L'ultima volta che rividi lo zio., Dante Ferretti. Una mia conoscenza. :-PP

« Older   Newer »
  Share  
bibbothegreat
view post Posted on 9/9/2010, 20:02




Io detesto i funerali, e non credo in Dio. Per me è semplice: basta gettare il corpo in una fossa e bon voyage! Per ricordare bastano i ricordi. Non occorrono cerimonie. E le omelie, banali e false. Sembrano l’annuncio di un giornale, “era un padre generoso, un marito affettuoso, un onesto lavoratore”. Mettici pure un “A.A.A. cercasi”, così suona anche meglio.
“Dio, abbi misericordia della sua anima!”. Sìsì, pregate. Pregate tutti. Un biglietto di prima classe per l'inferno, piuttosto. Quello che tutti si meritano veramente.
Capitò un venerdì di fine estate. Eravamo già nel treno, in silenzio e con le dita incrociate come in preghiera, ma non pregavamo affatto. A parte mia madre. Noi altri maledivamo quella telefonata. Quando c’è un funerale, la mia famiglia è l’ultima da cercare. Pochi lo sanno o fanno finta di saperlo. Il morto da salutare era mio zio. Viveva dall’altra parte del paese e ne avevo sentite parecchie sul suo conto. Mio padre lo definiva un buono a nulla senza dignità, ma questo lo diceva solo quando era di buon umore.
Appena deviato in una stradina lo zio fu derubato e pestato da un gruppo di alcolisti anonimi, e lasciato scivolare dal marciapiede. Poi un auto a gran velocità fece il resto. Che sfiga. Anche per l’autista. Ci ha rimesso un occhio e due dita della mano sinistra; così la zia riferì a mia madre, e senza mascherare un certo piacere. Gli alcolisti rimasero anonimi.
Accolti dai parenti di sfuggita rividi la figlia dello zio. Quante birichinate e sozzerie da piccoli. Frequentava ora il terzo anno di liceo. Aveva una buona media a scuola ed era una ragazza molto intelligente, così ripeteva la famiglia. Di questo non ero d’accordo. Anche il suo morbido balconcino sembrava la pensasse come me.
Pranzammo tutti assieme e io rimasi in silenzio. Sono un tipo di poche parole e mi prendevano in giro: - Oh Dante, fai un tal baccano! - E poi ridevano. Pensavano fossi molto timido. Se io non ho niente da dire, non dico.
Volevo riposare, lo faccio sempre dopo pranzo. Andai in camera di mio cugino e mi allungai sul letto senza nemmeno togliermi le scarpe. Poi entrò mia madre, e alzando gli occhi rimasi a fissarla affinché se ne andasse. Lei mi raggiunse con quel fare leggero e pio e con un ritmo lento ma deciso. Sì, deciso; deciso a non farmi dormire.
- Fra mezz’ora andremo in chiesa, - mi disse.
- Se non sbaglio trasmettono un funerale. Vorrei riposare un po’.
- Dopo andiamo a parlare con Dio e con tua zia. Sarebbe educato da parte tua.
Chiusi gli occhi e dal cuscino uscì uno sbuffo.
- È una brava donna tua zia, parlaci. Dille che ti dispiace.
- A me non dispiace affatto. Do le condoglianze e me ne vado. È già tanto che entro in chiesa.
- Oh, Gesù! – con le mani giunte e gli occhi al cielo. Lo faceva spesso. – Perché a me questa piaga, perché.
- Io non sono ipocrita e tu sei una lagna. E vorrei dormire. Sloggia.
- Aggiungi solo due parole. Dopotutto è tua zia. Lei è sempre stata gentile con noi. Era presente alla tua cresima. Ti aveva fatto un bel regalo.
- Me lo ricordo. La macchina fotografica non aveva nemmeno il flash, era completamente inutile. Come si può usare una macchina fotografica senza il flash? È come un computer senza il mouse, un auto senza il freno a mano…
- Sei disgustoso.
- E qui non volevo venire.
- E ridicolo.
- Grazie, e ciao.
- Dille che le sei vicino in questo momento molto difficile.
- D’accordo. Ciao.

Un’ora più tardi mi accingevo a entrare in chiesa preparandomi al peggio. Dei bambini divertiti saltellavano tra gli scalini e il loro strillare mi infastidiva, e mio fratello mi ronzava attorno sempre con quel dannato yo-yo e mi parlava di quanto fossero strani i funerali. Non ero di buon umore: gli ripetevo di non cercarmi e di far sparire lo yo-yo.
Ma lui aveva ragione, l'aria che si respirava era strana. Alcuni tipi gesticolavano divertiti alle battute del vicino, poi si mettevano in disparte e la malinconia dipingeva il loro volto. Dopodiché tornavano dagli amici e via a grasse risate. Sembrava di vivere una seconda realtà.
Mio cugino, il grande, si accostò e gli accennai un timido sorriso. Volevo superare l'ingresso perché non mi andava di parlare con nessuno, ma sorpassò gli altri con uno scatto e me lo trovai davanti. Mi chiese come procedevano gli studi e io gli dissi che andavano bene. Mentivo. Mi interruppe eccitato e si sbrigò a raccontarmi una barzelletta, la raccontò sottovoce. Io adocchiavo in giro, non mi sentivo a mio agio. Era una barzelletta sporca e terminava con una bestemmia. Rimasi senza parole e alzai lo sguardo lungo la parete della chiesa. In questo modo volevo prendere le distanze dal peccato di mio cugino, e dalla mia gola uscì fuori un imbarazzante suono che pareva uno stridio di freni. Una pacca sulla schiena che quasi mi spezzava in due e si dileguò veloce lasciandosi dietro la scia di allegria che si sciolse rapidamente come neve al sole.
Mi piazzai su una panca che stava in un'incavatura della chiesa. Intanto dall'altra parte, a destra dell'altare, l'organista riguardava gli spartiti. I miei occhi erano fissi sulle piastrelle e seguivano le decorazioni. Sentii dei tacchi avvicinarsi, un leggero fondoschiena sedersi accanto a me. Era la cuginetta del terzo anno di liceo.
- Ciao Dante, - esordì, accennando un filo di voce.
- Condoglianze, cuginetta.
La voce era inaspettatamente sexy. Ancora avevo in mente la sua voce da mocciosetta. La mia mente già fantasticava su di lei qualche porcheria. Dante Ferretti, fermati finché sei in tempo! Dalla statua del Cristo parevano uscire queste parole.
Decisi di aprire bocca per non pensare.
- Questo posto mi fa venire l'angoscia. Io non ci credo, tutto qui.
Mi morsicai il labbro. Bravo, Dante. Sei un tipo in gamba.
- Scusa. - aggiunsi velocemente, poco convinto.
- Non ti scusare. Sei sincero, e questo mi piace.
Le sue labbra mi baciarono sulla guancia, poco distante dalle mie. Erano fresche e umide, e sentii una sensazione dolce scivolare sul petto. Le guardai un attimo. La sua bocca era rossa e carnosa, una fragola bagnata dalla pioggia. Mi guardava con un pizzico di tenera malizia e si morsicò il labbro.
Mi domandò di uscire.
Disgraziato, sei a un funerale e immagini scopate incestuose, vergognati. E con la figlia del morto. Dante Ferretti, non vali nulla. I sani valori di tua madre che fine hanno fatto? Tu e i tuoi squallidi libri brucerete all'inferno.
- Adesso? - Risposi.
- Certo, ancora non è arrivato mio padre. Tutta questa gente mi irrita.
- Non mi sembra una buona idea. Tua madre ti starà aspettando in prima fila.
Fece cenno di andarsene e forse sapeva che le avrei afferrato il braccio.
Ci guardammo, poi si diresse verso l'uscita. Come uno scemo la seguii. Dietro la chiesa c'era un grande spiazzo verde. Mi prese la mano e ricordò a voce alta i giochetti che facevamo da bambini, i bisticci, quelle strane carezze e le fughe e quanto suo padre s'infuriava quando non rientravamo in orario. I suoi occhi erano lucidi e mi faceva tenerezza. Strinsi forte la sua mano e si buttò alle mie braccia, singhiozzava e mi baciava sul collo. Non riuscivo a consolarla, ero preso dai suoi soffici baci e mi sentivo un verme perché dovevo fare qualcosa e invece pensavo a quanto fosse bella e a quanto avrei voluto non fosse mia cugina.
Le campane vibrarono più volte e da lontano la bara si muoveva lentamente sulle spalle dei miei cugini.
Le feci cenno di rientrare, ma disse di no.
- Qualcuno potrebbe offendersi. -
- L'unico che avrebbe ragione di adirarsi seriamente, ora gli viene difficile agitare i pugni.
Rimanemmo un attimo in silenzio. Se le avessi detto che non volevo esserci, chissà come avrebbe reagito. Ma io non ero il figlio. Per me tutto questo non aveva alcun significato. I suoi erano solo sciocchi capricci.
Camminammo lungo le strade di una cittadina deserta sotto un tramonto che tingeva i nostri volti di un tiepido arancio. Rideva tra un singhiozzo e un mio sospiro. Mi raccontò dei litigi che capitavano di frequente a casa sua, specie tra i suoi genitori. Anche io ridevo. Un tipo di situazione che conoscevo piuttosto bene.
Un giorno suo padre tornò a casa in anticipo e fece scappare a gambe levate il ragazzo mezzo nudo e le diede due schiaffi. Mi descrisse il body shorts della spiacevole occasione. Celeste coi bordi rossi. Sapeva che mi piaceva il suo sederino e si alzò, ci teneva a mostrarmi come quelle mutandine esaltavano le sue grazie. Era birichina, come da bambina. Dopotutto le persone non hanno ragione di cambiare il proprio carattere; sono le stesse ma con un mucchio di merdate in testa.
Lei conservava una dolce malizia, e lo era solo con me. Con gli altri cugini era come una qualsiasi bambina. Mi voleva bene, come se me lo avesse detto mille volte. E invece non capitò mai, nemmeno una volta. Ma dentro di me lo sentivo, e sapevo che in nessun caso si sarebbe verificato.
- Quel ragazzo non mi piaceva tanto. – Mi confessò – ed ero contenta che mio padre quella volta mi ha dato due schiaffi.
- Ti voleva bene. – aggiunsi la retorica, sentendomi ridicolo.
- Era un grande stronzo. – concluse.
Sorrisi.
- Non c’è niente di più stronzo di una persona sciocca che ti fa sentire male anche quando sparisce.
Credo fosse la prima cosa intelligente uscita dalla sua bocca. A volte la sensibilità rende interessanti anche i sempliciotti. E gli imbecilli. E le pecore. E… va be’, ci siamo capiti.
Parlava, la cugina. E parlò ancora per un po’. Per essere precisi, parlò per due ore. Povero me. Cose sue, del suo mondo di ragazza adolescente. Volevo ucciderla. Era maledettamente stupida e dolce. Gli adolescenti sono tutti idioti, e riescono a sfamare gente come Moccia. Certo, lo ero anche io. Adolescente, non idiota. Ma vivevo tutto dall’esterno e poi certe sciocchezze non sfioravano neanche l’anticamera del mio cervello, per fortuna.
Mentre parlava, ogni tanto pensavo ai fatti miei. A un certo punto non l’ascoltavo più e i miei pensieri sembravano una miriade di dardi spuntati dal cielo, come puntini taglienti che fiondano velocemente, e senza che nemmeno te lo aspetti ti ritrovi perforato da decine di frecce. Riallacciai il suo discorso al mio avvenire, a quello che sarei diventato a dispetto dei miei sfuocati desideri irrealizzati. E poi pensai che qualcuno si sarebbe accorto della mia assenza: chissà come avrebbe reagito mio padre a messa conclusa.

 
Top
Giovanni Pili
view post Posted on 10/9/2010, 19:25




Sai già cosa ne penso perché me lo avevi già fatto leggere. E' un calcio in culo all'ipocrisia che si respira in molte famiglie, specialmente in quelle numerose.
 
Top
Roberto Sonaglia
view post Posted on 11/9/2010, 11:15




Concettualmente e 'poeticamente' (intendendo con ciò le conclusioni, o meglio le suggestioni che porta in superficie) lo condivido appieno. Stilisticamente... me lo segno per il prossimo sondaggio, altro che chiacchiere! ;)
Ottimo esordio, Bibbo, confido in una continuity quantitativa e qualitativa sommamente cospicua.
 
Top
Giovanni Pili
view post Posted on 11/9/2010, 12:12




Segnato pure io per il prossimo sondaggio.
 
Top
Zavid
view post Posted on 11/9/2010, 19:58




Appassionante :D
 
Top
Samanta Sonaglia
view post Posted on 14/9/2010, 20:47




Io ho una famiglia numerosissimi... oddio, di zii non ne ho più, purtroppo. Comunque, per alcune persone, ci ho pianto davvero, per altre, dove ho potuto evitare i funerali, li ho evitati.
Riguardo il tuo stile, ero curiosa di leggere i tuoi racconti, in quanto Robi e Giovanni mi parlavano molto bene della tua scrittura. E avevano ragione.
Dialoghi, forma, stile, pochi giri di parole... tutto pressoché perfetto. Complimenti ;)
 
Top
bibbothegreat
view post Posted on 21/9/2010, 00:05




QUOTE (Samanta Sonaglia @ 14/9/2010, 21:47)
Dialoghi, forma, stile, pochi giri di parole... tutto pressoché perfetto. Complimenti ;)

Addirittura! Be', grazie! Non so che dire :) :shy:
Spero di imparare in fretta, altrimenti cos'altro posso fare? Lavorare?? Non se ne parla neanche :hoho:
 
Top
lagrandefame
view post Posted on 21/9/2010, 01:09




Ottimo. E poeticamente essenziale.
 
Top
bibbothegreat
view post Posted on 21/9/2010, 10:55




QUOTE (lagrandefame @ 21/9/2010, 02:09)
Ottimo. E poeticamente essenziale.

Grazie amico. Senti, per caso il tuo nick "proviene" dal mio autore preferito? Immagino di sì. Che tipo sei? Un fan di Bukowski che ha voluto riscoprire il dio di Henry Chinaski, o un fantiano che voleva leggere qualcosa dell'"allievo"? ;)
 
Top
lagrandefame
view post Posted on 21/9/2010, 16:06




Eh sì, Lagrandefame "proviene" proprio dal libro di racconti del nostro (a questo punto sembra chiaro) autore preferito. Anzi, non ho voluto scriverlo nel mio commento precedente, ma nel tuo racconto ho intravisto qualcosa di Fante, quello più "Henry Molise".
In realtà ho conosciuto prima Bukowski, l'ho amato follemente, poi ho scoperto Fante (proprio grazie a Buco) e a quel punto ho avuto la folgorante illuminazione e rivelazione: John Fante è il mio Dio e Arturo Bandini il mio profeta.
 
Top
bibbothegreat
view post Posted on 21/9/2010, 19:28




Fante mi ha dato tantissimo. Non credo che riuscirò mai a seguire la sua magia.
Io ho conosciuto prima John Fante e poi Bukowski. Sono uno dei pochi, credo. E per mia fortuna ho avuto modo di leggere anche la meravigliosa introduzione che ha scritto Charles in Chiedi alla polvere (a differenza di quella tristissima di Alessandro Baricco). Mi ha rubato le parole:
QUOTE
Ironia e dolore erano intrecciati tra loro con straordinaria semplicità. [...] scritti con le viscere e per le viscere, con il cuore e per il cuore

Eh sì, come ha detto il suo "discepolo" e come scrivi anche tu: Fante è il mio dio.
Finite di leggere le lettere, credo di aver letto tutto del grande scrittore. Ho anche tante ragioni personali che mi hanno fatto innamorare di quell'uomo! :D
 
Top
Giovanni Pili
view post Posted on 21/9/2010, 20:03




CITAZIONE (bibbothegreat @ 21/9/2010, 20:28)
Ho anche tante ragioni personali che mi hanno fatto innamorare di quell'uomo! :D

Oioioi! :loveye:
 
Top
bibbothegreat
view post Posted on 21/9/2010, 22:49




QUOTE (Giovanni Pili @ 21/9/2010, 21:03)
QUOTE (bibbothegreat @ 21/9/2010, 20:28)
Ho anche tante ragioni personali che mi hanno fatto innamorare di quell'uomo! :D

Oioioi! :loveye:

<_< il solito...
 
Top
lagrandefame
view post Posted on 22/9/2010, 11:32




Anch'io ho avuto la fortuna di leggere la meravigliosa introduzione di Buko a Chiedi alla Polvere, uno dei romanzi che ha sicuramente dato una svolta importante alla mia di continuare a scrivere. Credo di aver letto soltanto un paio di lettere di Fante, ma mi riprometto di leggerle tutte.
Il suo stile m'incanta.
 
Top
Giovanni Pili
view post Posted on 22/9/2010, 14:17




Dopo "La Confraternita dell'Uva";

"La Confraternita dei Fantiani" di Creativity Station. :P
 
Top
16 replies since 9/9/2010, 20:02   141 views
  Share