Il sorriso sbavato, Racconto di Giovane Scrittore

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Roberto & Samanta
view post Posted on 27/6/2010, 13:02




Opera selezionata da Creativity Station

Era una furia, Teresa, quel pomeriggio. La sua consueta intrattabilità s'era trasformata in qualcosa di peggio. Silvana non c'aveva messo molto a capire che per la propria sopravvivenza era importante non mettere piede nell'ufficio che condivideva con la collega, e ormai da quasi un'ora il suo passatempo era diventato raccontare a tutti della crisi di Terry.
-Era un pezzo che pensavo che prima o poi se ne sarebbe andata- diceva, toccandosi la tempia con l'indice e ruotando la mano in senso orario- e il momento è arrivato.
Certo, era pur sempre un pettegolezzo di Silvana, ma lo sapevano anche i cacciatori preistorici che, nel dubbio, era meglio scappare che trovarsi di fronte alla belva; tutti perciò avevano fatto in modo di star lontano dall'ufficio Planimetrie almeno per quella giornata e Teresa era rimasta sola. Ma è raro che, in un gruppo dalle personalità più o meno eterogenee, non vi sia un buon samaritano, un missionario che, conscio del pericolo, lo affronti per il bene altrui. Questi era Carlo. Carlo non riteneva la collega simpatica o intelligente, neanche bella nè nulla, anzi: ci aveva scambiato quattro chiacchiere qualche volta, alla macchinetta del caffè, e si era reso conto che non possedeva nessuna qualità particolarmente apprezzabile.
Ma tant'è che il suo cuore da zelante chierichetto non poteva permettergli di ignorare una donna sofferente.
-È permesso?- fu la sua domanda. La porta rimase muta. -È permesso?-
-No!- urlò la porta.
Carlo entrò. -Buongiorno-
-Cosa vuoi?-
-Calma, Teresa. Che ti succede?-
-Fatti miei-
-A me puoi dire tutto- tentò. Si era avvicinato alla donna e cercava di calmarla: sfoderava un sorriso da gioielleria mentre cercava un contatto fisico,
Teresa si allontanò. -Ma come ti permetti? Chi sei, che vuoi?- In effetti Carlo non era stato un vero e proprio gentleman.
-Lo sai chi sono. Sei tu che io non riconosco, sei diversa - aggiunse - che ti succede?-
-Succede-
-Che cosa?-
-Vattene o mi metto a urlare-
-Urla pure, ormai tutti ti ritengono pazza. Nessuno verrebbe a vedere, e anche se qualcuno venisse, non crederebbe a una virgola di ciò che dici.
Una tiepida goccia di sudore calò lenta lungo il volto della donna e si spense sulle sue labbra.
-Vattene- disse -te lo chiedo in ginocchio.
Carlo però non voleva demordere, il viso di Teresa era meno alterato, e il sottotesto della sua supplica sembrava essere: insisti, ho bisogno di aprirmi.
-No- disse -tu ora parli-

______________


-Capisce dottore, capisce?-
-E lei, per così poco, si è fatta dare della pazza? Ma allora è pazza davvero?- sorrise il medico.
No, quel medico non poteva capire; era troppo superficiale per badare a simili sottigliezze.
C'era abituata: nessuno l'aveva mai capita, in fondo. La sensibilità è un male che solo pochi son costretti a sopportare, era questo il suo motto. S'era sentita offesa, dilaniata nel profondo, quando quel ragazzo aveva osato riderle in faccia. E perchè poi? Per un rossetto sbavato. Era in macchina, non se n'era accorta, mica poteva essere sempre perfetta... ma quello lì, scambiato lo sguardo l'aveva resa uno spettacolino. Rideva apertamente, sapeva che la destinataria di quella risata non avrebbe capito finchè non si fosse guardata allo specchio e ne approfittava.
Lei aveva guardato quel ragazzo col sorriso, il sorriso di chi pensa che in fondo non ci sia nulla di male nel sorridere a chi ride con noi, questo la feriva: non l'aver riso di se stessa o che qualcuno l'avesse fatto per il suo rossetto, ma che il suo sorriso, un sorriso che lei, burbera, concedeva di rado, fosse stato tradito con tanta malizia.
Non avrebbe più sorriso a nessuno, ecco che avrebbe fatto.
 
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