Diario d'amore

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freaky
view post Posted on 13/9/2013, 22:02




Salve a tutti,
Propongo questo breve racconto scritto da me, come prima prova di un nuovo stile di scrittura, in cerca di consigli e critiche costruttive per migliorarmi!
Scusate eventuali errori ortografici, per quanto l'abbia letto e riletto, sono sicuro che qualcuno è acora presente :D

Diario d'amore

Nei miei 23 anni di vita mi sono sempre reputato una persona molto calma e tranquilla: a scuola andavo piuttosto bene, senza eccellere certo, ma non mi lamentavo, ero sempre cortese e gentile con tutti, non ho mai creato problemi nè in famiglia nè a scuola, fatta eccezione per qualche piccola "ragazzata", di cui comunque non mi pento. Avevo infatti un carattere piuttosto normale, tendente al positivo, e soprattutto ero una persona molto emotiva. Non mi importava delle opinioni altrui, io andavo fiero di questo mio lato del carattere e lo mettevo spesso in mostra, commuovendomi nel guardare un film sentimentale, facendomi assurdi problemi per una semplice litigata o anche sentendomi felice nel vedere due persone in atteggiamenti romantici. Penso di aver sempre anelato a raggiungere la felicità caratteristica degli innamorati: quella sensazione di felicità continua ed inspiegabile, anche se la situazione trovava ad essersi tutt'altro che felice, quella dolce infatuazione che si prova nel pensare alla persona amata, quelle farfalle che volano nello stomaco per un semplicissimo bacio. Io bramavo quella felicità, e con essa bramavo anche il rispettivo rovescio della medaglia.
Tutto questo mio desiderio venne soddisfatto nel giorno del mio diciottesimo compleanno.
Avevo invitato dei miei amici in una stanza che avevo preso in affitto, con un dj e tutto il resto: ballavamo, ridevamo, scherzavamo. Ci divertivamo insomma, alla maniera tipica dei ragazzi di oggi. Mi divertii moltissimo, e così fu anche per i miei amici; o almeno così mi dissero. Di quella notte però, mi ricordo per un altro motivo, del tutto estraneo all'evento.
A festa ormai conclusa, molti dei miei amici se ne andarono, e rimanemmo in tre: io, Anne e Marika. Queste ultime erano molto amiche dai tempi delle elementari; sapevano tutto l'una dell'altra, ma proprio tutto tutto. Ad un cenno prestabilito, che io non notai se non dopo, Anna accennò un "Beh ragazzi, si sta facendo tardi: io vado a casa, o i miei genitori mi tolgono la macchina!" a cui seguì un finto "Marika, ti serve una passaggio?"; la ragazza rispose di no, e Anna se ne andò, lanciando un'ultima occhiata all'amica accompagnata da un sorriso naturalmente malizioso.
Rimasti soli, notai che Marika era un po' a disagio ma, forse per l'alcool che mi scorreva dentro, forse perchè non volevo semplicemente, feci finta di niente, ed attaccai un discorso improvvisato, con fare più disinvolto possibile.
"Mamma mia che festa, penso sia stata una delle migliori da quando sono nato!"
"Si, è vero, gli altri poi sotto l'effetto dell'alcool erano divertentissimi!"
"In effetti mi sono quasi ucciso dalle risate che Alex e Ted mi hanno provocato stasera! Ahahah!"
"Eh già, ma comunque non mi sono divertita solo per quello..."
"Che intendi dire?"
Marika non era molto brava con le parole, quindi non girò molto altro tempo intorno all'argomento.
"Vedi, mi sono divertita molto soprattutto perchè tu eri presente..."
"La mia personalità è così dirompente?!" dissi sorridendo.
"Posso farti un altro regalo?"
Prima che potessi rispondere, mi abbracciò e mi baciò.
Avevo capito quell'occhiata e quel sorriso.
Finalmente avevo coronato il mio desiderio.

Non so neanche descrivere ciò che successe dopo quella sera; posso solo dire che la mia vita prese tutta un'altra piega: le giornate scorrevano veloci e felici, non esisteva più il male nè il brutto, erano due idee non più contemplabili nel mio mondo; non esisteva la noia nè l'inquietudine, non esisteva più la negatività in sè: tutto era stato sostituito da una positività imperturbabile e indistruttibile. Marika ed io eravamo felicissimi insieme.
Ci regalavamo di continuo soddisfazioni e sorrisi, sguardi; tra di noi era sorta un'intesa ai limiti del credibile: bastava uno sguardo per farci giungere alla mente la stessa idea, parlavamo e discutevamo per ore di un singolo argomento senza provare il benchè minimo fastidio o rancore nei nostri confronti, e se non avevamo nulla da dire, semplicemente ci guardavamo negli occhi e nello stesso istante, come se potessimo comunicare telepaticamente, accennavamo un tenero sorriso, che esplicitava tutti i nostri sentimenti.
Ricordo che una volta ci trovavamo in un grande parco molto affollato e, cercando un luogo un po' più solitario, giungemmo in un piccolissimo boschetto con al centro un fantastico prato, solitario e dimenticato da tutti. Decidemmo all'unisono di fermarci lì, per passare quel caldo pomeriggio. Ci sdraiammo per terra e cominciammo a parlare, non ricordo bene di cosa, ma di una varietà di argomenti così vasta che credo sia normale e comprensibile non rammentare; all'improvviso cadde il silenzio tra di noi, e come al solito nessuno dei due si sentiva a disagio; a Marika sembrò giusto esplicitare questo fatto:
"Io credo che due persone stiano veramente bene insieme quando riescono a guardarsi negli occhi, senza dire nulla, e non sentirsi a disagio...Io con te ci riesco."
Quanto di più bello mi poteva accadere, in quel momento accadde: una sensazione sconosciuta mi comparve improvvisamente dentro, e mi pervase dalla testa ai piedi, una sensazione talmente bella e perfetta da far invidia ad un dio, più inestimabile di ogni tesoro e più calda del sole.
"Anche io potrei rimanere così per ore, e non stancarmi mai."


Da quel giorno ormai è passato molto tempo, ed il ricordo di così belle sensazioni, ora è molto diverso.
All'improvviso, tutto cambiò.
La presenza di quella persona, che fino a quel momento aveva destato in me tanta positività e passione, divenne a poco a poco irritante, poi insopportabile, poi odiosa, infine invivibile.
Ritengo che tale mutamento sia dovuto ad un comportamento che da sempre mi attanaglia e mi distrugge: la mia incredibile imprevedibilità mi è sempre stata di grande ostacolo, e non c'è nulla che tutt'ora io possa fare. Scoprii che Marika aveva un'amante, e ciò mi distrusse dentro: tutte quelle parole, così dolci, così all'apparenza vere, si erano rivelate false e velenose. Così decisi di vendicarmi. A modo mio.
Inizialmente tentai di sopperire a tale sensazione con atti carnali che, per quanto eccitanti, ben presto ritenni inutili. Marika notò un indurimento nei suoi confronti, e a ragion veduta: ogni attimo dello stare con lei mi disgustava, mi rivoltava dentro e mi uccideva ogni secondo di più, tanto che tentavo di evitare il suo contatto, sia fisico che visivo.
Più volte avevo cercato di fuggire, di lasciarmi alle spalle tutto questo, ma invano, perchè il ricordo delle sensazioni passate mi teneva ancorato a quella speranza, che si è soliti dire essere l'ultima a morire, di riprovare le mistiche emozioni dell'amore ancora una volta.
Venne poi un Giovedì pomeriggio, verso le 17, in cui io e Marika decidemmo di andare al cinema. Subito lei optò per la storia d'amore, ed io decisi che quel giorno, avrei soddisfatto ogni sua decisione. Andando verso le casse, mi prese la mano. Dio che riluttanza quel gesto mi fece provare! Ma sopportai, spinto da quell'odio che aguzza e fortifica ogni lato del proprio carattere, in presenza della persona odiata.
Goduta la visione del film, giunse l'ora della cena. Anche qui, la proposta di Marika trovò il mio appoggio, senza nessuna resistenza.
"Cosa hai deciso di prendere?"
*Un biglietto di sola andata per il luogo di questo pianeta più lontano da te* "Credo che prenderò una pizza prosciutto e funghi."
"Mi piace l'idea, la prendo anche io!"
*Spero che i funghi siano avvelenati*"Buona scelta."
Le mie parole rivelavano un leggero accento di rabbia e frenesia, ma lei non sembrò accorgersene.
Durante la cena, Marika, come era solita fare, mi raccontò i pettegolezzi sulle sue amiche, ed io, sebbene ora me ne disinteressassi completamente, mi sforzai di annuire con la stessa enfasi che usavo prima.
Pagato il conto, come avevo previsto, Marika mi chiese un po' di intimità: andammo in un luogo nascosto nel parcheggio che si estendeva alla sinistra dell'edificio, in cui eravamo già stati in precedenza, e qui cominciò ad abbracciarmi e baciarmi sempre più enfaticamente.
Così iniziò la mia vendetta.
Non appena si mosse verso di me, comparvero da dietro quattro uomini, che presero Marika ed iniziarono ad usarla come fosse un gioco. Che gioia nel vedere le lacrime e i lamenti sul suo volto! Quale estasi mi produceva nelle orecchie il suono delle sue urla, smorzate dalla mano di uno degli uomini sulla sua bocca! Che grande spettacolo di paura e terrore stavo godendo, e quale gusto nell'assaporare la dolce vendetta che tanto bramavo!
Quale piacere nel vederla violata, mentre cercava di dimenarsi dalla stretta dei criminali: io comunque rimasi giusto il tempo di saziarmi delle sue urla disperate e ridere malignamente della scena che mi si presentava davanti agli occhi. Me ne andai, lasciando un unico ordine ai miei mercenari:
Mandare quella ragazza dove non poteva più darmi fastidio.

Il giorno dopo, sui giornali si lessero tali parole:
TRAGICAMENTE SCOMPARSI DUE RAGAZZI DI 23 ANNI. Le tracce dei due sparite dopo un'uscita al cinema.

Così rise di gusto William Shapperd, prima di vedersi chiudere in faccia la porta della stanza 413, recluso dal mondo nel manicomio di St.John.


By Federico Màlato
 
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