto vero, disse Fatima, o se avessi sognato.
– Non puo’ essere lo sai, c’ero anch’io e ricordo le stesse cose. Ricordo ancora a memoria quelle parole; ma chissà se qualcuno riuscirà mai a liberare i quattro Jin.
Passarono i giorni, i mesi e gli anni. La guerra tra Lidi e Persiani cessò, ma la pace sarebbe durata per poco. Anche i Persiani avevano i loro Talete, anch’essi formati in Babilonia e in Egitto. Sarebbero morte ancora tante persone alla ricerca di cose di cui non avevano realmente bisogno; perché, direbbe il vecchio saggio, non conoscevano sé stessi.
Talete invece aveva tutto quello che gli serviva davvero; giovani a cui insegnare, un tetto, e una schiava felice di esserlo, che conosceva a memoria le posizioni del Kamasutra.
Edited by Giovanni Pili - 12/12/2010, 23:43