Mitalidor - Chi ha incasinato il tempo? (V), V. Egitto, anno 800 d.C. Alle porte della città di Mitalidor.

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 23/11/2010, 10:01
Avatar

Elfo Illuminato

Group:
Member
Posts:
2,600
Location:
Roma

Status:


Mitalidor
Chi ha incasinato il tempo?



V. Egitto, anno 800 d.C. Alle porte della città di Mitalidor.

Una spiaggia isolata, non lontana dal porto: il punto ideale per attraccare, lontano da sguardi indiscreti e ostili. L’Egitto sta per essere violato, con i suoi segreti e la sua tradizione di terra fertile ed in qualche modo anche magica.

Claudius poggia entrambi i piedi sul suolo africano e tira un profondo respiro: l’aria è calda e fastidiosa, non tira un alito di vento.

- “Stirpe malsano, siffatto posto alquanto brullo e riarso?!”, assenta lui sgranando gli occhi attorno all’immensa distesa di sabbia: chiara, ardente, a tratti interrotta da rocce a spuntoni e promontori di terriccio scuro.

- “’Esto si mostrerebbe il chimerico Egitto”, esclama Brutus esaminando anche lui il desolato paesaggio. “All’erta! Giammai mi fiderei, e tu Sveglio?”

- “Ovunque, il nemico nascondersi puote”, risponde lui con tono acre. “Ma noi siamo qui per istanarlo”.

Assicuratisi che non ci fosse nessuno nei paraggi, i romani cominciano a preparare il loro accampamento per la notte; e mentre fervono i lavori, Claudius si reca nella cittadina vicina per assicurarsi come vive la gente del posto, in questa piana sterile di deserto.

- “Mitalidor”, si ripete abbozzando un sorriso mentre si avvicina alle porte della città. “Ma come puote simil discendenza a viver qui? Acqua non v’è”.

Ma subito viene sorpreso dall’ingegno e dall’operosità del nemico: lunghe canalizzazioni che attraversano il deserto per attingere l’acqua dal fiume Nilo, piante che così rigogliono sulla sabbia e lungo le strade, dislocate sui lati dei marciapiedi una moltitudine di bancarelle dove si vende ogni sorta di mercanzia.

Claudius si sofferma davanti ad una di queste. Una voce dietro di lui lo distoglie: è egiziano, lingua che lui conosce molto bene, suo malgrado... la lingua dell’acerrimo e odiato nemico.

- “Spezie amico straniero; pregiate, vengono da Fenicia”.

- “Amico hai detto?! Ci conosciamo forse?”, replica lui sorpreso… in latino.

- “Fratello forestiero non capisce la mia lingua”, risponde il mercante sempre socievole. “Comunque benvenuto in nostra terra, spero ti troverai bene qui”. E detto questo gli porge la mano in segno di amicizia.

- (Ma cosa diamine… perché… costui è si ospitale?”), pensa Claudius senza proferire parola.


- “Leggo nei tuoi occhi…”, prosegue il mercante poggiandogli la mano sulla spalla.

- “Cosa ci vedi!”, ribatte finalmente il legionario, in egiziano.

- “Allora me capisci straniero!!! Io Ashab, mercante; questa è mia bancarella. E tu?”

- “Cosa la quale non riguarda te, sudicio di un popolano”, protesta Claudius portandogli via con cattiveria la mano dalla spalla.

- “Cosa… come… che fai?!” Ashab è confuso. “Io buono, e pacifico! Io vendere, buona mercanzia d’oriente”.

- “Lurido plebeo, morte a te se tue sozze mani sentono me un’altra volta”.

Claudius lo spinge contro la sua bancarella, ma senza esagerare; quindi riprende la sua esplorazione.


Qualche altro passo per la città, quindi il magnifico Tempio di Tashor attira la sua attenzione: costruito con uno stile architettonico a lui sconosciuto, con cupole ellittiche e larghi gradoni ai lati dei quali si levano fiaccole accese; e sopra l’ingresso principale l’effigie di un dio con il corpo da uomo e la testa di lupo.

- “Ra, il dio Sole”. Claudius sogghigna. “Idioti egizi, adorare suddetto animale”.

Tuttavia il tempio lo ispira ad entrare, e sale di fretta i gradoni del tempio. Grande, pieno di affreschi, mosaici e finestre a vetri colorati; quindi tante panche di legno, sarcofagi… ed in fondo – circondato da due candelabri d’oro massiccio – un altare scolpito in pietra.

- “Alhoa, le scarpe… bianco straniero”, lo richiama una voce quasi sussurrante. “Cosa fai pazzo!”

Claudius si volta e davanti a lui tre sacerdoti vestiti con lunghi abiti lo ammoniscono ad uscire immediatamente, minacciandolo di subire la maledizione del dio Ra se si ostina a mancargli di rispetto.

- “Io non prendo ordini?”, grida Claudius sbattendo i tacchi.

- “Tu sei un folle”, lo addita un sacerdote; ed avvicinandosi a lui, spingendogli l’indice nel petto comincia a pronunciare strane ed incomprensibili frasi.

Claudius allora lo spinge all’indietro ed i tre sacerdoti si vedono costretti ad attaccarlo.

- “Abietti, tre contro me solo”, urla Claudius difendendosi a fatica con la sua spada. “Dannati chierichetti”.

Detto questo si allontana da loro vibrando colpi di spada ovunque e fracassando ogni cosa gli capiti sotto tiro; anche i bellissimi mosaici cadono a pezzetti distrutti dai prepotenti colpi della sua spada.

- “Per carità fermati, profano”, urlano i tre all’unisono mettendosi le mani nei pochi capelli. “Tu brami la morte”.

Un attimo, e i tre – apparentemente pacifici – impugnano sciabole ricurve e lo attaccano.

Una piccola scala, Claudius è braccato ma deve darsi alla fuga: la scende in fretta e si precipita di sotto.

- “(Maledizione, se si tratta di cripta sono fregato!”), pensa con il sudore sulla fronte.

Fortunatamente c’è un’apertura con un gancio metallico: Claudius accede e si barrica al suo interno. La stanza è completamente buia, così accende la torcia che portava con se… anche se sa che non durerà a lungo.

Ma intanto è luce. Ed ecco un libro davanti ai suoi occhi, nella penombra, poggiato su un leggio in legno tarlato. Claudius si avvicina al testo e comincia a sfogliarlo, quindi a leggere.



*** Jane intanto è entrata di soprassalto nella camera di David, davanti al televisore; quindi grida entusiasta:


- “Caspita, una catastrofe!!!”

- “Che cosa…?”, sibila David avvicinandosi massaggiandosi la guancia appena percossa.

- “Vestitevi in fretta, non c’è tempo da perdere”, ordina Jane uscendo di fretta dalla stanza. “Si va nel deserto”. ***



All’improvviso, tutto intorno a lui comincia a tremare: le pareti traballano, il pavimento si spacca in due fino ad aprire un autentico baratro, il soffitto sta per crollare sopra la sua testa quando lui riesce a mettersi al riparo infilandosi dentro un sarcofago e sfrattando così il suo centenario ospite.

- “Per la corona di Cesare, esto è l’inferno”, urla Claudius chiudendosi nel sarcofago, non prima di avere afferrato e portato dentro con se il libro.


SEGUE...


 
Web Contacts  Top
MISTER NOBODY
view post Posted on 1/12/2010, 21:15




La sensazione è che il tuo sia uno stile un po' troppo cinematografico... fossi in te, per migliorarlo, approfondirei un po' più i dettagli e le descrizioni.

CITAZIONE
- “Io non prendo ordini?”, grida Claudius sbattendo i tacchi.

Qui hai messo l'interrogativo al posto dell'esclamativo;)

Mi raccomando, aspetto il 6° CAPITOLO, eh... ^_^
 
Top
1 replies since 23/11/2010, 10:01   26 views
  Share