Due chiacchere con..., Carlo Menzinger

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Terry78
icon12  view post Posted on 23/4/2011, 09:36




1) Ciao Carlo e benvenuto nel Forum "Creativity station". Descriviti ai lettori del blog con cinque parole positive e cinque negative.


Positive? Transgender, world-maker, e-writer, multimediale, ucronico. Negative? Ultragender, world-stripper, new-italian-epic-writer, antitelevisivo, distopico. Capito qualcosa?


2) Hai scritto ben sei libri. A quale sei maggiormente affezionato e perché?


Sei? Quando mi chiedono quanti ne ho scritto non lo so mai. Ne ho pubblicati 5 da solista (“Viaggio intorno allo specchio”, “Il Colombo divergente”, “Giovanna e l’angelo”, “Ansia assassina” e “Jacopo Flammer e il Popolo delle Amigdale”) – anche se l’ultimo è illustrato da Niccolò Pizzorno e Ludwig Brunetti, dunque non sono proprio l’unico autore – altri 3 li ho pubblicati come curatore e coautore (“Parole nel web”, “Ucronie per il terzo millennio” e “Il Settimo Plenilunio”). Poi ho partecipato a un numero imprecisato di antologie e riviste, sia su carta che su web. Quanto a scriverne, ne ho scritti anche altri, alcuni di prossima pubblicazione. A quale sono più affezionato? Probabilmente “Il Colombo divergente”, il primo romanzo che ho pubblicato e l’unico ripubblicato.

3) “Ansia assassina” è un thriller. Ci racconti brevemente di cosa parla?


Quando mi chiedevi dieci parole ho risposto “transgender” e “ultragender”. Non intendevo dire che sono un transessuale, ma che mi piace spostarmi da un genere letterario all’altro (ho scritto thriller, ucronie, gotico, fantascienza, surreale e forse altro) e nel contempo che i miei libri difficilmente rimangono stretti nelle categorie di genere. “Ansia assassina” ne è un esempio. Lo definisco thriller, splatter o pulp per farmi capire in breve ma rientra fino a un certo punto nelle categorie. Parla di una serie apparentemente senza fine di incidenti, che non sembrano avere un collegamento se non nel fatto che riguardano persone che in qualche modo si conoscono e per l’ansia crescente che li prende. Il finale ne svelerà il senso e il collegamento. Tutto serve a descrivere il protagonista, che compare solo all’ultimo capitolo. Tutto ruota attorno a lui, ma non lo vediamo, non compare.

4) Quanto tempo hai impiegato per scriverlo? Quale parte ti è riuscita più difficile e quale più semplice scrivere? Perché?


Tra tutti i miei libri “Ansia assassina” è il più breve. Anche lo stile è veloce e molto diretto, senza fronzoli. È anche il libro che ho impiegato meno a scrivere. L’ho scritto nei ritagli di tempo in meno di un mese, poi l’ho rivisto, ma è stato sicuramente un testo che mi ha impegnato poco, rispetto ai miei standard. Per scrivere “Il Colombo divergente” o “Giovanna e l’angelo” ho impiegato vari anni. Sono romanzi densi e stratificati, dalle innumerevoli chiavi di lettura. “Ansia assassina” è molto essenziale. Direi che è un “Menzinger-entry-level”. Per questo lo consiglio a chi non ha mai letto nulla di mio. Gli altri libri sono più impegnativi. La cosa più difficile era ricordarsi cosa era successo ai vari personaggi nei capitoli precedenti. A metà libro ho messo persino un riepilogo per chiarire la situazione. Credo che alla fine il lettore non dovrebbe aver problemi a seguire la storia, perché ricordare certi particolari serve all’autore per essere coerente ma non è un problema per la lettura.
L’inizio è sempre più facile, perché quando comincio le prime pagine le ho già in mente.


5)Com’è nata l’idea di raccontare questa storia?


Avevo letto il racconto di un autore emergente (purtroppo non ricordo il nome) in cui una coppia attendeva il ritorno del figlio a casa. Il racconto non mi era piaciuto affatto. Non succedeva nulla e non portava da nessuna parte. Ho pensato di riscriverlo a modo mio. Volevo farne una storia in cui in ogni capitolo succedesse qualcosa di grosso. Così è, credo. Poi è capitato che il mio editore mi chiedesse un romanzo con certe caratteristiche e “Ansia assassina” si adattava bene, percui l’ho aggiustato e pubblicato quasi al volo. Di solito aspetto da uno a tre anni dopo che ho finito un libro prima di pubblicarlo. Se mi piace ancora lo pubblico, altrimenti lascio stare o lo correggo.

6) Quanto c’è di autobiografico nelle tue opere?


Poco. Qualcosa c’è sempre, ma scrivo di mondi immaginari, di personaggi inventati o storici. Qualche situazione reale la sfrutto ma la porto agli estremi, la trasformo. Del fatto originale non rimane quasi mai nulla. Forse solo alcune sensazioni. In “Ucronie per il terzo millennio” ci sono alcuni racconti di fatti storici che hanno riguardato miei parenti. Di me non ho mai scritto.


7) Cosa significa per te scrivere una storia?


È un gioco, una sfida, un divertimento. Sono un world-maker e un world-stripper: mi piace costruire nuovi mondi e smontare quelli veri. Non per nulla sono noto soprattutto come scrittore ucronico. Riscrivo la Storia immaginando che si sia svolta diversamente. Ne “Il Colombo divergente” il navigatore genovese rimane prigioniero degli aztechi, in “Giovanna e l’angelo”, Giovanna D’Arco sopravvive al rogo.


8) Che stile prediligi usare nei tuoi libri?


Tutti. Mi piace cambiare. “Il Colombo divergente” è aulico, con punte che sono state definite poetiche, è scritto in seconda persona, è introspettivo.
“Giovanna e l’angelo” è qualcosa di simile ma più onirico, più folle e stralunato.
“Ansia assasina”, come detto, è rapido, diretto, immediato, in terza persona.
“Jacopo Flammer” è un romanzo per ragazzi, semplice e chiaro ma non banale (spero!).
“Il Settimo Plenilunio” è una gallery novel, un web-romanzo collettivo multimediale, illustrato da diciassette artisti, tra pittori, illustratori e fotografi, è fantascienze e romanzo gotico assieme. È diretto ma in uno stile adatto a un pubblico adolescenziale.
“Parole nel web” è sperimentazione. Contiene il breve romanzo surreale “Se sarà maschio lo chiameremo Aida” ma anche l’e-tragi-commedia in versi “Cybernetic love”, in cui un triangolo d’amore nato in chat viene descritto usando versi di opere antiche riscritte in linguaggio informatico.


9) Qual è la tematica comune dei tuoi libri. Se c’è naturalmente… Cosa li accomuna o li potrebbe accomunare?


Di solito mi definiscono ucronico, ma questo è vero solo per alcune opere.
Pur trattando argomenti diversissimi, credo, piuttosto, che ci sia spesso nei miei libri un elemento soprannaturale, un tocco magico o ultraterreno. Se ne “Il Settimo Plenilunio” si parla di vampiri e licantropi e quindi la cosa è ovvia, in “Giovanna e l’angelo” la vita di Giovanna D’Arco è vista attraverso gli occhi di un angelo che non sa di esserlo (e forse non lo è) e non conosce Dio. Ne “Il Colombo divergente” e in “Ansia assassina” l’elemento soprannaturale è più nascosto ed è la chiave di lettura che il lettore dovrebbe scoprire.



10) Quale consiglio di scrittura senti di dare ai lettori del Forum? Spiega brevemente come scrivi le tue storie? C’è un momento della giornata in cui ti senti maggiormente ispirato? Deve esserci una particolare atmosfera attorno, o scrivi benissimo ovunque?


Qui ci sarebbe da scrivere un libro! Un consiglio veloce? Prima di scrivere leggere molto.
Scrivere per me è un gioco, ma quando lo faccio, lo faccio con costanza e pedanteria. Senza mollare. Non ho mai avuto problemi da “pagina bianca”, casomai mancanza di tempo per scrivere tutto quello che vorrei. Scrivo solo al computer, quasi solo di sera tardi, non per ispirazione ma perché è il solo momento in cui ho tempo. Per scrivere preferisco essere da solo, ma il posto è indifferente. Le idee vengono da dentro. Una tira l’altra.


11) Cosa ti piace e cosa non ti piace della letteratura oggi?


Altra domanda che meriterebbe un saggio a sé! Mi piacciono molti autori sconosciuti, Massimiliano Prandini, Alessandra Libutti, Laura Costantini, Paolo Ciampi, Alessandro Bastasi, Francesco Barbi, Alessandro Soprani, Stefano Cafaggi, Monica Caira Monticelli, Elisabetta Modena, Giulia Ghini, M.P. Black, Marco Mazzanti, Rossella Drudi, Lina Dettori, Giuliana Argenio e tanti altri. Leggo tantissimi scrittori “poco noti”. Mi piace che oggi ci sia davvero la possibilità per tutti di pubblicare e essere letti. Vent’anni fa era molto peggio. Non mi piace che autori in gamba continuino a essere sconosciuti, mentre attori, cantanti, calciatori e presentatori scrivono (o si fanno scrivere) due stupidaggini e vengono pubblicati e sostenuti dagli editori maggiori.

12) Il libro più bello che hai letto quest’anno? Quello più brutto, invece?

La mia Libreria su anobii registra la lettura di 16 libri nel 2011. Tra questi forse quello che mi è piaciuto di più è quello che sto finendo di leggere ora “Trilogia della città di K.” di Agosta Kristof. La prima parte ha uno stile particolare, con quei due gemelli così strani che forse sono la stessa persona.
Mi sono però piaciuti anche “La solitudine dei numeri primi” di Paolo Giordano, “IT” di Stephen King, “Bestiario stravagante” di Massimiliano Prandini. Non penso che ce ne sia qualcuno che non mi sia piaciuto affatto. Il solo che mi ha deluso è stato “La caduta dei giganti” di Ken Follett, perché da un grande autore come lui, mi aspettavo di più. L’avesse scritto un altro, l’avrei forse giudicato un buon libro.


13) Progetti per il futuro. Qualche anticipazione…


Prima di pubblicarli, sto facendo illustrare il secondo volume della saga di “Jacopo Flammer”, e, sebbene, non sia un romanzo per ragazzi, il thriller paranormale “La bambina dei sogni”, che ho finito ormai da un po’. Sto poi scrivendo una nuova ucronia, molto diversa dalle precedenti e mi piacerebbe completare un progetto di scrittura a quattro mani lasciato a metà. Ho poi altri due o tre romanzi in bozza, che spero di poter cominciare presto.


Potete leggere l'intervista anche qui: http://terrysfantasy.blogspot.com/2011/04/...-menzinger.html

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