Resistenza a La Ciofeca Reale I, primo capitolo racconto umoristico

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lagrandefame
view post Posted on 18/8/2010, 17:47





Posto il primo capitolo (ne sono quattro) di un vecchio racconto umoristico. Oggi sono un po' cambiato ma non dimentico la vecchia penna!






RESISTENZA A "LA CIOFECA REALE"



CAPITOLO PRIMO

I passi erano pesanti, il respiro anche. Gli stivaloni pitonati da combattimento calpestavano merda di gatto e fango di tre settimane nel vicolo Storto, divenuto sputacchiera e pisciatoio per santi stufi di essere svegliati nel Sonno dei Sonni da generazioni di farneticanti tossici spirituali.
Le divise leopardate del tenente Pertusi e del caporale Linguazzi trafiggevano ghignando la semioscurità del vicolo, riflettendo il loro luccichio sulle facce di vecchi uomini insozzate e slinguazzate dalle vacche magre, le quali durante il conflitto sfilavano per le strade mestamente a testa bassa. Vecchi scatarravano e tossivano sui balconi pieni di vasi di terra piegandosi su se stessi, sorretti dalle mogli irose e rinsecchite.
Bottegai e artigiani del nulla chiudevano le saracinesche nella maniera più silenziosa possibile, osservando con la bava alle froge del naso il grottesco avanzare dei due militari.
Una donna urlò al proprio bambino di andare a fare la pipì nel serbatoio della macchina del papà; un uomo ansimava alla finestra tentando di godersi il suo quartino d'aria del dopocena; un cane piagnucolava nostalgico alla vista delle vacche magre; piatti, forchette, forchettoni e pentole si sussurravano dolci storielle del glorioso passato: a volte sorridendo, a volte scannandosi fragorosamente.
Il tenente Pertusi e il caporale Linguazzi alzarono il gelatinoso capo all'aroma di un quarto piano dalle finestre sospettosamente serrate da qualche giorno. Deboli dialetti sgusciavano con circospezione dalle piccole fessure delle persiane. Ma era soprattutto quel robusto aroma a destare l'attenzione dei militi.
- Che dice, signor tenente, sarà mica caffè? - chiese il caporale arricciando freneticamente il naso.
- Non saprei, in quell'appartamento c'è qualcosa che non va negli ultimi giorni. Faccia una cosa, caporale, chiami una pattuglia e la mandi lassù. Se si tratta di caffè, per i sovversivi non ci sarà la speranza di uno straccio di processo. Avranno la loro esilarante esecuzione fulminea.
Il tenente sorrideva, continuando ad osservare i vapori mischiati alle fioche parole che fuoriuscivano dalle persiane chiuse del quarto piano.
Il caporale lo guardò perplesso.
- Esilarante?!
- Esilarante per noi, idiota, è ovvio.
- Mi scusi, signor tenente.
Poi il Linguazzi parve avere un pensiero che scorazzò tra le sue folte sopracciglia.
- Mi perdoni, signor tenente, e se invece fosse Ciofeca?
Il Pertusi lo scrutò dall'alto della sua fronte intelligentemente corrucciata.
- Caporale, che fa, dà adito a speranze ai sovversivi del caffè? Potranno anche bere Ciofeca all'arrivo della nostra pattuglia, ma non avranno scampo. Soltanto noi siamo in grado di scovare puro caffè nascosto in ogni dove, anche se fosse immerso in una tonnellata di merda d'ippopotamo. Capisce cosa voglio dire?
- Credo di sì, signor tenente. Ma, mi perdoni, se quelli del quarto piano sono in effetti dei sovversivi, vuol dire che clandestinamente smerciano puro caffè, quindi sapranno con ogni probabilità nasconderlo nei posti più assurdi e insospettabili.
Istintivamente il caporale Linguazzi protesse le sue parole appena sputate fuori accennando una fuga, ma il tenente lo afferrò per i testicoli.
Nel corso per ufficiali il virtuoso Pertusi si era specializzato in questo genere di gesta atletiche, ricevendo anche prestigiosi e ambiti riconoscimenti.
- Stronzetto d'un caporale dei miei stivaloni pitonati, le ricordo che lei ha solennemente giurato al cospetto del Re Ciofeca di essere fedele al nuovo ordine costituito, di ripudiare anche un pezzente di pensiero sovversivo e, soprattutto, di non essere irriverente nei confronti dei suoi superiori che, per ora, sono ancora tanti.
Il Pertusi gli mollò i testicoli.
- Signor tenente, le giuro che non era mia intenzione trasgredire alcuna regola del nuovo ordine e, soprattutto, essere irrispettoso al suo cospetto e a quello del re. Mi perdoni.
Il Linguazzi rispose a testa bassa, mestamente. Alcuni cittadini celarono risate sotto tisici colpi di tosse e scatarrate d'intesa. Era l'unico modo per loro di comunicare l'incomunicabile.

L'ora del coprifuoco era ormai vicina e la piazza del paese riecheggiava delle ultime barzellette sulla buon'anima dell'Arma dei Carabinieri, le uniche ammesse in pubblico dal nuovo ordine. Il cinema chiudeva i battenti, l'ultimo lungometraggio del re della commedia alla Ciofeca era stato un successo, l'ennesimo. Scheletrici culi si schiodavano dai sedili degli ultimi mezzi pubblici, mentre passi strascicati calpestavano polverose scale che conducevano al cospetto di zerbini poco accoglienti. Una triste anima seduta ai bordi della fontana canticchiava gli ultimi versi del nuovo hit della canzone neomelodica "Ciofeca a mezzanotte meno dieci".
L'unico posto ad ospitare ancora un po’ di vita era, come sempre, il bar "LA CIOFECA REALE". Gli ultimi avventori stavano buttando giù rapidamente miscele di Ciofeca, mangiucchiando biscotti alla crema di palle d'elefante, l'ultima grande trovata del geniale pasticciere di corte.
Il barista, nonché proprietario del locale, raccontava ai clienti i trionfi delle truppe sul fronte sudamericano.
- La Ciofeca in Brasile e in Venezuela non è più un'utopia, signori miei. Ormai la conquista può considerarsi fatta - soleva dire negli ultimi tempi il barista, dando fiere pacche sulla sua enorme macchina da Ciofeca. Qualcuno era scettico, qualcun altro si masturbava all'immagine delle divise leopardate che annientavano dalla faccia della terra il sovversivo aroma della miscela brasiliana.
- Il gioco a uomo alla Ciofeca avrà la meglio, per dio! - urlava.
Quando il tenente Pertusi e il caporale Linguazzi entrarono nel bar a zampate di leone, gli avventori li salutarono sorseggiando rumorosamente dalle loro tazzine. Era il saluto reale nei locali pubblici.
- Barbozzi, una buona Ciofeca per me e per il caporale! - ordinò il tenente ammollando le mani guantate sul bancone.
- Giornata tosta, tenente? - domandò il barista mungendo la sua macchina.
- Sa, è dura tenere a bada centinaia di vacche magre che sfilano per i vicoli. La gente ormai ha capito il messaggio e forse tra un po’ non sarà più necessario ricorrere a questo metodo. Offre lei, caporale?
Il Linguazzi imbarazzato cercò spiccioli nelle duecento tasche della sua divisa.
- Offro io, offro io - venne in soccorso il buon Barbozzi servendo la Ciofeca.
- Che dice, Barbozzi, è Ciofeca di primissima qualità?
Il barista sorrise facendo cenno al tenente di guardare nella tazzina.
- Vede, tenente? Il color cacarella è tipico di una gran Ciofeca: densità zero, aroma quasi inesistente e, infine, come lei può ben constatare, lo zucchero va a fondo rapidamente che è una meraviglia d'impatto visivo. Tutto ciò vuol dire che questa che berrà è davvero una Ciofeca di primissima qualità. Beva, tenente, sentirà. Beva, caporale, sentirà anche lei.
I due militi trangugiarono solennemente la Ciofeca gonfiando il petto.
I clienti erano in attesa del loro parere, sgranocchiando i biscotti dello chef del regno.
- Allora? - domandò il Barbozzi.
- La sua Ciofeca è la migliore del regno. Lei sarà senz'altro premiato, glielo prometto - disse il tenente, mentre il caporale si leccava voluttuosamente le labbra.
Il barista, entusiasta, si portò una mano sul petto e urlò:
- Caro tenente, con il dovuto rispetto, le dico che tutte le Ciofeche di questa terra alla mia le fanno una sontuosa pippa!
I due militi risero sferrando cazzotti sul bancone.
- Ha proprio ragione, caro Barbozzi. Un giorno mi svelerà il segreto di questa bontà. La inviterò presto a cena da me, mia moglie sarà felicissima di ascoltare i suoi consigli ciofecari. Bè, ora dobbiamo andare.
Poi si rivolse ai clienti:
- Cittadini, è ormai ora di tornare nelle vostre case. Ma mi raccomando, prima di andare bevete una Ciofeca in nome del re. Egli lo sentirà e berrà un caffè da solo, in segno di riconoscenza. Buonanotte a tutti. E salutatemi le vostre mogli.
Il tenente e il caporale girarono i tacchi.
Come furono usciti dal bar il barista guardò i suoi clienti e diede il via.
- Tiè!
Decine di mani si abbatterono poderosi e all'unisono sulla base di decine di avambracci protesi verso l'alto.
La resistenza era cominciata.
 
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Roberto Sonaglia
view post Posted on 27/8/2010, 20:59




Personalmente, ogni racconto umoristico che non si rifà a Benni, ma cerca una propria strada, magari con lontane eco di Cervantes, è encomiabile. Ergo...
 
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lagrandefame
view post Posted on 28/8/2010, 16:23




Ergo...lo prendo come un complimento? Ammetto che quando scrivevo racconti umoristici leggevo Benni e Pennac. Poi di Benni mi sono quasi subito stufato, pur stimandolo. Non so se sono riuscito a prendere una strada diversa con questo racconto, però di sicuro mi sono divertito moltissimo a scriverlo.
 
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2 replies since 18/8/2010, 17:47   342 views
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