Come una fenice.Primo Capitolo“Hey Jude, don't make it bad
take a sad song and make it better
remember to let her into your heart
then you can start to make it better...”*
La voce di Elliot riempiva l'ambiente polveroso della cantina. Quello squallido stanzone non aveva niente a che fare con gli studi discografici che il ragazzo sognava di poter usare in un futuro non molto lontano, ma per il momento a lui andava bene.
A volte si divertiva a pensare ai ragnetti annidati negli angoli in cui la luce non arrivava, ma dove il suono della sua chitarra rimbombava al massimo. Si chiedeva spesso se a loro desse fastidio, oppure se apprezzassero la sua musica.
All'inizio del componimento Elliot aveva appena pizzicato le corde della sua chitarra, mentre ora sembrava che volesse romperle. La forza che metteva mentre suonava, l'energia che impregnava ogni sua canzone, dava l'idea della benzina che piano piano si espande e bagna qualunque cosa vi entri in contatto. Elliot tingeva tutto di nero, un suo nero personale. Un nero che non rappresentava le tenebre, ma l'assenza di colore. Un nero che non era tristezza, ma assenza di felicità. La sua non era una vita piena di odio, ma priva di amore.
La sua esistenza era un quadro da dipingere, un quadro al momento nero – non bianco, come qualcosa di fresco e appena creato. Era scuro, nascosto. Come qualcosa che cerchi di nascondere il proprio passato.
La benzina alimenta il fuoco che a sua volta dona calore e luce. Ma proprio mentre esaurisce il proprio compito, il combustibile si autodistrugge, si annienta da solo. Elliot era fatto proprio così. Sosteneva Jude, la difendeva, amava quella debole ragazzina come solo i fratelli maggiori sanno fare. E mentre lei illuminava tutti con la sua innocente lucentezza, mentre contagiava tutti con la sua felicità, Elliot era costretto a restare nell'ombroso anonimato. Al massimo veniva nominato come “il fratello di Jude”. E, la maggior parte delle volte, finiva dal preside per aver impedito a qualcuno di importunare la sorella.
Le ultime note della canzone si spensero nell'aria, e Jude applaudì entusiasta.
-Vorrei saper suonare la chitarra come fai tu...- commentò dopo qualche attimo di silenzio, mentre la magia della musica scompariva lentamente.
-Tuo fratello è un genio, non penso che potresti mai eguagliarlo.- rispose immediatamente Elliot, sorridendo divertito di fronte alla smorfia della sorella. -Però puoi sempre provarci.- Fece un fugace occhiolino a Jude, poi imbracciò nuovamente la chitarra.
Stavolta l'inizio della canzone fu graffiante. Squarciò l'aria, la tagliò a fettine come un coltello fa con il pane. Il suono deciso, la fronte imperlata di sudore, la voce tesa al massimo.
“The time has come
For me to talk to you
And I don't mean
To hurt your pride
But everybody needs a friend sometimes
To make you see the light...”*1
Elliot si stava consumando, stava nuovamente distruggendo se stesso. Per lui non c'erano “canzoni di prova” o “canzoni importanti, da suonare con attenzione”. Per Elliot esisteva solo la musica, che andava trattata con rispetto. Che doveva essere suonata al massimo, senza esitare. Senza chiedersi quale fosse il proprio limite, ma cercando sempre di superarlo. Elliot era proprio come una fenice, che brucia e si rigenera dalla sua stessa cenere. Ogni canzone lo animava di un fuoco travolgente, che normalmente non riusciva a creare. Un fuoco che lo corrodeva dentro, che lo annientava, ma che finiva con l'ultima nota di ogni canzone. Quando iniziava l'esibizione dopo, Elliot rinasceva dalle proprie ceneri, splendente di una luce ancora più profonda.
Jude restò incantata ancora una volta dalla passione che invadeva ogni nota, che inzuppava la musica di Elliot. Da piccola, quando vedeva suonare il fratello, pensava spesso alle fate che vedeva nei cartoni. Immaginava quei piccoli esseri magici che saltavano da una corda all'altra della chitarra di Elliot, che lo aiutavano a suonare. Non c'era null'altro che avrebbe potuto spiegare la bravura del ragazzo.
La porta si aprì di scatto, e ne spuntò fuori un viso truccato. Dopo qualche attimo, quando Elliot smise di suonare, entrò una donna vestita in modo elegante, con i capelli biondi tirati in un severissimo chignon.
-Mamma, hai sentito quanto è bravo?- chiese Jude, sperando in una risposta interessata. Ci teneva davvero, e le avrebbe fatto piacere sentire un complimento per Elliot una volta tanto.
-Sì, sì... davvero bravo.- rispose la madre cercando di mostrarsi interessata, ma dopo un fugace bacio sulla fronte disse a Jude: -Non stare troppo a sentire le canzoni di tuo fratello, sei ancora piccola e queste cose così forti non sono adatte a te... Ho lasciato la cena in frigo e stasera non fare troppo tardi.- trasse un respiro profondo, come se dovesse ricordarsi qualcosa. Infine si strinse nelle spalle e fece per andarsene.
-Elliot, mi raccomando: abbi cura di tua sorella.- disse poco prima di uscire dalla cantina. Non degnò il figlio nemmeno di uno sguardo, ma Elliot non se ne curò particolarmente.
A volte il ragazzo si sentiva un estraneo in casa propria. La madre e la sorella, biondissime e sempre perfette, non avevano niente a che fare con lui, che portava sempre i neri capelli spettinati ed era esageratamente disordinato. No, lui assomigliava al padre. Una figura avvolta dalla nebbia, senza un volto o una voce. Ecco perché la madre non guardava mai quegli occhi verdi, così chiari rispetto ai suoi. Erano identici a quelli dell'uomo scomparso quando Jude aveva ancora pochi mesi.
-Mi dispiace...- mormorò Jude quando i tacchi della madre non rimbombarono più sugli scalini che portavano al piano terreno.
-Non importa.- rispose Elliot, sinceramente. Il suo mondo era la musica, il suo nutrimento l'adorazione della sorella. Non aveva bisogno di nient'altro. Dopo qualche attimo di silenzio, il ragazzo sorrise. -Cosa ti va di sentire stavolta?- chiese, con uno strano luccichio negli occhi chiarissimi.
-Quella degli angeli... “We will rise again”, se non sbaglio.- rispose Jude, mentre si rigirava una ciocca di capelli tra le dita.
Elliot sorrise, per niente sorpreso. Ogni volta che chiedeva alla sorella di suggerirgli una canzone, lei nominava sempre quella. Il ragazzo però non aveva mai capito il perché di quella scelta.
“Angels on fire
They fall from the sky
Heaven and hell will be burning tonight
Covered in ashes
I cry out your name
And out of the flames
We will rise again...”*2
*Hey Jude, non essere pessimista,
prendi una canzone triste e rendila migliore,
ricordati di lasciarla penetrare nel tuo cuore,
allora potrai cominciare
a renderla migliore.
The Beatles, Hey Jude*1 Il tempo è arrivato
per me di parlarti
Non voglio ferire il tuo orgoglio
Ma tutti hanno bisogno di un amico a volte
per farti vedere vedere la luce.
Scorpions, The game of life*2 Angeli in fiamme
Cadono dal cielo
Paradiso e inferno bruceranno stanotte
Coperto dalla cenere
Grido il tuo nome
Noi ci alzeremo ancora.
Scorpions, We will rise Per presentarmi uso il primo capitolo di una mia nuova storia, il cui sviluppo mi è ancora oscuro quasi del tutto. Mi aspetto tante critiche e consigli (:
Se qualcuno nota qualche errore nella traduzione delle canzoni mi faccia sapere, dato che per le ultime due ho fatto da sola (in giro purtroppo le traduzioni delle canzoni degli Scorpions non si trovano).
Grazie mille in anticipo!