Grazie, Luca
Allora, vedo di circostanziare un po' la mia risposta, altrimenti può sembrare una frase qualunquista butatta là, mentre dietro c'è un preciso ragionamento.
Parto con un esempio: se vedo una stanza col pavimento sporco, e mi limito ad osservare, magari a dire "è sporco, che schifo", quel pavimento sporco rimane, anzi, la sporcizia continua ad accumularsi. Se invece riesco a immaginarlo pulito, di più, se prendo mocio e detersivo, inizio a pulirlo.
la "merda" è funzionale a chi la produce, parlare solo di quella diventa un'arma in mano alla restaurazione reazionaria, perché abitua a pensare che altro non esista, è un analgesico per sognare qualcosa di meglio. Alla fine diventa una moda. Limitandoci al campo dell'arte, ci sono scrittori che hanno fatto una fortuna a descrivere la merda (uno dei recenti, Palanhiuk) senza offrire soluzioni, andando incontro alla domanda di un pubblico ormai assuefatto a tutta la "merda" che, chi vive in spazi lindi e profumati, fa loro credere sia la sola realtà.
Si può parlare di "merda" ma, se mentre lo si fa, si sente il profumo della bellezza, allora si può anche immaginare una via d'uscita alla "merda". Nel caso contrario, ci si rimane immersi, con somma gioia di chi muove i fili e fa le regole del gioco.
Imagine di Lennon parla di "merda" in negazione, cioè dando le risposte. Gandhi usò la non-violenza come arma.
Il fuoco si combatte con l'acqua, non col fuoco, perché in questo caso, alla fine, si brucia tutto.
@Luciano
Fare in modo che il profumo non sparisca sta alla vita e alle persone. A entrambe, non a una delle due parti esclusivamente. Lo so, è più difficile della trasformazione spontanea della pietra in oro, non a caso siamo una razza di esseri infelici, ma non penso sia impossibile.