pietrogregorini |
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| Son salito sul primo treno in partenza, senza alcuna destinazione. L'acre odore di tabacco stantio della carrozza ricopriva il ricordo della tua pelle. Fuggivo dalle immagini che rimanevano impresse come un dagherrotipo nella mia mente e non sbiadivano col tempo. Ogni parte di me, ogni goccia del mio sudore, costruiva alberi di gesti e frasi non dette che germogliavano e subito appassivano. Nel mio giardino la terra era ormai arida e desolata. Vi ho camminato a piedi nudi, incurante delle spine di rovi, per cancellare ogni traccia di te col dolore. Ma il mio martirio non è bastato ad esorcizzare il tuo demone. Si era insinuato sotto l'epidermide, attraverso i muscoli, nelle ossa, fino al midollo. Vattene, ti prego. Questo corpo non può contenerci entrambi. Uno dei due prima o poi finirà annientato, cadrà esanime su questa terra senza divenire linfa di nuova vita. La decomposizione non porterà a nulla. Non ci sarà rinascita, né reincarnazione. Sarà solo l'ennesima, inutile guerra di soli vinti.
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