Tansa

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Danny Boy Rizzo
view post Posted on 28/5/2012, 14:16




"Sono le 20 del 27/06/2037. Le 8 p.m. post meridiem o come cazzo è. Post mortem?
Ma quando è che son nato? Sono mai nato? Ma che sto pensando? Dai, giriamoci una canna!"
Paul prese in mano una cartina Hemporium, utilizzò un biglietto di metropolitana per filtro e fece l'impasto.
"Queste cartine sono rovinate ormai. Sono troppo sudato!
Perché non si incastra? Dai chiuditi, chiuditi!!!"
La prima estremità della cartina si richiuse perfettamente sotto la seconda. Paul si leccò il pollice, bagnò la colla posta sulla parte superiore e strinse. Precisa!
"E' l'unica cosa che so fare decentemente. Voglio vedere cosa concluderò quest anno a lavoro! Nulla, di nuovo le solite giornate, null' altro, il minimo. Aurea mediocritas dei deficienti"
Fece un lungo tiro dalla canna, si sentì più leggero; gli sembrava di riacquisire le forze. Gli venne voglia di leggere.
"Che leggo? Giovenale, Contro le donne... Dai , apriamo una pagina qualsiasi!"
Che cosa avvenga durante i misteri
della dea Bona è noto: quando il flauto
dà la scossa ai reni, le baccanti
di Priapo, stralunate, tutte prese
dal vino e dalla musica, si torcono
i capelli fra gli urli. Che bisogno
bruciante dell'amplesso allora! Quali
gridi nei soprassalti della libidine!
E quanto vino vecchio scorre giù
per le gambe bagnate! Bla bla bla
Questi antichi erano una massa di pervertiti! Mah..."
Paul continuò a leggere a salti sino a quando non rimase che un mozzicone; fece un ultimo tiro e spense.
"E ora che faccio? Che palle... Vado un po' al computer..."
Si alzò dalla sedia. Aveva un lieve giramento di testa, barcollava, traballava; si sedette nuovamente. Sentiva le vene rigonfiarsi, non avvertiva la corporeità di sé: era come se danzasse nel vuoto.
"Merda! Vita di merda! Lavoro, donne, soldi, crisi, alcol, droghe, morti... Non ce la faccio! Non sono un uomo! Ho claustrofobia, mi sento rinchiudere dall'angoscia! Siamo confezionati per il male, è inutile opporsi... Fuggiamo dal bene per natura! Dissidi, dissidi e dissidi! Dissidi... Dissidiiii! Non esiste più l'innocenza! Solo tigri e lupi, gli agnelli al macello!"
Provò a stendersi sul divano e a chiudere gli occhi. Si vide davanti una vita di insuccessi e frustrazioni, si sentiva opprimere il cuore dall'angoscia del non essere mai vissuto. Decise di uscire di casa e di svagarsi un po'.
"Mi sto facendo schifo da solo!"
Viveva nella periferia di Tansa City, una città nata nel 2020 in seguito allo tsunami di New York, dopo il quale negli U.S.A. si era formata un autocrazia per lo stabilimento della pace ma era successo tutto il contrario. Ora Tansa riuniva gran parte dei cittadini della East Coast e perciò era una megalopoli abnorme e sviluppata in maniera orripilante, praticamente un ammasso di grattacieli e baracche. La zona in cui viveva poi era il parto più mostruoso di Tansa: un blocco di grigi condomini rettangolari messi a schiera. Ma cosa altro si poteva permettere con il suo magro stipendio da impiegato?
"Ma quando è stato che la mia vita è diventata una merda di tal calibro?"
Disse tra sé e sé mentre passeggiava sul marciapiede strapieno di barboni e tossicomani di Krokodil.
Guardò avanti. Vi era solo una densa foschia colma delle sostanze tossiche che ogni giorno Tansa produceva con il suo stile di vita malato. Dal tutto però emergeva il Tansa Palace, l'edificio commemorativo dello Tsunami, il grattacielo più alto della storia le cui cime erano illuminate dalla luce solare. Il flusso luminoso lo abbagliò.
"Ho bisogno di aria, è lì che devo andare!"
Incominciò a correre più veloce che poteva verso il Palace. Sentiva le gambe che bruciavano però lui doveva arrivarci assolutamente, non importava la distanza, non era importante il fatto che le sue scarpe di seconda mano erano state bagnate più volte dall'acqua sporca delle pozzanghere: per una volta, per quella cazzo di volta doveva farcela.
Dopo quasi un quarto d'ora di follia pura in mezzo alla città vide la base del palazzo stagliarsi tra i mille altri grattacieli. Si avvicinò facendosi spazio tra la gente sino alle porte automatiche di vetro. Ne attraversò una.
"La statua dello Tsunami è sempre bella!"
Davanti a lui si stagliava la statua commemorativa del disastro di New York. Un onda in argento con scritto sotto la frase del celebre letterato Vincent Zory: "Nel male ritroverete la forza, nel dolore la pietà, nell'errore la parsimonia"
"Povero, come si sbagliava!"
Si mosse tra gli uomini in giacca e cravatta che lo guardavano attoniti. Era sporco dalla testa ai piedi e sudato come uno stallone e aveva gli occhi aperti come quelli di un folle.
"Devo salire sul tetto prenderò un' ascensore!
Si mosse nella lussuosa sala lunga 300 metri e prese uno dei numerosi ascensori alla fine della sala. Entrato spinse il pulsante con su scritto il numero 50. Dall'ascensore si vedeva la sua tanto odiata Tansa farsi sempre più piccola inghiottita dalle nebbie tossiche. Si sentiva libero per la prima volta in vita sua: non aveva più bisogno di nulla.
Arrivò dopo qualche minuto all'ultimo piano.Vi era un piazzale gigantesco totalmente deserto, alla fine del piazzale si intravedeva una sagoma verso cui Paul andò incontro. Aveva una giacca di pelle e dei Jeans.
"Ciao Paul"
Disse l'uomo in giacca di pelle e Jeans lasciando sbigottito Paul... Come sapeva il suo nome?
"Perché sai il mio nome? Ci conosciamo"
"Certo che sì, sono Andrew!"
Andrew era il ragazzo con cui Paul giocava a Brooklyn da bambino e il suo migliore amico da giovane prima del disastro, poi anche suo fidanzato un mese prima della strage. Ma per quanto ne sapeva era morto!
"Non è possibile, tu sei morto! Emerita testa di cazzo! Non cazzeggiare con me!"
Andrew lo abbracciò immobilizzandolo per l'emozione. A Paul mancavano le parole.
"Perché mi hai lasciato solo?"
"Non ti ho lasciato" gli sussurrò all'orecchio "i morti non lasciano i vivi!"
"Senza di te non ho concluso un cazzo lo sai?"
"Non fa niente, ora è arrivato il tempo di ricongiungerci"
Entrambi sorrisero salendo sulla ringhiera e guardando il sole che quasi li avvolse.
Nulla si seppe più di Paul né della fine che fece il corpo dell'uomo che si era gettato con lui dal grattacielo.
 
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EvAsA86
view post Posted on 18/6/2012, 21:16




Lo trovo molto realistico, mi è piaciuto soprattutto lo stile composito!
 
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lagrandefame
view post Posted on 19/6/2012, 11:42




Vedo che sei, oltre che un poeta che apprezzo, anche un narratore molto attento alle, ahimé, realistiche proiezioni future. Questo racconto, dallo stile diretto e fulminante, mette angoscia, toglie il respiro per via della sua "afosa" drammaticità.
 
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Danny Boy Rizzo
view post Posted on 20/6/2012, 16:41




Grazie mille!
 
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MISTER NOBODY
view post Posted on 29/7/2012, 08:14




Dissento un po' con gli altri commenti circa la realisticità del racconto. Trovo che il complesso stato d'animo del protagonista (che è poi il vero motore del racconto) perda notevolmente di efficacia se inserito in un contesto post-nucleare. Fa decisamente più rumore il grido di insoddisfazione di un cittadino americano figlio del consumismo, che quello di un poveruomo a cui hanno distrutto la città, rovinato la vita, e portato via gli affetti... caSSio se ha motivo di lamentarsi quest'ultimo.
 
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4 replies since 28/5/2012, 14:16   37 views
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