La mutanda della Gisella

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Brunello65
view post Posted on 9/5/2012, 15:01




Quando le cose s'ingarbugliano, c'è per lo mezzo il buon Dio. Parola di Matilde, perpetua a tempo pieno, nonchè timoratissima pulzella di nostro signore. La storia che mi accingo a raccontarvi, accadde diversi anni or sono nel paesello di San Felice. E sia ben chiaro!, le cose che vi dirò, dovrete gelosamente custodirle in uno scrigno, e non farne parola con alcuno. Detto questo, inizierò col dirvi, signori miei, che dalle nostre parti, se vuoi che le cose non si sappiano, non le devi fare, ma se le fai, non c'è pietra che non lo sappia. A proposito di pietre, la costruzione della nuova chiesa, procedeva nel migliore dei modi, tutto sotto gli sguardi vigili del primo cittadino e del cappellano, e di uno sparuto gruppo di anime nullafacenti. << Il campanile, lo voglio altissimo >>, urlò il sindaco rivolgendosi al capomastro, tale Michelone, << tutti lo devono vedere, da San pontino a Formentano! >>. Tutti erano a corrente della forte e datata rivalità che esisteva tra gli abitanti di San felice ed i paesini confinanti. Questa era l'ennesima sfida che il sindaco di San felice mandava ai suoi acerrimi nemici. Quello che quest'ultimo ignorava, era la relazione che intercorreva tra sua moglie Gisella, donna rispettabilissima, e Marittiello 'o' poeta detto faccia d'angelo, impiegato presso le poste di San pontino e scapolo assai ambito. La storia tra i due durava da circa tre anni, ed era con orgoglio che ne vantavano l'anonimato. Ma come tutti sanno, e di questo son sicura, tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino. Caso volle, maledetta sia la sorte, che nel mezzo di un amplesso senza uguali, Teresa Iovinelli, matta e santa, ogni particolare senza fatica alcuna vide. Fu in un pomeriggio d'inoltrata primavera, che la matta, quasi per caso, gironzolando per le verdi collinette, seguì come un segugio gli inconfodibili gemiti che aleggiavano tra i pioppi. I movimenti ondulatori e sussoltori della fiat 600 color bianco crema, destarono l'attenzione di Teresa, che senza esitare e con cautela si avvicinò all'autovettura. Ciò che ella vide, signori miei, preferirei ometterlo, piuttosto è ciò che ella fece che vorrei raccontarvi. La cosa che sbalordì, e non poco, la Teresa, fu l'indumento rosso fuoco, che come bandiera al vento, da un angolo del finestrino svolazzava. Quatta quatta , e con passo felpato, si avvicinò al colorato oggetto, riuscì con destrezza ad afferrarlo, ed un ''urrà'' tutt'altro che silenzioso uscì dalla sua bocca. Fu un fulmine a ciel sereno, la fuga roccambolesca della matta con la mutanda, divenne oggetto di terrificante visione da parte dei due amanti. Teresa salì sulla sua graziella color cielo, appese il trofeo sulla punta di un' antennina e corse come una forsennata verso il paese. I due rimasero basiti, la loro proverbiale riservatezza era stata violata, e la paura che tutto il paese ne venisse a conoscenza disegnò sui loro volti uno scarabbocchio di maluomore.Il primo passo da fare, pensò la Gisella, era quello di avvicinare la Iovinelli e convincerla a tenere la bocca cucita, impresa ardua ma non impossibile. Chi era presente quel giorno nella piazza di San Pontino, ricorderà senza ombra di dubbio il frenetico viavai della teresa in groppa al suo destriero a due ruote e lo svolazzare allegro della pseudo-bandiera. La matta non era nuova a questo tipo di spettacolo, la vera particolarità consisteva nello sfoggio assai originale della merlettata mutanda rossa. Quando bussarono alla porta della Marianna Iovinelli, la sera era calata da un pezzo, l'ululato dei cani faceva da sottofondo ad una serata tranquilla,ed una pallida luna rischiarava a malapena le antiche viuzze. La bocca della signora Marianna rimase spalancata come una fornacella, quando si trovò dinanzi la bella ed elegante moglie del sindaco di San Felice. Non ebbe il tempo di riflettere sul perchè della visita della Gisella, che quest'ultima lanciando occhiate furtive all'interno dell'umile casetta, chiese di poter parlare a sua figlia. Qualche istante dopo Teresa arrivò saltellando, aveva tra i capelli una grossa molletta di quelle usate per stendere i panni e ai piedi due buste di plastica bucherellate. Si avvicinò pian pianino all'ospite inaspettata evitando di guardarla negli occhi, giocherellando nervosamente con le mani sul tessuto sudicio della gonna. << Ecco la nostra amata Teresa! >>, disse la donna, sforzandosi di sembrare il più gentile possibile, << sono venuta fin qui, per portarti un bellissimo regalo, se vieni con me in macchina, sarò felice di donartelo >>. La ragazza con non poco imbarazzo seguì la signora, si sedette sul sedile anteriore ed attese con ansia che le porgesse il grande pacco colorato che sporgeva dal cofano. << Potresti dirmi, cara Teresa, dove hai preso quella bella mutanda rossa che tutti hanno visto? >>, disse, sfoderando un sorriso da fare invidia alle più sofisticate delle dentiere. << Bella, mutanda, anda anda >> rispose la ragazza quasi canticchiando, << vicino alla macchina piccina picciò, ho trovato anda anda >> continuò aumentando il tono della voce. << E dimmi, cara, all'interno della macchina piccina picciò, chi c'era? >>, domandò la Gisella, trepitando nell'aspettare che le labbra della matta si muovessero, << nu signore e na signora ca pelle fora >> disse di getto. La moglie del sindaco rimase qualche istante a riflettere, come se cercasse di scorgere qualcosa di arcano nelle parole appena pronunciate dalla ragazza, << e tu, li conoscevi quei tipi tutti nudi? >>, Teresa si strinse nelle spalle e scosse la testa, guardando di sottecchi il grosso pacco che le era stato promesso. << Benissimo, ti sei proprio meritata un bel regalo >> disse la Gisella avvicinandosi allo scatolone, << penso che faccia al caso tuo, visto che ami tanto andare in bicicletta >>, gli occhi della fanciulla s'illuminarono e corse in casa facendo dei lunghi e goffi saltelli. Le cose sembravano essere tornate alla normalità, il sindaco vigilava con attenzione i lavori in corso, e le lunghe file di meli in fiore facevano da cornice ad una primavera nel pieno della sua maestosità. Ma ritorniamo al nocciolo della questione, i due concubini non smisero di frequentarsi, anzi, l'episodio non aveva per niente scalfito le loro idee in merito. Ma, a proposito del gatto che va al lardo, un pomeriggio di quelli assai soleggiati, al suo ritorno a casa, la Gisella trovò suo marito ad attenderla con aria bonaria, stringendo tra le dita una mutanda rossa. Che il Signore mi riduca in cenere, se la Gisella non stava per morire sul colpo. << Ho appena ricevuto la visita di una strana ragazza in tuta e scarpette, mi ha detto di consegnarti una cosa a cui tenevi molto >>, disse tutto d'un fiato il sindaco, che dall'aspetto sembrava non averci capito molto. << Ah!, poi mi ha detto che voleva lasciarla ad un certo marittiello, ma non era in casa >>. Le gambe della Gisella fecero giacomo giacomo, la stanza iniziò a girare in modo vertiginoso, e in men che non si dica la sventurata cadde con grazia sul pavimento dell'ingresso. Quel poveraccio del marito corse in cucina a prendere dell'aceto, si avvicinò alla moglie e le fece annusare il tappo della bottiglietta, << ti prego dì qualcosa >>, disse il sindaco quasi supplicando. Per un attimo la donna aprì gli occhi e disse...<< anda, anda >>, poi, immediatamente li richiuse.
 
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Kingsbridge
view post Posted on 23/5/2012, 18:56




ahahhahahahhaha quindi il marito non ha capito niente? bellissimo il finale! Io credevo che la donna non sarebbe riuscita a convincere quella matta di Teresa, e invece! XD stupenda questa storia :)
 
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1 replies since 9/5/2012, 15:01   104 views
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