Due chiacchere con..., Lavinia Scolari

« Older   Newer »
  Share  
Terry78
icon12  view post Posted on 12/5/2011, 10:44




1) Ciao Lavinia e benvenuta nel Forum "Creativity station". Descriviti in cinque aggettivi.


Mmm… Non sono brava a descrivere me stessa, ma proviamoci! Vediamo… sono una persona puntuale, un po’ pignola nelle cose che mi riguardano da vicino, credo affidabile, razionale eppure fantasiosa, diciamo che cerco di dosare realtà e sogno senza che nessuno dei due prevalga sull’altro.



2) Quando hai iniziato a scrivere “L’uomo dal campanello d’oro” hai pensato subito di cimentarti nel genere fantasy oppure l’idea è nata per caso? E com’è nata? Perché hai scelto questo titolo per il tuo libro?


Quando ho iniziato a scrivere L’uomo dal campanello d’oro, ero reduce da alcuni tentativi di scrittura adolescenziale, cui sono affezionata, di veri e propri romanzi fantasy di stampo classico, che mi hanno fatto fare “le ossa”, come si suol dire. Poi ho iniziato a interessarmi a un genere più “fantastico” che fantasy, con atmosfere un po’ inquiete e miticheggianti. Quando ho ripreso quello che poi sarebbe diventato L’uomo dal campanello d’oro, avevo interrotto un altro racconto a più voci, di argomento mitico, e non pensavo ancora al genere di appartenenza dell’opera a cui stavo dando corpo. Volevo qualcosa che, un po’ come dicevo prima, fondesse realtà e mito in una dimensione onirica che affascinasse e potesse offrire diverse possibili chiavi di lettura. L’idea è nata da un campanello d’ottone che ho ricevuto in dono qualche natale fa… Quando l’ho fatto tintinnare ho avuto subito l’idea di un personaggio nella penombra, misterioso e mistico, di cui il campanello fosse l’attributo, come un bordone per un druido o un bacchetta magica per un mago. Il titolo voleva suggerire questa immagine, mantenendo i tratti dell’indefinito attorno a questo personaggio, che si sarebbe manifestato solo alla fine della storia.


3)“L’uomo dal campanello d’oro” narra la vicenda di quattro ragazzi diversi ed ognuno racconta la vicenda secondo il proprio punto di vista. Come mai hai fatto questa scelta stilistica?


Mi ha spinto forse una naturale predisposizione per una forma “teatrale” del racconto, dove le voci e i dialoghi si condensano, e hanno un grande effetto di coinvolgimento, ma anche una voglia di appagare il desiderio di “parlare con il personaggio”. Che cosa avrà pensato quel particolare personaggio mentre viveva la sua avventura, mentre scopriva l’identità del suo antagonista, o mentre qualcun altro gli stava parlando? Ogni evento è riscritto dal vissuto interiore dei protagonisti, perché ognuno di noi vede la realtà in modo differente e in modo differente la vive. Desideravo si percepisse questa frantumazione, che però penso dia una completezza e molteplicità di immagini. Il lettore ne sa di più del personaggio, perché conosce il pensiero di tutti, senza mediazione autoriale.


4) La mitologia classica è una componente essenziale nel tuo libro, ma cosa può insegnare oggi?



Più che cercare degli insegnamenti, che ognuno, per il carattere di esemplarità del mito, può trarre da esso a partire dalle urgenze personali e dalla propria sensibilità, mi sembra che dal mito si possano raccogliere ancora un’infinità di storie, immagini, racconti che spiegano in una forma davvero fascinosa alcuni aspetti del reale, elementari o più complessi, che ci racconta di noi, degli anfratti della nostra coscienza, anche se si tratta di un “noi” che appare lontano o perduto. Io non credo nell’attualizzazione del mito a tutti i costi, penso invece che sia uno dei patrimoni letterari e storici più ricco e fecondo, un’opera d’arte che vive ancora tramutata, rielaborata in credenze, rituali dati per scontati, atteggiamenti, libri, storie, figure che sembrano del mondo moderno, ma che in realtà affondano le radici nella mitologia: grandi temi come quello della giustizia, della scelta, della paura, del dono, della parentela e del dovere filiale, dell’amore e della fiducia, sono temi che nascono nell’alveo del mito, che sono partiti da lì. E’ giusto conoscere quelle origini, ci aiuta a capire chi siamo diventati e come.


5) Il Tempo e il sogno sono altri due elementi che caratterizzano “L’uomo dal campanello d’oro”. Come mai? Raccontaci un po’ la storia...


La figura di un uomo che fa oscillare un campanello rievoca, a mio modo di vedere, l’immagine del tempo scaduto, di un richiamo o di un monito, che può tradursi come risveglio. Questo mi ha fatto sorgere man mano che scrivevo l’idea di inserire, accanto a questa coordinata temporale, dei personaggi legati al sonno e al sogno: gli dèi Morfeo e Fàntaso, e il loro padre, il Sonno. Potevo così creare un’atmosfera fatta di contorni sfumati, di movimenti leggeri, cadenzati, un dipinto con colori tenui, insomma, qualcosa che fosse “onirico” e che, a mio gusto, risultava molto poetico. Sogno e mistero sono diventate le caratteristiche del racconto, qualcosa che amo nei libri che leggo, un senso di indefinito che aleggia nella storia e ti tiene col fiato sospeso, cattura l’attenzione e ti spinge a provare a immaginare quello che non viene detto. Poi, il Sonno e la Morte, nel mito, si sa, sono fratelli, e quindi poteva ricostruire una sorta di Ade oltre la soglia delle Porte del Sonno, di cui ci narra Virgilio. Mi sembrava un’ambientazione splendida per un romanzo fantastico!


6) Il tuo libro ha come intento di lasciare un messaggio, un insegnamento ai lettori? Se è sì, quale?


Non ho scritto pensando a qualcosa che volevo insegnare, non credo che sia mio compito e non so se posso insegnare qualcosa o se piuttosto devo ancora apprendere. Però in tutto quello che scrivevo c’è una parte di me, delle mie idee, delle mie speranze, del mio modo di essere, delle mie convinzioni, a volte anche rovesciate o negate. Devo dire che interagendo con i lettori, specie con i più giovani, ho riletto il libro con nuovi occhi e ho scoperto messaggi sottesi che avevo lanciato forse in modo inconscio. Mi stanno molto a cuore alcuni temi, come la scelta, il rimorso, la memoria, l’attesa. Ma la magia si verifica quando ognuno trova fra le pagine qualcosa che sembri parlargli direttamente. Mi piacerebbe fosse così anche per il mio libro!



7) A quale pubblico pensi si rivolga il tuo libro? Chi vorresti raggiungere con la tua scrittura?


Non ho un “lettore tipo” e ovviamente vorrei raggiungere un pubblico il più vasto possibile, ma devo dire che ho trovato piuttosto stimolante lo scambio con i ragazzi, gli adolescenti. Spesso hanno uno sguardo più maturo e profondo degli adulti. Mi piacerebbe rivolgermi a tutti coloro che non conoscono certi miti e che ne verranno incuriositi, e a tutti quelli che li conoscono e magari si turano il naso davanti a questo mio “gioco narrativo”!



8) Cosa rappresenta per te la scrittura: un mondo di evasione oppure un mondo dove descrivere i propri sogni?


Per me la scrittura è un “non-luogo” dove descrivere il sogno, più che i miei sogni, dove plasmare quello che hai vissuto ed esperito con contorni sorprendenti, nuovi, “onirici”.


9) Qual è il tuo rapporto con la tua terra? Pensi che influenzi la tua scrittura, le tue scelte stilistiche?


Sì, credo che la influenzi, anzi di più, credo che il mio modo di scrivere dipenda sì da quello che ho letto, ma anche dal mio essere siciliana. Certi paesaggi, certe visioni del mare, il sapore del sole in bocca d’estate, certo gesticolare marcato, i colori (che sono una mia piccola ossessione” l’aggettivazione abbondante, una certa “astrusità”, sono caratteristiche che credo la mia terra mi ha trasferito, nutrendomi quasi. Anche questo fascinazione del tema del sogno, del mistero, del mito: come non amare il mito se sei nata nella terra dei miti, di Ulisse, di Aretusa, dei Ciclopi, dei mostri marini, di uno degli approdi di Enea, duplicato, della tomba di Anchise, di grandi autori antichi e moderni?


10) Dal libro al grande schermo: sogni anche tu che un giorno il tuo libro diventi una pellicola? E quale film tratto da un libro ti è piaciuto di più? Perché?

Sinceramente no, o almeno non per questo libro, non credo se ne possa fare un film e non credo che qualcuno ne sarebbe interessato… Invece il teatro, quello mi piacerebbe come campo per il quale scrivere. Sarebbe un esito più naturale e sicuramente più coinvolgente e idoneo a questo genere di scrittura. Sarò banale, ma sono due i film tratti da libri o da opere di grandi autori che adoro: “Il Signore degli Anelli” e “Hamlet” di Kenneth Branagh.



11) Hai mai frequentato corsi di scrittura creativa? Ti sembra possano tornare utili a chi scrive? E i premi letterari?


Non ho mai frequentato corsi di scrittura creativa e personalmente non mi convincono. Ce ne sono sicuramente di ottimi e utili, però io credo che l’unico corso possibile sia la lettura e la vita. Poi si può migliore, ma c’è sempre un’incognita, quella del gusto personale: la scrittura non è una scienza esatta. Ci sono tanti stili che possono essere diversissimi e belli in modo diverso. Non credo molto nell’insegnamento della scrittura, forse per quella saggistica o specialistica può avere un senso, laddove ci siano delle regole cui uniformarsi, ma anche lì, la norma va appresa e poi decostruita dall’interno. Io, ad esempio, ho imparato in che modo è opportuno scrivere una tesi di laurea, ma poi ne ho stravolto le regole…


12) Quale consiglio di scrittura senti di dare ai lettori del Forum? Spiega brevemente come scrivi le tue storie. C’è un momento della giornata in cui ti senti maggiormente ispirato? Deve esserci una particolare atmosfera attorno, o scrivi benissimo ovunque?


Il mio consiglio è di sperimentare: scrivete e riscrivete, per poi rileggere dopo un po’ di tempo, quando quello che avete scritto è ormai “uscito da voi” ed è lontano tanto da poter essere visto come qualcosa di esterno e non meccanico. Osare, anche nella ripresa di generi classici, aggiungendo sempre un tocco di sé, un’intuizione, qualcosa che sia la vostra firma, che sia distinguibile. E poi, a scrittori di fantasy o meno, consiglio di leggere i classici, italiani e stranieri, e di leggere fino allo sfinimento. Dostoevskij, Tolstoj, Shakespeare, Calvino, Pirandello, Goethe, Wilde, Flaubert, Dickens… Questa è una palestra preziosissima, oltre che assai piacevole!
Di solito a me piace scrivere nelle ore piuttosto soleggiate (sicilianità a go go!). Quel silenzio, il suono della natura nelle ore più calde, e quindi l’estate, sono i periodi che prediligo. Danno voce alla mia fantasia. La luce, la luminosità, e il silenzio rotto solo dal canto degli uccelli, lo so che sembra un ambiente bucolico e smielato, ma posso goderne spesso, anche solo affacciandomi alla finestra di casa mia d’estate. Mi aiuta a comporre. Prima di buttar giù l’idea, passo molto tempo a camminare avanti e indietro, a intravedere nella mente personaggi, immagini, nomi, momenti, sconvolgimenti, oggetti. Vedo e poi copio dalla mia immaginazione. C’era uno scrittore, Conrad se non sbaglio, che una volta ha detto qualcosa del genere: “come si fa a spiegare a mia moglie che quando guardo fuori dalla finestra in realtà sto lavorando?”
Beh, è un po’ quello che capita a me!

13) Progetti per il futuro. Qualche anticipazione…

Per adesso sto studiando per un nuovo romanzo, che dovrebbe rielaborare la materia di un mito a metà tra il mondo fenicio e quello romano… Dico che sto studiando perché vorrei scrivere sì un romanzo fantastico, ma vorrei anche aderire alla realtà, anche se della cultura materiale, o meglio del quotidiano fenicio, per esempio di città come Tiro o Sidone, si sa davvero poco. Io però mi muovo sul versante di un mito, e in particolare di un mito riscritto dai Romani, dunque ho una maggiore possibilità di spaziare rispetto a chi scrive romanzi storici. E’ un progetto al quale lavoravo anche prima de L’uomo dal campanello d’oro, chissà se riuscirò mai a portarlo a termine! Speriamo, incrociate le dita per me!

Potete leggere l'intervista anche qui: http://terrysfantasy.blogspot.com/2011/05/...ia-scolari.html

image

Edited by Terry78 - 12/5/2011, 16:25
 
Top
0 replies since 12/5/2011, 10:44   28 views
  Share